Baywatch, la recensione

Chi non conosce Baywatch? Chi è che non ha visto, almeno una volta nella vita, i guardaspiaggia più famosi del mondo correre in slow-motion sulle assolate spiagge di Los Angeles?

Trasmessa per la prima volta nel 1989 dalla NBC, Baywatch rappresenta una delle serie televisive più importanti e famose degli ultimi vent’anni. Entrato nel Guiennes del primati come telefilm più visto al mondo e trasmesso praticamente in ogni continente, la serie creata dal vero guardaspiaggia Greg Bonann è diventata un autentico fenomeno di massa capace di segnare e influenzare intere generazioni. Adesso, dopo quattordici anni dall’ultimo appuntamento televisivo, si tenta la carta del revival con un film per il grande schermo che sappia rinnovare il prodotto nella forma e nel linguaggio. Il risultato? Un disastro totale!

Siamo sulle spiagge di Emerald Bay, in Florida. Una delle spiagge più sicure al mondo poiché a vigilare sui bagnanti c’è il tenente Mitch Buchannon (Dwayne Johnson) e la sua squadra di super-bagnini. Fuori da qualunque giurisdizione, Mitch non si limita a fare solo il guardaspiaggie ma decide di indagare su un pericoloso giro di droga che sta coinvolgendo l’intera baia. Nel frattempo, è arrivato il momento di allargare la squadra con tre nuove reclute: c’è Matt Brody (Zac Efron), campione olimpionico ormai in rovina, l’imbranato dal cuore d’oro Ronnie Greenbaum (Jon Bass) e la bella quanto determinata Summer Quinn (Alexandra Daddario). Tra mille improbabili peripezie, l’intera squadra di bagnini dovrà ripulire dal losco giro di droga la soleggiata Emerald Bay.

Non è la prima volta che una serie cult del passato viene rispolverata e modernizzata nel linguaggio per diventare un nuovo pop-corn movie. Se guardiamo a tempi più o meno recenti, possiamo immediatamente individuare almeno due casi analoghi a questo con il film di Starsky & Hutch e successivamente quello di A-team.

Adesso si prova a ri-lanciare il franchise di Baywatch con la speranza di avviare una nuova saga cinematografica intenzionata a tenerci compagnia per diverse estati. L’operazione, condotta da Seth Gordon (Come ammazzare il capo…e vivere felici), per approccio alla materia d’origine ricorda molto quella del già citato Starsky & Hutch, ovvero prendere in considerazione situazioni e personaggi e stravolgere tutto il resto, a partire proprio dal linguaggio e dal genere. Se la serie tv ideata da Greg Bonann aveva una sua dignità, con episodi che affrontavano spesso missioni di salvataggio, problematiche sociali o disagi legati alla gioventù, il nuovo Baywatch decide di intraprendere una strada tutta sua e si abbandona ad un’auto-parodia in cui tutto, ma proprio tutto, è affidato ad una comicità greve poco ispirata e fastidiosamente volgare.

Lungi da questa sede il voler recitare la parte dei puritani della serie tv contrari a qualunque forma di stravolgimento. Ben venga il cambiamento, ci mancherebbe altro, purché questo sia al servizio di un film capace di intrattenere e all’occorrenza divertire. Baywatch, invece, fallisce miseramente sotto qualunque punto di vista mostrandosi sin da subito per quello che è: un film veramente brutto, dozzinale e persino soporifero nelle sue due ore di durata.

Ad infastidire maggiormente è il ricorso ad una comicità spazzatura che spesso e volentieri sprofonda proprio nel cattivo gusto. Un mix mal riuscito tra American Pie e i peggiori film con Alvaro Vitali, con situazioni e battutacce che finiscono sempre per coinvolgere i genitali maschili come la lunga scena di presentazione di Ronnie che, dopo essere stato salvato dalla bagnina di cui è innamorato, finisce con il pisello incastrato in una sdraio a seguito di un’erezione. Di situazioni del genere ce ne sono in abbondanza e questa cosa, oggettivamente, è davvero triste.

Ma ciò che davvero lascia a bocca aperta sono gli effetti speciali digitali davvero raccapriccianti, grezzi oltre ogni limite e capaci di offrire il loro peggio durante una bruttissima sequenza che coinvolge una barca in fiamme. L’utilizzo di una computer grafica così elementare e poco definita, ormai, non si trova più nemmeno nelle produzioni a marchio The Asylum.

Anche la componente “seria”, per così dire, lascia il tempo che trova a causa di una sceneggiatura davvero squilibrata che, per temporeggiare sulla presentazione dei personaggi e sulle situazioni demenziali, lascia davvero poco spazio alla sottotrama poliziesca che finisce per rivelare la complessità e la credibilità di una barzelletta.

Cosa salvare all’interno di questo film-spazzatura? Solamente l’interpretazione dei due “eroi” principali, Dwayne “The Rock” Johnson e Zac Efron, che a conti fatti risultano abbastanza simpatici e ben calati nel ruolo di bagnini-eroi-coglioni. Purtroppo non si salvano nemmeno gli inevitabili camei di David Hasselhoff e Pamela Anderson, i bagnini divenuti icone della serie, che si inseriscono nella narrazione in maniera forzata e poco ispirata.

Fortunatamente l’esordio ai box office americani non è stato dei migliori. Si spera che il nuovo franchise di Baywatch nasca e muoia con questo film da dimenticare alla svelta.

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
Dwayne Johnson e Zac Efron sono simpatici. Partendo da una serie cult che tutti conoscono, non si poteva realizzare un adattamento cinematografico più insulso di questo.
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Valutazione: 2.0/10 (su un totale di 1 voto)
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