Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera, la recensione

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera è il terzo film della fortunata saga francese spy-comedy dedicata al personaggio creato da Jean Bruce, che dopo Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo e Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Rio, cambia regia e passa da Michel Hazanavicius a Nicolas Bedos.

Il film si apre su Hubert (Jean Dujardin) catturato e tenuto prigioniero in Afghanistan nel 1981 che, dopo essere stato liberato in cambio di armi, fa ritorno in Francia ed è costretto a confrontarsi con la modernità e l’avvento delle prime tecnologie.

Ad aggiungersi a queste nuove sfide è l’arrivo di un giovane agente speciale, OSS 1001 (Pierre Niney), che riesce ad incarnare il nuovo modello di uomo degli anni ’80. Ormai a fare breccia nel cuore delle donne non è più l’uomo virile, forte e indifferente, emblema di un maschilismo vecchio e desueto, ma l’uomo sensibile e dolce, che sa ascoltare e veste camicie morbide e rosate. Insieme i due dovranno evitare un colpo di stato ai danni di un dittatore africano ben voluto dalla Francia.

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica - Allarme rosso in Africa nera

Il problema di Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera è che risulta un film già vecchio. Se nel 2006, anno di uscita del primo film, il tipo di comicità adottata era in linea con i gusti di quel periodo, nel 2021 questo modo di fare commedia risulta datato, scontato e spesso fastidioso. Il film rimane fermo nel tempo, senza sforzarsi di cercare di trovare qualcosa di nuovo ed innovativo, risulta una macchia sbiadita del primo film della saga, senza però mantenerne l’equilibrio né la capacità di destreggiarsi tra i modelli di spionaggio classici. Se nei primi due capitoli della saga era apprezzabile la costruzione delle atmosfere dei film cult anni ’50, in Allarme rosso in Africa nera tutto è sacrificato in favore della commedia. Una commedia spicciola. Peccato.

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica - Allarme rosso in Africa nera

In aggiunta, il film presenta problemi di scrittura, è confuso e scollegato, trasmette la sensazione di un puzzle fatto male e lasciato incompleto.

Allarme rosso in Africa nera prova ad essere innovativo, cercando di raccontare il processo di decolonizzazione della Françafrique e cercando di mettere Hubert in una situazione di conflitto con la sua immagine gloriosa della Francia. Ma inutile dire che anche questo tentativo non va a buon fine. La presenza di Pierre Niney è l’unica vera nota di freschezza, un personaggio che riesce a mantenere l’equilibrio tra lucidità e leggerezza e che dà voce ai pensieri dello spettatore.

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica - Allarme rosso in Africa nera

Nicolas Bedos, già noto per la commedia La belle époque, svolge il compitino, il film non ha pretese e rimane in superficie. Non mancano senz’altro momenti divertenti (come dimenticare le immagini patriottiche che Hubert richiama alla memoria per procurarsi un’erezione?) e riesce ancora a metterci davanti ai nostri pregiudizi. In fin dei conti, più di una volta, nel nostro quotidiano, ci siamo comportati come l’Agente Speciale 117, inebriati da noi stessi e dalla nostra visione del mondo e degli altri, che vediamo come l’unica possibile.

Agente speciale 117 al servizio della Repubblica – Allarme rosso in Africa nera ha chiuso, fuori concorso, l’edizione 2021 del Festival di Cannes e sarà distribuito nelle sale italiane a partire dall’11 novembre da I Wonder Pictures.

Agata Brazzorotto

PRO CONTRO
  • Pierre Niney è un’ottima novità.
  • Jean Dujardin, come negli altri film, funziona benissimo come OSS 117.
  • La comicità risulta vecchia e spesso scadente.
  • Il film è sconclusionato e confuso.
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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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