Autobahn – Fuori controllo, la recensione
Il cinema action, in questi ultimi anni, sta subendo un processo di trasformazione che lo sta trasfigurando in un genere aperto a molte contaminazioni. L’industria cinematografica sta sperimentando e tra le acrobazie d’autore di Mad Max: Fury Road, i furiosi e violentissimi combattimenti di The Raid e le ipercinetiche follie in POV di Hardcore!, stiamo assistendo davvero a una riqualificazione del genere. Questa tendenza è data anche dalla nascita di nuove vere icone dell’action che si stanno affermando a livello mondiale come è accaduto in passato a nomi come Jackie Chan, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger e Jean-Claude Van Damme… infatti oggi i vari Dwayne Johnson, Vin Diesel, Jason Statham, Donnie Yen e Tony Jaa riescono a rinverdire lo star-system action con una tale forza da non far rimpiangere gli amati precursori. Non è un caso se i più grandi successi in termini di botteghino di questi ultimi anni sono rappresentati dai vari capitoli della saga Fast & Furious, che sta perseguendo l’intento di assemblare una “famiglia” composta proprio dalle succitate icone dell’azione cinematografica internazionale.
E poi c’è Autobahn – Fuori controllo.
Il film prodotto da Joel Silver e diretto dal regista di Welcome to the Punch Ervan Creevy è un’opera che sembra cercare costantemente il basso profilo, un action-romantico che vorrebbe essere un qualche cosa di diverso dalla massa ma finisce per somigliare a troppi altri film, a cominciare proprio da un Fast & Furious qualsiasi grazie all’attenzione con cui guarda al mondo de motori d’alta cilindrata.
Casey (Nicholas Hoult) è un giovane americano che lavora a Colonia, in un giro di criminalità organizzata. Quando incontra una sua conterranea Juliette (Felicity Jones), tra i due scoppia l’amore e lui abbandona i traffici illeciti a cui è abituato per non mettere in pericolo la sua nuova ragazza. A Juliette viene però diagnosticata una rara malattia e per curarla c’è bisogno di 200 mila euro e a Casey non resta che tornare in affari con il trafficante Geran (Ben Kingsley), che lo coinvolge in un colpo milionario: derubare il gangster Hagen (Anthony Hopkins), che trasporta soldi e cocaina attraverso il paese celandoli nella tappezzeria di alcune costose automobili. Il colpo non va come previsto e Casey si ritrova a dover salvare la vita di Juliette dai due criminali, oltre che dalla malattia.
Una storia che punta molto sulla relazione amorosa tra i due ragazzi diventa ben presto un heist-movie ricco di rocamboleschi inseguimenti in autostrada (da qui il titolo) e un’abbondanza di automobili distrutte. Il ché non è affatto un difetto, visto che le scene d’azione di Autobahn – Senza controllo sono davvero stupefacenti per spettacolarità e intensità, dal momento che sono realizzate dal vivo, con una grande abbondanza di spericolati stunt. Quello che però lascia un po’ interdetti è che l’elemento che avrebbe dovuto fare la differenza, ovvero la storia d’amore shakespeariana (non è un caso se lei si chiama Juliette, credetemi), passa completamente in secondo piano per fare di Autobahn un action-movie abbastanza standard.
A valorizzare questo film c’è anche un cast da grandi occasioni, capeggiato da due giovani e bravi attori come Nicholas Hoult e Felicity Jones, a cui si aggiungono due grandi glorie che troppo spesso si prestano a film non proprio degni della loro fama, ovvero Ben Kingsley e Anthony Hopkins. Se gli ultimi due ci mettono la loro consueta professionalità (ma abbiamo preferito il divertito gigioneggiare di Ben Kinglsey), la rivelazione è proprio Nicholas Hoult, il cui talento non è mai stato un mistero, ma la sua prima volta con un action puro ne fa un protagonista fuori dagli stereotipi muscolari del genere, fragile, esile e con una dose di “culo” determinante.
A conti fatti, Autobahn – Fuori controllo intrattiene con mestiere avvicinandosi moltissimo allo standard dei film scritti e prodotti da Luc Besson, e anche l’ambientazione europea contribuisce a questa sensazione. Il problema è che gli manca quel ‘quid’ che lo avrebbe fatto uscire da quell’anonimato a cui, supponiamo, sarà destinato.
Roberto Giacomelli
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