1983: una presa di coscienza

Il 30 novembre, in sordina, e insieme a tanti altri prodotti più pubblicizzati è uscita su Netflix la prima serie originale polacca. Creata da Joshua Long e diretta fra i tanti da Agnieszka Holland (The Secret Garden, Rosemary’s Baby, In Darkness) la serie racconta una realtà alternativa dove la cortina di ferro non è mai caduta.

Ci troviamo quindi catapultati in questa Varsavia del 2003 seguendo le vicende dell’ispettore Anatol Janow (Robert Więckiewicz) e dello studente di legge Kajetan Skowron (Maciej Musiał) alle prese con una serie di sospetti suicidi. I cammini dei due protagonisti si incontreranno fino a legarsi mentre il mistero si infittisce.

Ma la storia di 1983 non è semplicemente quella di un mistery. Ci troviamo di fronte alla creazione di un vero e proprio universo distopico. Il montaggio stacca spesso fra il 2003 e il 1983 del titolo, anno in cui, dopo una serie di terribili attentati terroristici, prese il potere il Partito comunista polacco. L’intreccio quindi salta dalla creazione di un momento storico fino ai vent’anni dopo delle sue conseguenze. Viene spesso nominato durante lo svolgersi della storia, 1984, di George Orwell, e non a caso. I rimandi sono tanti, primo fra tutti la creazione di una sorta di smartphone, il “Traszka”, usato dal governo per spiare ogni singolo utente, come anche il tentativo delle istituzioni di cancellare ogni evento del passato che possa scalfire il buon nome del Partito.

La sceneggiatura salta dalle storie dei genitori, i primi veri ribelli, a quelle dei figli che, cresciuti in un mondo progettato per trasmettere una sensazione di affidabilità, iniziano per la prima volta a metterlo in discussione.

La fotografia è cupa ma tramite l’uso di neon colorati dona spesso agli ambienti un’atmosfera tipica del cyberpunk. A sostenere quest’influsso c’è anche una forte presenza della comunità vietnamita in questa Varsavia alternativa, giustificata dai presunti accordi stretti fra i due stati comunisti negli anni ’80.

La scena è rubata a turno dalle trame ordite dai generali dei servizi segreti e dal gruppo dei giovani ribelli ricercati in tutto il paese. La sensazione che si ha alla fine è quella di aver assistito a qualcosa di troppo grande per essere davvero compreso, a come i grandi eventi storici arrivino a intaccare ogni minima parte della vita di ogni più insignificante cittadino, che la vita di tutti i giorni e il flusso della Storia siano intimamente legati.

1983 disegna un bel quadro di una dittatura comunista, facendo capire quanto anche solo delle piccole cose che per noi sarebbero intollerabili, possano diventare la normalità grazie al tempo e all’abitudine. E quanto possa essere difficile mettere in discussione tutto ciò che si è conosciuto da sempre per poter avere l’unica cosa importante, la verità.

Curiosi degli sviluppi che avrebbe la continuazione di questa storia, speriamo che sia confermata una seconda stagione. Buona visione!

Silvia Biagini

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