Avatar – La Via Dell’acqua: abbiamo incontrato il produttore Jon Landau per alcune gustose anticipazioni

Non è solo uno tra i film più attesi di questo 2022, Avatar – La via dell’acqua è probabilmente uno dei titoli più attesi dell’ultimo decennio, da quando James Cameron ha annunciato di voler estendere il mondo di Avatar con ben quattro seguiti, messi in cantiere tutti insieme. Una decisione audace, ma siamo ormai abituati alle sfide sempre più impossibili che Cameron lancia alla Settima Arte. Un regista senza freni, determinato ogni volta a superarsi, amante della sperimentazione tecnologica e perciò determinato a lasciare un nuovo segno indelebile dopo aver consegnato alla Storia – nel 2009 – il primo Avatar. Un film capace di battere ogni record, tanto produttivo quanto d’incasso al botteghino, e di rilanciare, in chiave aggiornata, la moda del 3D. Una moda che sembrava aver avuto vita breve, decaduta nel giro di pochi anni, ma che adesso, proprio grazie ad Avatar – La via dell’acqua, si prepara a tornare protagonista e a promettere un’esperienza sensoriale del tutto innovativa.

Avatar – La via dell’acqua uscirà nelle sale il prossimo 14 dicembre, prodotto e distribuito da 20th Century Studio, e per l’occasione abbiamo incontrato – in collegamento da remoto – il produttore Jon Landau che, presso il cinema The Space Cinema Moderno (Piazza della Repubblica a Roma), ha rilasciato qualche gustosa anticipazione circa il nuovo attesissimo kolossal ambientato su Pandora.

Dichiarazioni che sono seguite alla proiezione, in via del tutto esclusiva e riservata, di alcune scene di Avatar – La via dell’acqua. Poche scene, presentate in ordine sparso, perciò incapaci di far intuire qualcosa circa la possibile storyline principale di questo sequel. Una decina di minuti in totale che sono bastati per far risalire l’hype nei confronti di un franchise che più di dieci anni fa ci aveva incuriosito, stupito ed emozionato.

Tredici anni dopo gli spettatori di tutto il mondo sono desiderosi di tornare su Pandora e di impugnare arco e frecce accanto alla popolazione Na’vi.

Buongiorno Roma. Mi dispiace non poter essere lì con voi di persona ma purtroppo sono dovuto rientrare in Nuova Zelanda per completare alcuni lavori per il film. Sono molto emozionato di mostrarvi alcune clip che possano farvi avere un’idea di ciò che sarà Avatar – La via dell’acqua. James Cameron ha scritto queste storie pensando a temi universali, in modo particolare al tema della famiglia, che forse è il più universale fra tutti i temi. Ma in Avatar la famiglia non va intesa solo come quella biologica, ma proprio come gruppo d’appartenenza. La famiglia è ciò a cui scegliamo di appartenere. Il voler far parte di una comunità più ampia. La storia, come potrete vedere già in queste clip, non viene raccontata solo dal punto di vista dei genitori ma raccontata anche dal punto di vista degli adolescenti che lottano per trovare la loro identità e capire quale è il loro ruolo. Da un punto di vista tecnologico abbiamo provato a superarci, abbiamo fatto tutti un lavoro pazzesco sugli effetti visivi, per realizzare in modo superlativo tutte le creature così come il mondo incantevole di Pandora.

La saga di Avatar prevede quattro sequel e ognuno di questi va considerato completamente autonomo e perciò avrà le proprie conclusioni da un punto di vista narrativo ed emozionale. Ma nel complesso sarà una saga epica molto ampia. Però, anche se vorrei, non posso continuare ad aggiungere informazioni. Buona visione e mi auguro che questi pochi minuti possano piacervi tanto quanto piacciono anche a noi.

 

Con queste parole Jon Landau ha introdotto le clip esclusive di Avatar – La via dell’acqua, clip di cui non possiamo anticipare nulla ma che promettono uno spettacolo davvero sbalorditivo sia sul piano narrativo che (soprattutto) su quello tecnologico. Un 3D che sembra essere decisamente più immersivo e avvolgente rispetto al film del 2009, dimostrando che almeno sul piano tecnologico la “sfida” di Cameron nel volersi superare potrebbe essere vinta. Sul piano narrativo, invece, possiamo solo anticipare che Avatar – La via dell’acqua esplorerà ancora più a fondo le bellezze visive di Pandora, avrà una componente “umana” più approfondita rispetto a quanto fatto con il film del 2009 e ci porterà ad esplorare Pandora sposando principalmente il punto di vista di alcuni Na’vi adolescenti desiderosi di trovare un loro rango d’appartenenza.

Quello che segue è un resoconto di quanto è stato detto durante l’incontro stampa tra Jon Landau e la critica romana.

Le immagini mostrate sono impressionanti. Per quello che ci può svelare, quali emozioni ci attenderanno in sala il 14 di dicembre con l’uscita di Avatar – La via dell’acqua? Ma soprattutto quali avventure e quali difficoltà dovrà intraprendere, questa volta, la famiglia Sully?

Nel nuovo film Jake Sully e Neytiri hanno formato una famiglia e hanno dei figli adolescenti. A causa di una nuova e inaspettata minaccia, tutta la famiglia è costretta a lasciare la casa di sempre e a scoprire nuove e remote zone di Pandora. Cercano perciò rifugio con il clan, che però all’inizio non li vuole accettare per via della loro diversità: quella di Sully è una famiglia di razza mista, mezza umana e mezza Na’vi. Sono degli outsider a tutti gli effetti che devono farsi strada in un nuovo mondo e in questo loro “viaggio” – sia fisico che interiore – sono costretti ad andare incontro a tutte le difficoltà che una famiglia può affrontare. Devono sradicare i figli da casa, ma questi giustamente non vogliono stare in questo nuovo posto. Ma anche i figli di Sully dovranno lottare duramente per trovare la loro identità, loro soffrono più di tutti questa condizione di outsider per via del sangue misto (padre umano e madre Na’vi). Posso anticiparvi che vi attenderanno grandissime avventure nell’oceano e nella foresta pluviale di Pandora, abbiamo proprio tutto.

Sul discorso emozionale voglio riflettere su una domanda che mi pongo sempre: perché le persone vanno a vedere film? Lo fanno perché cercano un luogo più bello della vita reale, un luogo dove poter fuggire ed assistere ad uno spettacolo grandioso. Ecco, secondo noi Pandora può essere la perfetta via di fuga per tutti gli spettatori.

Purtroppo, nel corso di questi anni abbiamo perso un elemento importante del primo Avatar, mi riferisco al compositore JAMES ORNER, qui è stato sostituito da SIMON FRANKLIN. Come è stato lavorare con questo nuovo compositore?

Innanzitutto, James Orner è stato una perdita tragica. Mi ricordo benissimo quando mi è arrivata la notizia. Nessuno può prendere il suo posto. Ma Simon Franklin non è nuovo, faceva già parte del team di James Cameron sia in Titanic che in Avatar. Aveva perciò già fatto parte del team che ha ideato e musicato Pandora già nel primo film. Quindi Simon ha nel sangue i suoni di Pandora. Ha fatto un lavoro bellissimo, ha seguito a perfezione le indicazioni di James su come unire le sonorità indigene con quelle orchestrali da cinema d’alto intrattenimento.

Director James Cameron and actor Sam Worthington behind the scenes of 20th Century Studios’ AVATAR 2. Photo by Mark Fellman. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Quale è stata la difficoltà più grande nel realizzare Avatar – La via dell’acqua? Soprattutto sotto il profilo tecnico, quale la più grande prova da superare?

La più grande sfida che ha impiegato molto del nostro tempo è stata quella di mettere in cantiere quattro sequel contemporaneamente, quindi le sceneggiature hanno richiesto tantissimo tempo. Non volevamo assolutamente iniziare la produzione del primo sequel senza avere gli altri pronti. Dovevamo essere tutti allineati sulla stessa direzione, dagli sceneggiatori al cast, la scenografia doveva sapere in che direzione ci saremmo voluti muovere nell’arco di tutti i seguiti. Tutti dovevano sapere in quale direzione stava andando l’universo di Avatar. Ma una grandissima sfida è stata anche quella di realizzare nel migliore dei modi la performance capture sott’acqua. Molte produzioni fanno finta di realizzare una performance capture sott’acqua, noi invece l’abbiamo voluta fare per davvero, andando incontro ad una lunga lista di difficoltà. Non mi riferisco solo alle difficoltà legate all’apnea ma anche al dover costruire un dispositivo capace di contenere duemilioni di litri d’acqua per consentire la registrazione della perfetta performance capture sott’acqua. È stata una sfida incredibile ma decisamente bellissima. Come avete visto dalle clip mostrate, un’altra sfida considerevole è stata quella di gestire – rispetto al primo film – molte più scene con attori in carne ed ossa. Non è stato facile creare una mescolanza perfetta tra i tanti attori reali e il mondo di Pandora creato interamente in computer grafica.

James Cameron ha detto, vista la grandezza del progetto considerando i quattro sequel, che spesso c’è stato da “combattere” con gli Studios sui tempi e sulle scelte artistiche. Per voi quali erano i punti irrinunciabili per questi quattro sequel?

James faceva sicuramente riferimento al primo Avatar. Lì ci sono state tante pressioni da parte degli Studios che necessitavano di vedere e avere pronte molte sequenze, come quella famosa del volo ad esempio. Poi lì c’erano molto perplessità sul fatto di avere un film con così tanta computer graphic, con i protagonisti tutti blue e così poco umani. Ma adesso abbiamo maturato un rapporto di estrema fiducia con i 20th Century Studios e la Walt Disney Pictures e quindi, adesso, non abbiamo avuto grossi scontri su cosa mantenere e su cosa togliere. Loro hanno assecondato molto il nostro volere e quindi si è instaurato un magnifico rapporto.

Director James Cameron on set of 20th Century Studios’ AVATAR 2. Photo by Mark Fellman. © 2021 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Anche Avatar – La via dell’acqua si presenta al pubblico in 3D, come aveva fatto il primo film. La tecnologia 3D negli ultimi anni si è persa. Secondo lei come mai questa tecnologia è stata abbandonata? Pensa che questo film possa riportarla in auge?

Noi abbiamo sempre ritenuto che il 3D fosse una tecnologia in grado di far altro, di aumentare il valore narrativo e il coinvolgimento di un film. Il 3D è una finestra sul mondo e non un mondo che viene fuori dalla finestra. Quindi, secondo me, cosa è successo dopo il primo Avatar? Le produzioni hanno cominciato a voler fare tutto in 3D, senza rendersi conto che il 3D non è sufficiente e rendere bello un film brutto. Il 3D accentua quello che già c’è. Se il film è fatto bene, sarà migliorato dal 3D ma se il film è mediocre sembrerà ancora più mediocre in tre dimensioni. Mi auguro che Avatar possa aprire una piccola fessura che possa consentire ai cineasti di comprendere davvero le potenzialità di questa tecnologia così da realizzare opere utili a restituire agli spettatori esperienze che diversamente non potrebbero essere ricreate.

In Avatar – La via dell’acqua torna SIGOURNEY WEAVER ma in un altro personaggio. Può svelarci qualche cosa circa la sua presenza nel film?

Si, Sigourney c’è in questo film e fa la parte di Kiry, la ragazzina quattordicenne adottata. Sigourney, in realtà, interpreta tre personaggi sulla scena: fa la Grace umana ma anche la Grace come avatar e Kiry. Qualche giorno fa parlavo con Sigourney e mi ha confessato che interpretare questo nuovo ruolo le è piaciuto moltissimo perché le ha dato l’opportunità impensabile di interpretare una quattordicenne, una cosa fantastica consentita solo dalle nuove tecnologie legate alla performance capture.(L-R): Kiri and Sigourney Weaver as Dr. Grace Augustine in 20th Century Studios' AVATAR: THE WAY OF WATER. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Avatar è stato il più grande successo della storia del cinema ma in un’altra epoca, ovvero prima della pandemia. Il sequel esce dopo una pandemia che ha profondamente cambiato il cinema e le abitudini del pubblico. Cosa vi aspettate adesso?

Voglio condividere con voi un pensiero scritto anni fa sul New York Times. Si scriveva che l’intrattenimento si può avere a casa e che quindi i film, quelli costosi come quelli pensati dalla Disney, sono destinati a morire. E questo è stato scritto nel 1983. La pandemia è arrivata, la pandemia è ancora con noi, ma le persone vanno ancora a cercare l’esperienza di vedere un film al cinema. Penso per esempio a film come Spiderman: No Way Home, oppure a Top Gun: Maverik. Se noi offriamo uno spettacolo fatto bene, la gente va al cinema molto volentieri. Se creiamo un parallelo tra cinema e l’industria della musica possiamo dire che andare al cinema è l’equivalente del concerto live. Noi possiamo ascoltare tranquillamente la musica in streaming, certo, ma nulla potrà mai sostituire la fantastica esperienza che ti restituisce un concerto live. Lo stesso fa il cinema. Il cinema ha tutte le carte in regola per poter sopravvivere. Però bisogna lavorare in stretto contatto con gli esercenti cinematografici. Dobbiamo assicurarci che i cinema possano presentare i film nel miglior modo possibile, in termini di immagini e suono. Andare al cinema deve essere un’esperienza che parte da quando viene acquistato il biglietto.

Avatar è stato uno spartiacque per il cinema. Un film che ha cambiato il modo di percepire l’intrattenimento. Poi è arrivata la moda dei cinecomics. Siccome James Cameron ha sempre voluto battere sé stesso, lei pensa che Avatar – La via dell’acqua ci riporterà ad un cinema che oggi non si fa più oppure ci proietterà verso un nuovo modo di fare cinema?

Credo che James Cameron, nella sua carriera, ha sempre spinto la tecnologia verso nuove strade. Ha sempre influenzato profondamente il modo di pensare e fruire le opere cinematografiche. Lui ha saputo spingere i confini tecnologici sempre più in là e questo è ciò che mi entusiasma nel lavorare con lui. Ogni film è una nuova sfida. Come dicevo prima, in Avatar – La via dell’acqua abbiamo Sigourney Weaver che interpreta un ruolo di una quattordicenne, una cosa che prima d’ora era impensabile. Speriamo che quello che abbiamo sperimentato in questo primo sequel di Avatar possa aiutare e ispirare altre produzioni a fare bene ed anche meglio di quanto abbiamo fatto noi.

Director James Cameron and Edie Falco on set of 20th Century Studios’ AVATAR 2. Photo by Mark Fellman. © 2021 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Come mai sono stati messi in cantiere ben quattro sequel contemporaneamente?

Abbiamo scelto di realizzare 4 sequel contemporaneamente perché abbiamo pensato che potesse essere un modo più efficiente di portare avanti la produzione. Ad esempio, nella gestione dei protagonisti bambini era difficile pensare di mantenere il loro aspetto fisico invariato se ogni sequel fosse stato realizzato a distanza l’uno dall’altro. In contemporanea, paradossalmente, molte cose ci sono state rese addirittura più facili.

Sono passati moltissimi anni rispetto al primo film. Lei pensa che tutti questi anni sono stati utili a far progredire l’industria tecnologia che ha consentito la realizzazione di immagini così forti ed impattanti?

Tutti continuate a dire che sono passati molti anni dal primo film a questo nuovo sequel. Ma in realtà abbiamo impiegato molto meno noi di quanti ce ne sono voluti a Top Gun per fare Top Gun: Maverik. Però la risposta è indubbiamente si, il tempo ci ha consento di sperimentare e portare sullo schermo cose che cinque anni fa sarebbero state impensabili. James Cameron è da sempre un esploratore e quindi finito il primo Avatar ha voluto prendersi una lunga pausa ma non per riposarsi, semplicemente per conoscere meglio molte cose che gli sarebbero state utili nella realizzazione di questo nuovo film. Ad esempio, si è imbarcato in un sottomarino per conoscere in modo più approfondito tutto ciò che riguarda i fondali oceanici. Tutte “scoperte” indispensabile per creare l’immaginario di Avatar – La via dell’acqua. Quindi si, sono passati tantissimi anni dal primo film ma in tutti questi anni abbiamo lavorato duramente per poter essere pronti a questa nuova sfida.

Nel film è centrale il tema dell’ambiente. Questa cosa quanto può aiutare a sensibilizzare le persone, soprattutto i giovani, verso un tema così centrale e importante per i nostri tempi?

Spero che il film possa davvero sensibilizzare verso questo tema. Il primo Avatar si apre e si chiude con la stessa immagine: Jake Sully che apre gli occhi. Un’immagine metaforica che dovrebbe spingere le persone a capire, a conoscere, a svegliarsi. I film non possono fare delle prediche, perché in quel caso si raggiungerebbero solo coloro che sono già stati convertiti al discorso. No, i film devono essere provocatori, i film devono usare la fantascienza, ad esempio, come metafora del mondo in cui viviamo. Quello dell’ambiente è un tema che rientrerà in tutte le sequenze della saga di Avatar. Ma è anche un tema importante che ha ispirato anche la produzione, non solo la storia. Quella di Avatar è stata una produzione molto green, con zero utilizzo di plastica sul set, ad esempio. Non potevamo predicare bene e razzolare male, dovevamo essere un tutt’uno con il messaggio ambientale che intendiamo promuovere.

In attesa di poter ammirare in sala Avatar – La via dell’acqua, in arrivo il 14 dicembre 2022, vi ricordiamo che dal 22 settembre sarà possibile rivedere al cinema il primo Avatar nuovamente distribuito da 20th Century Studios e Walt Disney sia in versione 3D che in versione 2D.

A cura di Giuliano Giacomelli

VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.