All the Boys Love Mandy Lane, la recensione

Mandy Lane è la ragazza più desiderata della scuola, una biondina risoluta che fa cadere ai suoi piedi tutti i maschi del liceo, pronti a fare follie per lei, perfino uccidersi. Un giorno Mandy viene invitata da Red a passare un weekend nel suo ranch insieme ai suoi amici, aventi tutti l’unico obiettivo di conquistare la ragazza. Mandy accetta. Dopo una prima giornata passata tra bagni nel lago, alcool, droghe e sesso, i ragazzi dovranno scontrarsi con un misterioso assassino intenzionato a decimarli con l’obiettivo di arrivare a lei, oggetto del desiderio di molti: Mandy Lane.

L’ultimo titolo realmente iconico nello sconfinato paesaggio degli slasher movie risale agli anni ’90, il capolavoro di Wes Craven Scream, un film che si poneva l’obiettivo di riflettere con ironia e piglio citazionista su un filone fin troppo ripetitivo e dalle ‘regole’ ferree. Ma si trattava del 1996 e da quel momento la moda dello slasher movie è tornata, per un breve periodo, a farsi insistente spesso con prodotti mediocri o assolutamente scadenti destinati all’allora fiorente mercato dell’home video, come se le intelligenti teorizzazioni fatte da Kevin Williamson e Wes Craven fossero state parole al vento.

Escludendo, infatti, poche eccezioni, spesso dirette discendenti del film di Craven (So cosa hai fatto, Urban Legend, Halloween 20 anni dopo), lo slasher post-Scream si è presentato in maniera ben peggiore di quello che lo aveva preceduto, a causa di misere produzioni direct to video che sembravano divertirsi a mettere in scena tutti difetti elencati dal film di Craven.

C’è voluto un decennio per vedere qualche cosa di nuovamente innovativo o comunque degno di nota in questo filone, infatti si è dovuto aspettare il 2006, anno di uscita di Behind the Mask e All the Boys Love Mandy Lane.

Se il primo era un piccolo film che utilizzava il linguaggio del mockumetary per portare in scena una nuova teorizzazione sull’universo slasher, il secondo non ha però nulla di realmente innovativo, bensì si presenta semplicemente come slasher superiore alla media grazie a una serie di accorgimenti che solitamente vengono accuratamente evitati in film appartenenti a questo filone.

Iniziamo col dire che All the Boys Love Mandy Lane ha una buona sceneggiatura, uno script che convince quasi sotto tutti i punti di vista (tenete presente il ‘quasi’) e che dimostra un minimo di impegno da parte dell’esordiente Jacob Forman, interessato una volta tanto realmente ai suoi personaggi. La cosa che soddisfa maggiormente di questo film, infatti, è la cura che viene riposta in un po’ tutti i personaggi coinvolti, anche quelli secondari, forniti di una personalità che a volte va oltre lo stereotipo, altre lo fa proprio per ridefinirlo. Ci troveremo così di fronte uno stuolo di personaggi a cui è possibile affezionarsi e di cui si ha una mappatura caratteriale sufficiente grazie anche a poche battute. Certo, non manca qualche banalizzazione di troppo di cui il rude ma in fin dei conti gentile factotum del ranch è la perfetta incarnazione, ma alla fine poco importa perché il risultato è notevole.

Nella sceneggiatura, però, se il lavoro svolto sui personaggi va lodato, il resto non è proprio tutto perfetto e si nota qualche falla a livello narrativo proprio nel momento in cui si cerca di portare a conclusione la vicenda. Innanzitutto, possiamo notare che quello che viene usato come colpo di scena finale è ampiamente prevedibile, forse troppo, quasi da poterlo dare per scontato dallo stesso incipit della vicenda; inoltre si può notare un certo laissez-faire nello scioglimento dei nodi che lascia un po’ con l’amaro in bocca per un senso di incompletezza, o meglio, superficialità con cui viene condotto. Difetti, a tratti anche macroscopici, che se inseriti in una griglia valutativa che prescinde il genere (e filone) di appartenenza avrebbero anche potuto influire pesantemente sul risultato finale, ma che, in questo caso particolare, riescono comunque ad essere inferiori ai pregi.

Pur trattandosi di un film a basso budget (750.000 dollari, circa), il film presenta una cura notevole anche sotto il punto di vista tecnico, a cominciare da una bellissima fotografia di Darren Genet che esalta continuamente i colori caldi e fa un uso particolarissimo dei raggi solari crepuscolari. Buona anche la regia di Jonathan Levine (che dirigerà poi l’horror romantico Warm Bodies si farà notare soprattutto per le commedie 50/50, Fottute!, Non succede, ma se succede…), in particolare nella direzione degli attori, tra i quali spiccano una Amber Heard, alias Mandy Lane, a inizio carriera, e Micheal Welch (The Twilight Saga; Hansel & Gretel e la strega della foresta nera) che interpreta lo schivo Emmet.

Insomma, All the Boys Love Mandy Lane si presenta come uno slasher diverso, dalle atmosfere rarefatte e alienanti, un prodotto sicuramente superiore alla media del filone. Naturalmente non mancano difetti ma nulla che possa compromettere la riuscita del film.

Il film è purtroppo tutt’ora inedito in Italia.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Riesce a dire qualcosa di nuovo e diverso nel filone dello slasher movie.
  • Un buon cast tra cui spicca una Amber Heard alle prime armi.
  • Una cura tecnica generale notevole nonostante il budget molto basso.
  • Qualche neo nello script e una prevedibilità di fondo.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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All the Boys Love Mandy Lane, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

2 Responses to All the Boys Love Mandy Lane, la recensione

  1. Francesco ha detto:

    Solite cavolate che dite sugli slasher, guardate A L’Interieur e Frontiers, e poi ditemi se non ci sono stati buoni slasher dopo Scream… Dai su, basta

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    • DarksideCinema ha detto:

      Abbiamo visto sia A l’intérieur che Frontiers ai tempi della loro uscita, sono due ottimi film infatti però entrambi sono successivi a All the Boys Love Mandy Lane!
      P.s. Il film di Bustillo e Maury non me la sento neanche di considerarlo uno slasher.

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