Annie – La felicità è contagiosa, la recensione

Annie Bennett (Quvenzhané Wallis), bimba di dieci anni sveglia ma sognatrice, vive ad Harlem con un gruppo di orfanelle, in affido alla ex popstar Colleen Hannigan (Cameron Diaz), dal pessimo carattere e col vizio dell’alchool. Annie vive la propria umile e movimentata routine con pazienza e coraggio, aspettando che i suoi genitori, dei quali non possiede altro che un biglietto e la metà di un ciondolo, tornino a prenderla come promesso. La grande opportunità arriva quando s’imbatte nel futuro sindaco e magnate delle telecomunicazioni Will Stacks (Jamie Foxx), che la salva per un pelo da un incidente stradale. Il video della sventata tragedia, in un attimo, diventa virale, suggerendo a Stacks e al suo entourage (Rose Byrne e Bobby Cannavale) che Annie potrebbe rappresentare la chiave per accrescere la sua popolarità gli occhi degli elettori…

Annie – La felicità è contagiosa è, allo stesso tempo, adattamento, remake e film musicale. La piccola Annie, infatti, appare per la prima volta negli anni Venti, sulle pagine del fumetto Little Orphan Annie, per poi diventare un musical di grande successo a Broadway e, nel 1982, un film diretto da John Houston. La versione diretta da Will Gluck, che vede nei panni di produttori anche Will Smith e Jay-Z, conserva l’anima musicale della storia ma aggiorna quest’ultima ai giorni nostri, in una New York brulicante di mirabolanti modernità tecnologiche.

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Will Stacks, come si accennava, lavora nel campo della telefonia, perseguendo con foga l’obiettivo di creare un cellulare la cui batteria possa durare un’intera settimana. Largo spazio, nell’economia del racconto, è riservato anche ad arcinote piattaforme online, quali YouTube o Twitter, senza contare gli incredibili optional e comfort di cui la dimora di Stacks è dotata. Il maggior apporto creativo a questa nuova trasposizione di Annie, dunque, concerne l’impianto tematico e risiede proprio nell’attenzione alla modernizzazione della vita quotidiana, con tutte le conseguenze potenzialmente disastrose che questa comporta a livello di percezione della realtà da parte delle masse. Nulla di nuovo, certo, ma pur sempre un discorso più concreto dell’esorbitante mare di scontata melassa in cui naufraga tutto il resto.

Annie è molto curato dal punto di vista tecnico e visivo, con più d’una sequenza d’impatto. I momenti musicali, inoltre, che hanno il pregio di non essere troppi e durare il giusto, sono davvero ben orchestrati dal punto di vista scenografico e coreografico. Tra i brani, spicca la celeberrima e struggente Tomorrow, cantata da una spigliata e disinvolta Quvenzhané Wallis, che molti ricorderanno esser stata la più giovane attrice mai candidata agli Oscar (Migliore attrice protagonista per Re della terra selvaggia). Malgrado tali pregi, tuttavia, il film si trascina stancamente snocciolando una serie di personaggi bidimensionali e stereotipati, gag infantili e una storia prevedibile e noiosa. Al di là degli inaspettati camei di volti noti del calibro di Michael J. Fox, Mila Kunis e Rihanna, non c’è davvero nulla di cui sorprendersi.

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Cameron Diaz, nei panni (kitsch e appariscenti) della ‘matrigna’ alchoolizzata, offre una performance grottesca e sopra le righe, quasi una parodia; il Premio Oscar Jamie Foxx da una parte si conferma anche un notevole cantante e ballerino ma, dall’altra, non riesce mai davvero a convincere nel ruolo dell’uomo tutto lavoro e politica che scopre di avere dei sentimenti. Per contro, si distingue positivamente, vocalmente e non solo, l’affascinante Rose Byrne, che infonde al proprio personaggio calore e verosimiglianza.

Annie, in sintesi, ha buone frecce al proprio arco per conquistare il pubblico dei giovanissimi, ma non ha speranze di far breccia nel cuore degli adulti. Potrà strappare qualche sorriso – più probabilmente qualche sbadiglio, contagioso almeno quanto la ‘felicità’ del sottotitolo italiano – ma senza ombra di coinvolgimento o emozione. Il film, in sala dal 2 luglio, è distribuito da Warner Bros. Pictures.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • I momenti musicali funzionano e intrattengono.
  • Visivamente molto curato.
  • Zuccheroso e scontato.
  • Se si hanno più di dodici anni, potrebbe annoiare terribilmente.
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