Benvenuti… ma non troppo, la recensione

Il rigido inverno francese porta il governo a adottare originali misure di sicurezza per salvaguardare i senzatetto.
I cittadini che vivono in appartamenti con stanze libere, pertanto, dovranno ospitare persone disagiate e/o senza fissa dimora. Il provvedimento, naturalmente, non sarà privo di conseguenze. In particolare al civico 86 di Rue du Cherche Midi, dove abitano le famiglie protagoniste: i coniugi borghesi Dubreil (Karin Viard e Didier Bourdon) e i radical chic Bretzel (Valérie Bonneton e Michel Vuillermoz).
L’intrusione di perfetti estranei nelle loro dimore romperà vigorosamente i già precari equilibri domestici e condominiali, lasciando emergere contraddizioni e abiezioni a tutto spiano.

La commedia d’oltralpe, si sa, ama farsi alfiere della denuncia di problematiche sociali, in nome di quel ‘castigat ridendo mores’ che, non a caso, è un’espressione coniata proprio da un poeta francese, Jean de Santeul. Se, tuttavia, in passato ha portato a casa il compito a pieni voti (si veda il gioiello Quasi Amici o il più recente Non Sposate le mie Figlie), in questo caso non possiamo certo affermare lo stesso.

benvenuti

Oggetto di scherno è l’egoismo, l’ipocrisia di chi non esita a dichiararsi dispiaciuto per i più sfortunati ma è pronto a tirarsi indietro quando si presenta l’occasione di far la propria parte per dare una mano. Una tematica non priva di complessità, perchè ammettiamolo: accogliere in casa propria sconosciuti che, per di più, sono clochard o hanno bambini piccoli a carico, è una condizione che non entusiasmerebbe neanche noi. Purtroppo, però, nonostante lo spunto abbia il potenziale per dar vita a una sana comicità ma anche a un’analisi onesta e spietata dell’odierno conflitto di classe, il risultato disattende clamorosamente le premesse.

Benvenuti… ma non troppo, quarto lungometraggio della pluripremiata Alexandra Leclère, è fiacco e senza guizzi. Pur portando in scena personaggi-simbolo, efficaci feticci di quei vizi contro cui si vuol puntare il dito, annega in una sceneggiatura priva di ritmo, affatto coinvolgente e decisamente non divertente. Il modello narrativo dell’outsider che manda in tilt i meccanismi che presiedono le dinamiche di una comunità, rivelandone le nevrosi, finisce così per passare in secondo piano, vanificando l’operazione.

benvenuti ma non troppo

Un’occasione sprecata per affrontare in maniera brillante temi non solo attuali, ma persino drammatici. Le soluzioni e le reazioni dei condomini alla nuova legge sono varie, così come gli espedienti per non dover condividere il proprio tetto. Ma è talmente evidente dove ogni linea narrativa andrà a parare, che incuriosirsi risulta davvero difficile.

L’epilogo, a sua volta, malgrado non pretenda di enunciare una morale, non comunica nulla di incisivo né inedito. Sì, certo, situazioni estreme portano a gettare la maschera e svelare la propria indole; dobbiamo assumerci la responsabilità di chi siamo e imparare a guardarci dentro. Tutto giustissimo… ma arcinoto anche senza infliggerci la visione di Benvenuti… ma non troppo.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Il potenziale (sprecato) dello spunto tematico.
  • Brave le attrici protagoniste Viard e Bonneton.
  • Deludente, fiacco e prevedibile.
  • Non ha nulla di significativo da dire che non sia già sentito.
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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +8 (da 8 voti)
Benvenuti... ma non troppo, la recensione, 5.0 out of 10 based on 1 rating

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