American Assassin, la recensione

Hollywood è affamata di franchise. Si percepisce di continuo dai tentativi di trasformare in saga qualsiasi cosa passi tra le mani degli Studios, soprattutto, poi, se c’è già una matrice letteraria a fornire un’adeguata fanbase e sufficiente materiale per dar vita a più film. Adesso tocca a Mitch Rapp, agente della CIA sotto copertura specializzato in antiterrorismo, eroe di una serie piuttosto corposa di romanzi (16 ad oggi) iniziata nel 1999 dal compianto Vince Flynn e proseguita da Kyle Mills.

Per battezzare al cinema l’agente Rapp si sceglie saggiamente di partire dal principio trasponendo L’assassino americano, romanzo scritto da Flynn nel 2010 che nella timeline letteraria si poneva come prequel alla saga raccontando la genesi dell’eroe, ovvero la prima missione di Rapp, il suo addestramento e il grande dolore che l’ha portato a seguire la strada della lotta al terrorismo. È ovvio che negli intenti della produzione c’era quello di dar vita a un nuovo Jason Bourne, ma il risultato non gli da troppa ragione tanto che American Assassin è un “filmetto” e nulla più, una gradevole spy-story parzialmente rovinata da un finale cretino e incapace di lasciare realmente il segno.

Il giovane Micth Rapp ha appena fatto la dichiarazione di matrimonio alla sua ragazza, i due sono su una spiaggia spagnola da sogno ma all’improvviso cominciano a volare proiettili: è in atto un attacco terroristico e la ragazza rimane uccisa. 18 mesi dopo, Mitch si è messo in contatto con la stessa cellula terroristica islamica che ha causato l’attentato e sta per arruolarsi con l’intento di uccidere il loro capo, finché viene rintracciato dalla CIA e reclutato. Per il ragazzo sono duri mesi di addestramento presso l’ex marine Stan Hurley, ma la sua determinazione è tale da diventare la miglior recluta del suo corso, pronto per sventare un imminente attentato terroristico che vede l’utilizzo di una bomba atomica.

Quindi, come si diceva, ne più ne meno che la genesi dell’eroe. Trattato alla stregua di un action man fumettistico, il Mitch Rapp portato sul grande schermo da Michael Cuesta con il volto del Dylan O’Brien di Maze Runner è mosso dall’istinto di vendetta e dal rancore. Si tratta di un eroe reazionario quasi da b-movie anni ’80, pronto a uccidere senza remore i terroristi cattivi tra i più bidimensionali mai apparsi al cinema. Perfino l’incattivito main villain interpretato da Taylor Kitsch, che rappresenta il cuore marcio degli Stati Uniti, la classica serpe cresciuta in seno, ha delle ragioni abbastanza risibili sulle quali c’è bisogno della solita sospensione dell’incredulità accettando il fatto che se c’è un eroe buono deve per forza esserci un antagonista da combattere.

E torniamo così alla dimensione fumettistica che paradossalmente sembra appartenere così tanto ad American Assassin, dove troviamo un ragazzo capace in soli 18 mesi di elaborare un lutto, studiare il Corano, la lingua araba, addestrarsi alle più letali tecniche di offesa e riuscire ad infiltrarsi in una segretissima cellula jihadista; ma anche l’utilizzo della bomba atomica come arma suprema fa un po’ sorridere, così come il goffissimo finale che manda a ramengo quanto di buono si era fatto fino a quel momento con un espediente che giustificherebbe l’odiatissimo termine denigratorio “americanata”.

Comunque American Assassin, nel mentre lo si guarda, intrattiene con mestiere, c’è una dose di violenza ben superiore alla media di questi film e un’inedita ambientazione romana che ci porta a spasso dalle classiche strade del centro alla degradata periferia di Corviale.

Dylan O’Brien se la cava bene, forse non è incisivo come lo sarebbe stato un Tom Cruise negli anni ’80, ma ha le giuste espressioni e una indiscutibile dote recitativa, così come è sinonimo di garanzia la presenza di Michael Keaton, che interpreta il cinico e severo mentore. Da segnalare la presenza – in un ruolo di rilievo – della bellissima Shiva Negar, attrice israeliana lanciatissima.

Quindi American Assassin non riesce a lasciare il segno e si avvale di alcune infelici scelte narrative che si potevano facilmente correggere, ma allo stesso tempo intrattiene e diverte. Ideale per una visione casalinga votata al puro disimpegno.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un buon cast.
  • L’utilizzo della violenza… che in un film di questo tipo, ci sta sempre bene!
  • La lunga sequenza finale è davvero troppo poco credibile.
  • Non dice nulla di nuova nel genere della spy-story d’azione.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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American Assassin, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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