Monthly Archives: Nov 2017

TFF35. A Taxi Driver, la recensione

Uno dei primi titoli più interessanti del 35° Torino Film Festival (presentato nella sezione Festa Mobile) arriva dalla Corea del Sud e – a dispetto del titolo – non ha nulla a che vedere con il popolare film diretto da Martin Scorsese nel 1976.

Tuttavia A Taxi Driver ha un pregio importante: quello di riflettere il panorama politico e civile che si è respirato negli anni ’80 proprio nella nazione coreana.

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American Assassin, la recensione

Hollywood è affamata di franchise. Si percepisce di continuo dai tentativi di trasformare in saga qualsiasi cosa passi tra le mani degli Studios, soprattutto, poi, se c’è già una matrice letteraria a fornire un’adeguata fanbase e sufficiente materiale per dar vita a più film. Adesso tocca a Mitch Rapp, agente della CIA sotto copertura specializzato in antiterrorismo, eroe di una serie piuttosto corposa di romanzi (16 ad oggi) iniziata nel 1999 dal compianto Vince Flynn e proseguita da Kyle Mills.

Per battezzare al cinema l’agente Rapp si sceglie saggiamente di partire dal principio trasponendo L’assassino americano, romanzo scritto da Flynn nel 2010 che nella timeline letteraria si poneva come prequel alla saga raccontando la genesi dell’eroe, ovvero la prima missione di Rapp, il suo addestramento e il grande dolore che l’ha portato a seguire la strada della lotta al terrorismo. È ovvio che negli intenti della produzione c’era quello di dar vita a un nuovo Jason Bourne, ma il risultato non gli da troppa ragione tanto che American Assassin è un “filmetto” e nulla più, una gradevole spy-story parzialmente rovinata da un finale cretino e incapace di lasciare realmente il segno.

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Caccia al tesoro, la recensione

Se il cinema italiano ha avuto nella commedia il genere di maggior successo e riferimento, gran parte del merito va ascritto alla città che più di ogni altra è considerata un autentico teatro a cielo aperto, un crogiuolo di ironia e inno alla gioia di vivere: Napoli. Un patrimonio comico, intaccato in questi ultimi tempi dalla volontà di raccontare i lati oscuri di questa splendida terra come la camorra e i problemi di povertà e disoccupazione, che viene riportato prepotentemente in auge da Carlo ed Enrico Vanzina i quali, da vere e proprie memorie della nostra comicità sul grande schermo, realizzano un film ispirato alla tradizione e alle icone del cinema tricolore. Il loro nuovo lavoro, dal titolo Caccia al tesoro e diretto dal solo Carlo, rappresenta infatti un grande omaggio ad un classico come Operazione San Gennaro di Dino Risi dal quale riprendono le atmosfere e alcune gag comiche divertenti e senza epoca. Il risultato è un prodotto gradevole, con una trama fin troppo ingenua e sempliciotta, ma al contempo valorizzata da un cast composto da assolute certezze per il genere come Vincenzo Salemme, Max Tortora e Carlo Buccirosso.

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Il domani tra di noi, la recensione

La lunga e fruttuosa tradizione del survival-movie si rinnova e arricchisce di un titolo che tocca il filone in maniera tangente, Il domani tra di noi, infausto titolo italiano di The Mountain Between Us, tratto dall’omonimo romanzo di Charles Martin.

Per trasformare in immagini il melò di sopravvivenza che è diventato in pochi mesi in un best-seller è stato chiamato il palestinese Hany Abu-Assad, che abbiamo già conosciuto grazie al recente successo di The Idol, che è riuscito a cogliere con maggiore efficacia la componente avventurosa della vicenda in confronto a quella, più sacrificata, della storia sentimentale in itinere.

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Il libro di Henry, la recensione

A volte le cose non sono ciò che sembrano e, sotto il tappeto, si nasconde il polverone. Ci troviamo in una piccola città di provincia, dove vive la famiglia Carpenter. La madre, single ed infantile, Susan Carpenter (Naomi Watts), lavora come cameriera in una tavola calda e nel tempo libero gioca alla PlayStation. Il figlio più piccolo di Susan, Peter (Jacob Tremblay, già visto ed elogiato in Room) è uno spensierato ragazzino di 8 anni. A prendersi cura di tutto e tutti è il figlio maggiore, il genietto undicenne Henry (Jaeden Lieberher, fresco di IT). Tutore del fratellino che lo idolatra, ed instancabile sostegno per quella ragazzina cresciutella di sua madre, attraverso investimenti finanziari e tattiche che neanche un broker assicurativo, Henry si prende cura della famiglia e sfavilla di giorno e di notte, come la Cometa di Halley. Ebbene sì: il genio di 11 anni gioca in borsa, tiene i conti e porta avanti la baracca. Ma non è tutto oro quello che luccica. Mentre la famiglia Carpenter si barcamena tra una genialata e l’altra di Henry, la casa dei vicini, in cui vive Christina (Maddie Ziegler), compagna di classe del piccolo Einstein, nasconde un losco segreto, legato al viscido Glenn Sickleman (Dean Norris), commissario della polizia locale e patrigno, appunto, della ragazzina. Henry, neanche a dirlo, da ottimo detective, escogitata un sorprendente piano surreale che evolve ben oltre il limite della legalità, per aiutare la gentil donzella.  Susan si ritroverà coinvolta nella faccenda, forse un po’ troppo.

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Gli sdraiati, la recensione

Michele Serra scrive una lettera a un figlio che non riceve risposta, la chiama Gli Sdraiati e ottiene un grande successo. È il turno di Claudio Bisio prendere ispirazione dal testo di Serra, portare in scena uno spettacolo teatrale intitolato Father And Son e ottenere un altro grande successo.

Francesca Archibugi e Francesco Piccolo rubano (un bel furto!) il titolo a Serra, strappano Bisio ai palcoscenici e scrivono un soggetto che diventa il nuovo film della regista romana a due anni da Il nome del figlio. Va detto che Gli Sdraiati film, un adattamento molto libero del testo originale, allarga lo sguardo e gioca di prospettiva. E diventa la storia di un incontro che è anche un po’ uno scontro e possibilmente un confronto fra un padre e un figlio. E bisogna aggiungere, che se Gli Sdraiati film funziona, lo fa principalmente sul versante paterno.

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RomaFF12. Detroit, la recensione

Che Kathryn Bigelow fosse una regista “con le palle” lo sapevamo ormai da tempo. Un’artista che ci ha regalato negli anni alcuni film magnifici, prima (e ad oggi unica) regista ad aver vinto un premio Oscar, precisamente per The Hurt Locker, nel 2010. Dopo il bellissimo Zero Dark Thirty, la Bigelow torna a raccontare una storia vera, a metà tra la denuncia sociale e la ricostruzione storica per forza di cose imprecisa e con Detroit si sofferma sulla rivolta che nel 1967 infiammò per quattro giorni le strade della città del Michigan.

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37° Fantafestival: il programma completo

Come vi abbiamo anticipato qualche giorno fa (clicca qui), la 37^ edizione del Fantafestival, storica kermesse romana dedicata al fantastico in ogni sua forma, si svolgerà al Cinema Savoy di Roma dal 22 al 26 novembre, ma oltre alle succulente anticipazioni già diffuse, abbiamo altre chicche che abbiamo scoperto qualche ora fa grazie alla diffusione del programma completo.

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Harry Potter e la Camera dei segreti: il film-concerto a Roma e Milano

Dopo il grande successo ottenuto dal primo mitico capitolo della saga e il sold out ottenuto in Cina, si rinnova l’appuntamento con il cine-concerto di Harry Potter, ma stavolta ad approdare sul grande schermo con accompagnamento musicale dal vivo sarà Harry Potter e la Camera dei segreti, il secondo amatissimo film – diretto da Chris Columbus nel 2002 – tratto dai romanzi di J.K. Rowling. 

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La casa di famiglia, la recensione

Nonostante il successo ormai evidente agli occhi di tutti di altri generi come il thriller e i gangster movie, il cinema italiano continua imperterrito a puntare sulla commedia, come dimostrano i numeri relativi alla produzione e distribuzione di film di questo tipo e la tendenza a far esordire giovani registi ancora affascinati da questo genere. L’ultimo nome in ordine di tempo è quello di Augusto Fornari il quale, dopo una lunga attività di attore e autore teatrale, fa il suo esordio alla regia con  La casa di famiglia. Un battesimo bagnato in maniera sufficiente grazie ad una commedia che stenta a prendere quota e ritmo, ma che in fin dei conti si rivela riuscita, divertente e caratterizzata da un buon lavoro sui personaggi e su una storia che sa strappare più di qualche risata sana e divertita, nonostante difetti evidenti e fisiologici dati dall’inesperienza di Fornari.

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