Alpha – Un’amicizia forte come la vita, la recensione

Il cinema d’avventura per ragazzi si manifesta periodicamente quasi a volerci comunicare che uno dei generi d’intrattenimento più longevi e sani sia ancora lì, pronto a rassicurarci con storie di crescita dall’immancabile messaggio positivo. Negli ultimi anni, però, questo genere ha abbandonato la sua raffigurazione classica cedendo spesso e volentieri a una contaminazione con linguaggi più moderni ed estendendo la sua portata a storie e personaggi mutuati dai fumetti e dai videogiochi. Per questo motivo film come Alpha – Un’amicizia forte come la vita ci appare come una mosca bianca e seppure abbracci in toto l’ottica del rinnovamento tecnologico applicato all’aspetto visivo, ha un’aria così classica da riportare alla mente il grande cinema d’avventura di una volta.

20.000 anni fa. Il giovane Keda è il figlio del capo-tribù Tau e mostra una particolare propensione nella costruzione di utensili e armi, ma non in ugual modo sembra essere portato per le brutali tecniche di caccia. Durante una battuta di caccia utile al suo rito di passaggio all’età adulta, Keda viene ferito da un bisonte e gettato giù da una rupe. Creduto morto da suo padre e dal resto della tribù, Keda è costretto a cavarsela da solo, ferito e inesperto, finché riesce a respingere l’attacco di un branco di lupi e atterrare uno degli animali, che viene abbandonato dal suo branco. Keda decide allora di raccogliere il lupo, che chiama Alpha, curarlo e nutrirlo, stabilendo con l’animale un’intesa che nel tempo si trasforma in amicizia. Solo la collaborazione tra Keda e Alpha farà si che i due possano farcela in un ambiente particolarmente inospitale.

Ambientando la storia nell’era del Peleolitico, il regista Albert Hughes (autore anche del soggetto) decide di concentrarsi sull’aspetto più inospitale di quel periodo storico, quando dietro ogni cespuglio poteva celarsi una minaccia. Così le aspettative dello spettatore di assistere a un film d’avventura spettacolare vengono puntualmente rispettate e tra mandrie inferocite di bisonti, branchi di lupi affamati, iene delle caverne, cinghiali, l’attacco di una tigre dai denti a sciabola, neve e laghi ghiacciati, ci sarà davvero da patire insieme al giovane Keda. Ma sarà un patimento davvero molto gradevole per lo spettatore perché Hughes, qui orfano del fratello gemello Allen con cui ha firmato in passato successi come La vera storia di Jack lo Squartatore e Codice Genesi, sa come intrattenere e al ritmo sempre ben calibrato del racconto unisce un comparto visivo davvero unico.

Forte di scenari naturali molto suggestivi (Canada e Islanda in primis), Alpha fa un uso massiccio di CGI per dar vita a momenti di grande intensità visiva che danno alle immagini e ad alcune sequenze un look unico, quasi a voler evocare delle immagini dipinte. Questo particolare elemento dona un fascino particolare a tutta l’opera che nonostante il budget contenuto per il tipo di film (“appena” 50 milioni di dollari) fa un utilizzo intelligente e spesso massiccio degli effetti visivi.

È intenso e toccante il rapporto che viene a crearsi tra l’umano e il lupo, vero punto focale del film, una storia d’amicizia che nasce dalla necessità di sopravvivere e che si fonda su una fiducia reciproca graduale fino a diventare sincero affetto, con tanto di sorpresa finale che istilla tenerezza anche nei cuori di pietra. Ma si tratta comunque di un film privo di qualsiasi moralismo, senza patetismi di sorta, anzi un’avventura spesso dura e cruda (il film è un PG-13 in USA), adatta ai ragazzi di tutte le età ma probabilmente capace di impressionare qualcuno.

Nel ruolo del protagonista si fa notare l’australiano Kodi Smit-McPhee, che possiamo ricordare in The Road (2009), Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014) e X-Men: Apocalisse (2016), un ruolo per nulla facile in cui è richiesto sia uno sforzo fisico notevole sia l’utilizzo dell’espressività per comunicare stati d’animo e sentimenti.

Curioso notare che in originale il film sia parlato in una lingua fittizia “primitiva” e avvalorato dalla voce narrante di Morgan Freeman, nella versione italiana, invece, tutto è doppiato canonicamente facendo si che gli uomini primitivi si esprimano con il nostro linguaggio.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Si respira quel senso dell’avventura da cinema classico che sempre più raramente si vede al cinema.
  • Visivamente potentissimo.
  • Stringi stringi è la storia d’amicizia tra un ragazzo e un lupo… ne più ne meno.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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