47 metri, la recensione

Che siano a sfondo drammatico o horror, di survival movie a tema “squalo” ne abbiamo visti di tutti i tipi. Sicuramente un filone molto prolifico che però, purtroppo, negli ultimi decenni era tenuto in vita quasi unicamente da prodotti di infima qualità relegati più che altro al mercato dell’home video. L’arrivo, poi, della famigerata casa di produzione The Asylum ha dato il colpo di grazia al genere con la produzione a catena di montaggio di film trash che hanno ufficialmente “violentato” la dignità degli shark movie. Fortunatamente, però, in tempi recentissimi la ruota ha ripreso a girare nel verso giusto e nel giro di pochissimo tempo il filone si è arricchito di due titoli che hanno saputo riportare alto il prestigio del genere. Lo scorso anno abbiamo avuto il lodevole Paradise Beach: dentro l’incubo di J. Collet-Serra e adesso arriva nelle sale l’altrettanto riuscito 47 metri.

Lisa e Kate sono due giovani sorelle giunte in Messico per una vacanza all’insegna della distrazione e del divertimento. Lisa, più che altro, ha deciso di concedersi questa vacanza con la sorella per cercare di superare il fatto d’esser stata lasciata dal fidanzato. Durante una serata ad un night club, Lisa e Kate incontrano due ragazzi che propongono loro un’esperienza adrenalinica indimenticabile: andare in mare aperto e immergersi, all’interno di una gabbia, in acque piene di squali bianchi. La cosa entusiasma subito Kate, la più intraprendente delle due, che presto riesce a convincere la sorella. Quando la mattina seguente le due sono pronte per l’esperienza elettrizzante, non immaginano che stanno per vivere il loro peggior incubo. A causa di un problema tecnico, la gabbia si sgancia dal braccio meccanico e sprofonda a 47 metri. Lisa e Kate sono bloccate nelle profondità marine, con solo 60 minuti d’ossigeno e un branco di famelici squali bianchi proprio fuori la gabbia.

Prodotto dalla Dimension Films e con Alexandre Aja coinvolto nella produzione esecutiva, 47 metri ha il grandissimo merito di riuscire ad essere un perfetto mix tra dramma e intrattenimento. Uno shark movie decisamente diverso dalla massa che utilizza gli squali per incrementare la componente ansiogena piuttosto che per fare un “semplice” spettacolo. Gli squali, infatti, rappresentano solamente una delle tante minacce da cui devono guardarsi Lisa e Kate, ma di certo non la più critica dal momento che dovranno fare i conti con l’ossigeno che diminuisce secondo dopo secondo e con la pericolosa malattia da decompressione.

Più che con il già citato Paradise Beach, dal quale 47 metri prende sapientemente le distanze, si può individuare un parente lontano nel capolavoro di Chris Kentis Open Water, dove due sub venivano abbandonati in mare aperto e alla mercè di un branco di squali tanto curiosi quanto affamati. Anche se il film di Kentis era ascrivibile al genere più per la situazione che per il linguaggio, vista la ricerca di un profondo realismo, anche qui proprio come in Open Water a fare da padrona è quella sensazione di ansia che cresce minuto dopo minuto e che riesce davvero a turbare lo spettatore che guarda. Merito di tutto questo sta senza dubbio nella sceneggiatura, co-scritta dal regista Johannes Roberts (The Other Side of the Door), che riesce a donare al film un ritmo serrato nonostante la staticità della situazione e che pone al centro della narrazione due personaggi ben delineati e che gestiscono il pericolo in maniera del tutto credibile senza eccedere mai in quella classiche “situazioni da film”.

Certo, l’accostamento con Open Water si esaurisce con la “situazione” e per la gestione della componente ansiogena poiché Roberts non ci risparmia momenti che riescono ad essere anche altamente spettacolari, come la prima immersione nel mare popolato da squali o il finale, decisamente suggestivo, che ci offre anche un’interessante trovata narrativa.

Con 47 metri, dunque, ci troviamo di fronte ad uno shark movie diverso dal solito che, pur adagiandosi su una matrice prevalentemente drammatica, riesce ad offrire molti momenti al cardiopalma capaci di tenere lo spettatore sulle spine meglio di quanto possa fare un comune film horror.

È nato un nuovo grande survival movie con gli squali capace di ricordarci le potenzialità di questo genere e di rinvigorire un filone che può dare ancora tanto.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • Uno shark movie fatto come si deve.
  • Un perfetto mix tra dramma e intrattenimento.
  • Sceneggiatura efficace.
  • La componente ansiogena è particolarmente ben gestita.
  • Gli squali….sono sempre belli!
  • Quando un lavoro è svolto bene, perché perdere tempo a trovare il pelo nell’uovo?!
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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47 metri, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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