Black Mirror 5: schermo nero dell’intera serie!

Giunta alla quinta stagione, dopo l’episodio speciale interattivo Bandersnatch diffuso pochi mesi fa su Netflix, la serie antologica Black Mirror creata da Charlie Brooker nel 2011 si arricchisce di tre nuovi episodi. Un ritorno alle origini del format, quando era trasmesso dall’inglese Channel 4, a differenza della pezzatura da sei episodi che ha caratterizzato l’acquisizione da parte di Netflix a partire dalla terza stagione. Eppure il numero di episodi è la sola cosa che accomuna questa stagione alle magnifiche, inquietanti e geniali prime due triplette. Infatti, questa quinta stagione smarrisce la mission principale della serie, smette di raccontare la società presente attraverso un (vicino) futuro distopico e si adagia con molta fiacchezza su tematiche già esplorate, negandone però quella visione nerissima e lungimirante di critica sociale a cui siamo stati abituati.

Striking Vipers

Danny, Karl e Theo sono cari amici, coinquilini e compagni d’università. Tanti anni dopo la fine degli studi e di quella convivenza che ha visto indimenticabili sfide tra Danny e Karl al picchiaduro Striking Vipers, Danny ha sposato Theo e ha avuto da lei un figlio. In occasione della festa per i 38 anni di Danny, Karl torna a far visita all’amico e gli regala l’ultima versione di Striking Vipers per celebrare i bei tempi passati, una versione immersiva che si gioca collegando alla mente un chip per la realtà virtuale. Quella notte stessa, i due cominciano a giocare, ognuno dal proprio salotto, con i personaggi che erano soliti selezionare da giovani: l’avvenente Roxette e l’atletico Lance. Ma il combattimento si trasforma ben presto in un amplesso virtuale. Da quel momento, Danny e Karl si sfidano spesso in sesso virtuale “clandestino” con gli stessi personaggi, scoprendo che il loro rapporto è sempre stato qualche cosa di più di un’amicizia. Ma mentre Danny fa resistenza decidendo di abbandonare il videogame, Karl sta cominciando a provare qualche cosa di più profondo.

black mirror 5

Prendendo il via dall’immersività di un videogame, il primo episodio della quinta stagione di Black Mirror racconta la tecnologia come via di fuga dalla realtà per dar corpo a desideri sopiti, repressi. La storia tra Danny e Karl è una piccola parabola amorosa ma anche la descrizione di un’omosessualità latente, un’immersione nella routine medio-borghese americana fatta di elementi celati ai propri partner, di rimpianti; la ricerca spasmodica dei bei tempi andati attraverso il ricorso agli strumenti nerd per eccellenza, i videogames, memorabilia che hanno resistito al tempo adattandosi e innovandosi.

L’episodio scritto da Charlie Brooker e diretto da Owen Harris (già dietro la macchina da presa per la 2×01 Be Right Back e la 3×04 San Junipero) parte da premesse molto interessanti approcciandosi a una tematica dalle sfaccettature originali, ma non riesce a tenere il passo con le buone idee iniziali. Lo stesso videogame diventa con il passare dei minuti un deus ex machina qualsiasi negando la centralità della tecnologia (solitamente distopica) a cui la serie ha sempre guardato. Per esser chiari: il videogame sarebbe potuto essere sostituito con una fitta corrispondenza epistolare e il racconto ambientato nei primi del 900 senza che cambiasse molto nello sviluppo della storia raccontata. Si nota, inoltre, una fiacchezza narrativa di base che crea un parziale distacco da ciò che si sta guardando a favore di sbadigli e distrazioni varie.

black mirror 5

Nella mente di Brooker era chiarissimo che Striking Vipers sarebbe dovuto essere il nuovo San Junipero, l’eco al bellissimo episodio con Mackenzie Davis è palese, ma a conti fatti ci troviamo davanti una versione più noiosa di USS Callister.

Curioso notare che il cast è una miscellanea dai vari cinecomix di recente produzione: Anthony Mackie (Falcon nell’UCM), Yahya Abdul-Mateen II (Black Manta in Aquaman), Pom Klementieff (Mantis in Guardiani della Galassia Vol. 2), Ludi Lin (Murk in Aquaman).

Smithereens

Chris lavora come taxista per la app Hitcher e frequenta un gruppo di terapia per persone bisognose di un supporto per elaborare il lutto. Qui conosce una madre distrutta per la perdita della figlia suicida e che vorrebbe conoscere di più sulle ragioni del gesto attraverso il profilo personale della ragazza su Persona, il più celebre social network in circolazione, permesso che le è sempre stato negato per paradossali questioni di privacy. Chris decide di rapire un dipendente della società Smithereen che gestisce Persona per parlare con Billy Bauer, il CEO della società. Ma sul suo taxi carica Jaden che in Smithereen è solo uno stagista. Da questo momento si sviluppa una folle corsa in taxi contro le autorità che vogliono fermare Chris e liberare Jaden.

black mirror 5

L’episodio migliore della quinta stagione di Black Mirror è un episodio che in un’altra stagione qualsiasi sarebbe passato un po’ inosservato.

Il merito maggiore di Smithereen è l’interpretazione di Andrew Scott, noto ai più per il ruolo di Moriarty nella serie tv Sherlock, che qui dà vita a un uomo depresso, disperato a tal punto da mandare completamente a monte la sua vita. Dietro il suo folle gesto c’è molto di più di quello che si possa raccontare in una sinossi senza fare spoiler, ma l’attore inglese riesce a trasmettere quella disperazione assoluta in maniera molto efficace.

Il perno di Black Mirror è qui rappresentato dall’utilizzo scriteriato dei social network, anzi dall’utilizzo distraente che tende a monopolizzare l’attenzione di chi ne fruisce dimenticandosi, spesso, della sua quotidianità nella vita reale. L’episodio è costruito su un forte nesso causa/effetto, quasi in una visione fatalistica della vita e la funzionalità distorta della tecnologia accoglie il sapore più genuino a cui la serie ci ha abituato. Ma c’è anche da dire che Smithereen, a differenza di buona parte degli altri episodi scritti da Charlie Brooker, ha un retrogusto moralista che stride con quella visione nerissima della società propria della serie. Sembra quasi che l’episodio sia alla ricerca di una redenzione, di uno spiraglio di luce e per farlo condanna qualcuno, crea un villain, che è tanto l’uomo stesso (con i suoi rimpianti) quanto la tecnologia. Un po’ fuorviante.

black mirror 5

A dirigere c’è James Hawes, molto attivo in tv con diversi episodi di Doctor Who e Penny Dreadful, mentre in Black Mirror ha già firmato la 3×06 Hated in the Nation.

Rachel, Jack and Ashley Too

Rachel e Jack sono sorelle e vivono con il padre dopo la morte della mamma. Rachel, per il suo quindicesimo compleanno, vorrebbe come regalo Ashley Too, una bambola che riproduce la personalità di Ashley O, una nota popstar di cui la ragazza è una grande fan. Rachel riceve la bambola, ma pochi giorni dopo i media diffondono la notizia che Ashley O è in coma: ma l’attivazione casuale di software da parte di Jack su Ashley Too, fa si che la coscienza della vera Ashely O finisca proprio nel corpo della bambola. Rachel, Jack e Ashley Too si lanciano allora in una corsa contro il tempo per salvare Ashley O da morte certa.

Probabilmente Rachel, Jack and Ashley Too è l’episodio più odiato di questa quinta stagione (e di tutta la serie Black Mirror, direi), eppure quello scritto da Charlie Brooker e diretto dalla norvegese Anne Sewitsky non è affatto male. Cioè, chiariamoci: non è affatto male se decontestualizzato ma, purtroppo, se inserito nell’ottica di serie, questo episodio devia completamente da tematiche e suggestioni proprie a Black Mirror.

black mirror 5

L’elemento tecnologico è rappresentato dalla bambola robot che riproduce la personalità della popstar e la conseguente trasmigrazione di coscienza. Ma già in questo c’è un duplice dubbio: la descrizione della tecnologia non è pessimista o comunque assuefacente come Brooker fino ad oggi ci ha descritto, anzi salvifica perchè serve ad accrescere l’autostima della protagonist senza effetti collaterali e, addirittura, salvare la vita ad Ashley O. Il processo che porta Ashley O in Ashley Too, inoltre, ha un che di “magico”, espediente questo che non è mai stato utilizzato da Brooker nella sua serie.

Volontà di cambiare improvvisamente le carte in tavola con l’episodio scelto per chiudere la stagione? Poco probabile, vista anche la prevedibile mole di critiche che l’episodio ha attirato da parte dei fan.

Invece si ha tanto la sensazione che la sceneggiatura di Rachel, Jack and Ashley Too fosse chiusa in un cassetto e non originariamente pensata per far parte di Black Mirror, poi ripescata e adattata forse per esigenza di chiudere la stagione nei tempi previsti. Si tratta di personali speculazioni, ma davvero questo terzo episodio sembra non essere stato pensato per Black Mirror!

black mirror 5

Nonostante ciò, si tratta comunque di un mini-film molto gradevole, con una compiutezza narrativa maggiore di tanti altri episodi della serie e un buono sviluppo dei personaggi presentati. Sembra quasi di essere dinnanzi a quei film per ragazzi che omaggiano il modo di far cinema fantastico degli anni ’80, una sorta di Corto Circuito al femminile, anzi un Bumblebee più piccolo e intimo.

Nel ruolo di rilievo di Ashley O abbiamo Miley Cyrus, ex stellina Disney (Hannah Montana) e cantante, a cui sembra essere stato cucito addosso il ruolo anche con riferimenti biografici. La Cyrus se la cava egregiamente e, temo, questo episodio potrà essere quello maggiormente ricordato di Black Mirror – Stagione 5, come esempio della degenerazione della serie.

Roberto Giacomelli

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