211 – Rapina in corso, la recensione

Un Oscar vinto e collaborazioni con alcuni dei più talentuosi registi del panorama Hollywoodiano, ma anche tanti, troppi film mediocri. Questa è la storia di Nicolas Cage, uno degli attori dalla carriera più altalenante dell’attuale panorama cinematografico. Proveniente da una nota famiglia di artisti (i Coppola) ma capace di destreggiarsi con una certa personalità artistica e professionale, Cage negli ultimi anni non ne sta imbroccando una e 211 – Rapina in corso ne è l’ennesima dimostrazione.

Con un look e un modus narrandi che ricorda pericolosamente un vecchio film tv o, ancora peggio, le telenovelas che infestano i pomeriggi di certe emittenti private, 211 – Rapina in corso prende ispirazione da una storia vera che vide coinvolti, nel 1997, una coppia di rapinatori ex marines impegnati in uno scontro a fuoco con la polizia di Los Angeles dopo che il colpo in banca era andato a rotoli. Il film scritto e diretto da York Alec Shackleton ci immerge subito nell’azione con una scena in Medio Oriente che ci presenta il cinismo da villain quasi fumettistico dei futuri rapinatori, mercenari da guerra tampinati dalla bionda Alexandra Dinu nei panni di un’agente segreto che tanto ricorda la Claire Danes di Homeland.

L’azione si sposta a Chesterford, in Massachussets, dove ci vengono progressivamente presentati nella loro quotidianità i protagonisti della vicenda, con quella flemma propria di certi prodotti tv poco curati. Mike Chandler è un poliziotto a un passo dalla pensione, in preda alla depressione a causa della morte di sua moglie e di un rapporto poco felice con la figlia; quest’ultima è incinta e sposata con Macavoy, collega di suo padre. Poi c’è Kenny, adolescente bullizzato che viene colto in flagrante dal preside della scuola proprio quando decide di reagire alle violenze dei suoi coetanei. La routine di queste persone è interrotta dalla squadra di mercenari (uno dei quali interpretato da Weston Cage, figlio di Nicolas nella realtà!), ricercati dall’Interpol, che hanno organizzato una rapina alla Unity Savings & Loan per recuperare un milione di dollari intercettati proprio mentre erano in Afghanistan.

211 – Rapina in corso ci mette molto ad entrare nel vivo dell’azione, soffermandosi sulla vita dei vari personaggi più per esigenze dettate dal budget che da precise scelte artistiche. Quando i nostri eroi, capitanati da un Nicolas Cage palesemente in modalità “tengo famiglia”, si trovano faccia a faccia col pericolo, ovvero con gli anonimi rapinatori prima asserragliati in banca con gli ostaggi e poi – brevemente – in uno scontro a fuoco per le strade della città, non ci interessa più nulla di chi vivrà o perirà sotto i colpi delle 9mm. Perché 211 – Rapina in corso non riesce minimamente a creare empatia con i personaggi, delineati con tale manierismo e schiavi dei peggiori cliché da farceli apparire del tutto finti. Sappiamo per filo e per segno cosa accadrà e come si evolverà la parabola personale dei vari personaggi e neanche la blanda azione riesce a salvare dal fondo più buio un film che davvero non presenta motivi di appeal.

Sciatto nella messa in scena, con una fotografia sempre uguale che appiattisce ogni sequenza, 211 – Rapina in corso non sembra neanche un film destinato alla sala cinematografica e sorprende quasi vedere che dietro l’operazione ci sia la Millennium Films, dispensatrice di action movie ignoranti e gustosi come I Mercenari e Attacco al potere.

Se siete dei fan irriducibili di Nicolas Cage allora, per puro completismo, potete anche gettare un’occhiata a 211 – Rapina in corso, altrimenti qualsiasi altra attività potrebbe essere più costruttiva che perder tempo dietro questo film.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Boh…
  • A un impatto visivo sembra di guardare un tv movie degli anni ’90.
  • Personaggi stereotipati nel senso più negativo del termine.
  • Scene action blande e poco incisive.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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