36TFF. Dead Night, la recensione

Una famiglia si ritira in uno chalet in mezzo ai boschi per affrontare la diagnosi di cancro terminale di James, marito di Casey e padre di Jason e Jessica. Infatti, alcune voci sostengono che il luogo abbia proprietà curative. Con loro viaggia anche Becky, amica nonché compagna di classe di Jessica.

Con questo classico incipit da horror, si apre Dead Night, prima prova del regista Brad Baruh, presentato al 36esimo Torino Film Festival nella sezione After Hours.

Il film presenta una famiglia inspiegabilmente flemmatica di fronte alla malattia del padre, con dialoghi tediosi e la classica strafottenza adolescenziale di contorno.

La trama accelera solo quando James decide di fare un giro nel bosco, per testarne i poteri taumaturgici, e si imbatte in una donna svenuta nella neve. La soccorre, ma, mentre attendono l’ambulanza, quest’ultima comincia a comportarsi in modo autoritario e imprevedibile.

Da questo momento, gore, paranormale e sette sataniche si fondono per dare vita a un horror confuso e incoerente.

Nonostante gli ottimi effetti speciali e una fotografia che delinea un’atmosfera dai contorni bluastri e inquietanti, lo spettatore è irritato dalla poca credibilità delle reazioni umane e dalla totale mancanza di un senso logico, anche solo di un ordine.

Di tanto in tanto si inseriscono dei segmenti di un programma televisivo dal titolo “Inside Crime” che, direttamente dal futuro, descrive gli eventi che stanno per accadere nel filone narrativo principale, spoilerandolo.

Streghe, demoni, metamorfosi, televisioni a tubo catodico collegate a un pinnacolo nerastro che permettono di vedere il futuro: la sensazione ultima è un’accozzaglia di idee incomplete unite l’un l’altra per tentare di creare una sceneggiatura finita.

A questo si somma una regia dimenticabile, a tratti confusa, che segue dei personaggi mossi solo dalla necessità di far proseguire il film.

E non solo non si crea alcun legame empatico con i protagonisti, ma si nutre un tale livello di indifferenza nei loro confronti che neppure la loro morte regala un poco di sollievo!

Per concludere, Dead Night, con i suoi lunghissimi 86 minuti di durata, è un lungometraggio i cui due unici punti di forza sono effetti speciali e fotografia; ma, la cui totale mancanza di coerenza, fa uscire lo spettatore dalla sala annoiato e frastornato.

Michele Cappetta

PRO CONTRO
  • Fotografia curata.
  • Ottimo trucco ed effetti speciali.
  • Sceneggiatura lacunosa.
  • Regia dimenticabile.
  • Trama incoerente.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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36TFF. Dead Night, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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