40 sono i nuovi 20, la recensione

Il giorno del quarantesimo compleanno della bella Alice (Reese Whiterspoon) non potrebbe arrivare in un momento più inadatto: sta affrontando la separazione da Austen (Michael Sheen) e il trasferimento – con le due figlie piccole – nella casa di Los Angeles del defunto padre, sofisticato cineasta di successo.
La bionda e confusa fanciulla, senza entusiasmo, accetta di festeggiare l’ingresso negli ‘anta’ con le amiche, in un locale dove l’aitante Harry (Pico Alexander), aspirante regista ventottenne, non può fare a meno di notarla e corteggiarla.
Chi si aspetterebbe, però, che l’avventura di una notte si trasformasse in un’improbabile convivenza non solo con Harry, ma anche coi suoi squattrinati migliori amici e compagni d’arte Teddy (Nat Wolff) e George (Jon Rudnitsky)? E se a sparigliare le carte si aggiungesse anche il ritorno di un ex marito con la coda tra le gambe?

40 sono i nuovi 20, opera prima di Hallie Meyers-Shyer (figlia della più nota Nancy Meyers, qui nelle vesti di produttrice), è una commedia che, abbracciando ogni fascia d’età, racconta con garbata leggerezza lo spaesamento, le paure e le insicurezze che fanno inevitabilmente parte della vita. La carrellata di ritratti va dalla primogenita di Alice – ragazzina timida e affascinata dagli psicofarmaci – all’anziana mamma della protagonista (Candice Bergen), ex attrice e sex symbol e ora nonna sorniona e con una marcia in più.
Questa scelta fa sì che il lungometraggio proponga una panoramica di sentimenti e situazioni in cui potranno identificarsi non solo le ‘non più trentenni’, ma anche i ‘poco più che ventenni’, per i quali l’incertezza è ormai un ineluttabile mantra.

Il film si concentra soprattutto sul percorso di Alice verso l’agognata stabilità recentemente perduta. Nella prima scena, la vediamo scoppiare in lacrime davanti allo specchio del bagno: è una donna che deve ripartire da zero ad un’età in cui, in teoria, si è realizzati tanto nella vita quanto nel lavoro. Lei, invece, è improvvisamente tornata single, la sua carriera di interior designer non decolla e l’insoddisfazione e il senso d’inadeguatezza la fanno da padrone. La condivisione di casa, obiettivi e speranze con i tre giovani artisti, tuttavia, le restituirà gradualmente fiducia non solo in se stessa, ma anche nell’autenticità dell’amicizia e nella forza del cambiamento, spogliandola di dubbi e paure. Il punto di forza di 40 sono i nuovi 20 risiede proprio nelle godibili scene in cui la situazione in casa evolve naturalmente da un’ospitalità quasi subita a una scombinata ma irresistibile famiglia allargata. Perché gli amici, sembra volerci ricordare la regista, sono la famiglia che ti scegli.

La pellicola è pertanto un prodotto meno superficiale di quanto ci si aspetterebbe, con un messaggio positivo e incoraggiante condito anche da qualche momento divertente. Peccato che, a un ritmo iniziale sostenuto da dialoghi scorrevoli e da sequenze in cui il sentimento avvolge senza aver però il sapore del miele, segue una seconda parte senza infamia e senza lode, placando gli eventuali entusiasmi e dipanandosi languidamente verso l’epilogo più probabile.

Per quanto riguarda gli interpreti, l’incantevole Reese Whiterspoon è carismatica e affascinante anche in panni più maturi, sebbene meno disinvolta nei momenti brillanti. Ottimo Michael Sheen – ex Dottor Masters nella acclamata serie tv Masters of Sex – che, sebbene in un ruolo secondario, si distingue per la credibilità che infonde al suo Austen. Meno interessante il comprimario Pico Alexander, bello che non balla, dimenticabile rispetto ai ‘compagni’ Wolff e Rudnitsky. E’ apprezzabile, in ogni caso, come a ciascun personaggio sia concesso il giusto spazio nell’economia del racconto, in modo che lo spettatore possa scegliere un beniamino e seguirne le peripezie senza rimanere a bocca asciutta.

40 sono i nuovi 20, nelle sale dal 12 ottobre con Eagle Pictures, è un piacevole invito a non tirarsi indietro di fronte alle sfide quotidiane; una scommessa a (ri)mettersi in gioco – che siate mamme, artisti spiantati o piccole sognatrici – e un appello a cercare la felicità prima di tutto in noi stessi, e poi nell’altro/a. Una commedia (non troppo) romantica a cui concedere una chance a patto di non aspettarsi niente di più che una disciplinata coralità di storyline confortanti e ottimiste.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • E’ una piacevole storia d’amicizie improbabili e un invito a non aver paura di affrontare la vita.
  • Un bravo Michael Sheen.
  • Comprimario maschile deludente.
  • Epilogo ‘da commedia’, e non nel senso lusinghiero del termine.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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40 sono i nuovi 20, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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