Alamar, la recensione

“Di fronte al mare la felicità è un’idea semplice” scrisse il francese, Jean-Claude Izzo. Con Alamar al mare non ci siamo solo di fronte…ma in mezzo! Per la precisione siamo in un atollo, su una palafitta chiamata casa della felicità, nel mare incontaminato, dove vive un vecchio pescatore. Si chiama Matraca (Néstor Marín “Matraca”) ed esercita la pesca con metodi antichi nel Banco Chinchorro, un’estesa barriera corallina nei mari del Messico.

Un giorno suo figlio Jorge (Jorge Machado) lo raggiunge con il nipotino, Natan (Natan Machado Palombini), nella sua piccola palafitta. Natan ha cinque anni e vive a Roma con sua mamma, Roberta (Roberta Palombini). Prima che il piccolo inizi ad andare a scuola, Jorge vuole fargli conoscere il suo mondo. Giunti a Banco Chinchorro, Natan e Jorge accompagnano ogni giorno il nonno a pescare. Natan scopre una profonda connessione con la natura, imparando a perlustrare l’affascinante mondo che si cela sotto la superficie marina. Fa anche amicizia con un uccello marino, che chiama Blanquita. Quando Blanquita un giorno scompare, Natan capisce che è giunto il momento di salutarsi. Ma quel che ha imparato in mare in questo viaggio ancestrale rimarrà con lui per sempre.

Alamar è una squisita poesia, sofisticata e commovente, diretta da Pedro González-Rubio, che arriva finalmente in Italia, il 25 maggio, dopo ben 8 anni, grazie alla distribuzione indipendente di Ahora FilmBarz and Hippo e Rossosegnale. Come sappiamo in Italia ci sono molte sale cinematografiche che proiettano pochi film. Nel mondo ci sono molti bei film che in Italia non arrivano. Grazie a loro possiamo vedere questo docu-film molto particolare, che ha fatto il giro del mondo, vinto decine e decine di premi e partecipato a tantissimi Festival, da Edimburgo a Toronto, passando per Nara in Giappone. 

Pedro González-Rubio è un regista di origini messicane nato a Bruxelles. Ha iniziato il suo percorso nelle arti visive all’età di 16 anni mentre viveva a Nuova Delhi. Con questa pellicola segna una svolta nella sua poetica, con una ricerca espressiva che si muove tra realtà e finzione.

Da giovane ho viaggiato molto in Messico e nei Caraibi e di quei posti ricordo le strade sterrate circondate da una giungla fittissima e attraversate da granchi e iguana, e ricordo ancora – racconta Pedro González-Rubio – tutte le sfumature dei pesci che nuotavano nell’acqua proprio al di sotto del molo. Molte cose erano cambiate, quello che un tempo era un villaggio di pescatori era divenuto l’epicentro della più veloce crescita urbana in Messico. Di fronte allo sviluppo di quest’area orientata al turismo, sono stato testimone della mancanza di consapevolezza ambientale, della distruzione di un’estesa barriera corallina per far posto alle navi da crociera, della costruzione di hotel di catena che devastano la costa, inquinando il mare con gli scarichi e minacciando l’intero ecosistema, condannando molte specie a un futuro segnato. Banco Chinchorro, il luogo dove principalmente si svolge il film, è stato dichiarato Riserva Naturale della Biosfera nel 1996 dall’UNESCO e si stanno facendo sforzi seri per farlo diventare Patrimonio dell’Umanità. È la casa di migliaia di specie diverse ed è la più grande barriera corallina nel nostro Paese”.

Alamar è la storia di una famiglia, una storia di amore puro e incondizionato, dove la pesca non è fine a se stessa e di sfondo alla vicenda, ma è, anch’essa, atto d’amore ed eredità culturale. Attraverso un racconto sulla relazione uomo/ambiente, il regista restituisce l’amore per questo paradiso terrestre, il Banco Chinchorro appunto e l’ammirazione e il rispetto per le vite dei pescatori, con tocco mai distante ed intellettuale.

Alamar raggiungere un’esperienza visiva che dona allo spettatore uno stato empatico molto forte con i personaggi. La relazione tra padre e figlio e la forma ancestrale di interazione uomo-natura che vive Natan, racconta in maniera unica la semplicità dell’essere felici. Natan si muove tra i due mondi, quello di una vita semplice e sobria quando sta con il padre, quello di una società urbana quando è con la mamma. Una realtà non è migliore dell’altra, sono semplicemente diverse e il bambino riesce ad essere se stesso in entrambe, libero da qualunque pregiudizio. Le scene più intime tra padre e figlio, molto spontanee, nascono nei momenti di ritorno dalla pesca, quando (i veri attori!) mangiavano parte di quel che avevano pescato. Ne risultano dialoghi e trama a sviluppati in loco, in modo totalmente naturale.

In Alamar, come difficilmente accade, l’ambiente abbraccia letteralmente i personaggi, come se gli appartenessero, senza tempo. L’idea di impermanenza è presente nella realtà dei personaggi dal primo all’ultimo fotogramma. L’Impermanenza è protagonista quanto Natan e Jorge, in un’opera cinematografica dove la linea narrativa è tenue ed il concetto della semplice felicità di fronte al mare è molto potente.

Volevo esplorare la relazione d’amore tra un padre e un figlio – prosegue il regista – e, allo stesso tempo, la relazione di armonia tra uomo e natura. Volevo raccontare una storia che evocasse il ritorno alle origini dell’umanità e addentrarmi tra le attività basilari della vita, con la pesca che è proprio una delle attività più ancestrali. Ho deciso di usare Banco Chinchorro per via dei suoi scenari minimali. Questa semplicità mi permetteva di focalizzare la mia attenzione sulle relazioni tra i personaggi”.

La scelta di una finzione vicinissima al documentario, a tratti, può essere un po’ destabilizzante per lo spettatore. Ma se ci si lascia trasportare dalla storia, non ci si chiede più nemmeno se si tratta di una finzione o un documentario. La cosa migliore è vederlo semplicemente come un’esperienza cinematografica.

Un piccolo zoom sul Banco Chinchorro: quello che è raccontato nel film è un atollo corallino e Riserva della Biosfera situata nel Mar dei Caraibi a circa 35 chilometri dalle spiagge dove per primo troviamo il villaggio di pescatori di Mahahual in Messico. La riserva naturale di Banco Chinchorro copre un’area di 144,360 ettari, di cui lo 0.4% è composto da terra ferma. L’ecosistema che caratterizza Banco Chinchorro è unico in tutto il Messico ed è estremamente complesso. La barriera corallina ospita un gran numero di specie marine e delicati ecosistemi. Secondo numerose ricerche, l’atollo ospita all’incirca 778 specie. Per quando riguarda la vita marina dell’atollo, sono presenti ben 95 specie di coralli. La presenza di questi coralli contribuisce in modo significativo alle creazione di un ambiente naturale eterogeneo complesso e diversificato che favorisce gli scambi tra i diversi livelli della catena alimentare. La pesca è stata per più di 40 anni una delle attività più importanti a livello economico per la riserva di Banco Chinchorro, ed è un’attività soggetta a regolamentazioni per mantenere integro l’equilibrio della riserva stessa.

Un piccolo spoiler: Nella realtà Jorge è una guida turistica e non ha mai pescato l’aragosta. D’altra parte, nemmeno nel film pesca realmente le aragoste… Questa è la magia del cinema!

Ilaria Berlingeri

PRO CONTRO
  • Per la prima volta possiamo veder “recitare” Blanquita…un airone!
  • La bellezza del mare e del protagonista Natan.
  • La semplicità della narrazione.
  • La parte iniziale stenta a decollare. Poi ci si immerge nell’intento della pellicola.
  • Il dilemma che a volte appare: si tratta di realtà o finzione?
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