Bastardi a mano armata, la recensione

Bastardi a mano armata

Nell’aria c’è un ritrovato appeal per il poliziottesco, o meglio, per il cinema di storie criminali declinate in uno sguardo puramente di genere. Potremmo attribuire questa rinata fascinazione al successo che negli anni ha riscosso la serie Gomorra e tutto quello che gli gravita attorno e probabilmente non sbaglieremmo, ma il passo successivo che stiamo vivendo è quello di un ritorno puro alle origini, a quel cinema crudo e verace ma con meno pretese di realismo, proprio come si faceva negli anni ’70. In questo inizio 2021 notiamo che Minerva Pictures sta insistendo su questa via sfruttando le proprietà intellettuali della loro library, prima dando un sequel – purtroppo per nulla riuscito – a Milano Calibro 9, ora rielaborando il concept di Vacanze per un massacro, sempre di Fernando Di Leo, per dar vita a un film tutto nuovo, Bastardi a mano armata.

Recluso in Algeria, Sergio sta scontando una condanna per omicidio quando viene raggiunto da un avvocato italiano che gli propone un “affare”: lui sarà graziato ma in cambio dovrà portare a termine una missione in Italia per conto di un misterioso uomo d’affari. Sergio accetta e si mette subito all’opera recandosi in una villa dove deve recuperare alcuni importanti documenti sepolti nella serra. Una missione apparentemente semplice, troppo semplice. Infatti c’è una complicazione: la villa non è disabitata come previsto, ma occupata da una facoltosa famiglia e Sergio, per agire con calma, sarà costretto a sequestrare gli abitanti. Ovviamente, la situazione degenererà.

Con un’anima da b-movie molto spinta, Bastardi a mano armata vede il ritorno dietro la macchina da presa di Gabriele Albanesi che mancava dalle scene dai tempi di Ubaldo Terzani Horror Show (2011) e ci aveva positivamente colpito nel 2007 con il suo esordio splatter Il bosco fuori. Il passato nel cinema di genere più truce è senza dubbio la chiave di volta per far si che Bastardi a mano armata sia un prodotto riuscito perché non si prende, giustamente, sul serio e porta all’eccesso la situazione dando all’intera opera l’aspetto di un fumettone pulp come si facevano, appunto, in Italia negli anni ’70 e primi ’80. Scritto dallo stesso Albanesi, insieme a Gianluca Curti e Luca Poldelmengo, Bastardi a mano armata parte dallo stesso soggetto di Mario Gariazzo per Vacanze per un massacro (1980) prendendone gradualmente le distanze: in confronto al film di Di Leo viene quasi completamente esclusa la componente erotica, che lì era preponderante, per dar spazio a una struttura da home invasion dallo sviluppo esclusivamente crime/action. Lo script non presenta reali soprese, anzi anche i colpi di scena sono facilmente intuibili, ma tutto funziona molto bene e si nota un’armonia generale nella struttura del film, avvalorata da un buon ritmo, che ne fanno una visione decisamente gradevole.

Bastardi a mano armata

Nel cast troviamo Marco Bocci, già protagonista di Calibro 9, nel ruolo del principale e Fortunato Cerlino, ex Pietro Savastano di Gomorra, in un ruolo determinante per lo sviluppo della storia, ma a lasciare il segno è soprattutto l’interpretazione della giovane Amanda Campana, che risulta la più naturale e convincente di tutto il cast.

Azione misurata e consapevole dei limiti produttivi, regia attenta, dose di violenza giustamente consistente, Rebel Yell di Billy Idol nella colonna sonora, un pizzico di malizia e una citazione finale al mai troppo celebrato Milano Calibro 9 (ma giurerei che anche Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez a un certo punto ha dato ispirazione) fanno di Bastardi a mano armata un guilty pleasure per ogni vero amante della variante criminale del poliziottesco nostrano.

Potete trovare Bastardi a mano armata in TVOD sulle maggiori piattaforme streaming dall’11 febbraio 2021.

Roberto Giacomelli   

PRO CONTRO
  • Coglie lo spirito dei b-movie degli anni ’80.
  • E’ un calibrato mix di elementi per dar vita a un fumettone pulp divertente.
  • L’interpretazione di Amanda Campana.
  • Il montaggio sonoro a volte sembra un po’ grossolano.
  • E’ un po’ ingenuo nella scrittura, ma visto il tipo d’operazione non è un grande “contro”.
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