Burning – L’amore brucia, la recensione

Burning – L’amore brucia osserva di nascosto l’incontro tra un giovane fattorino e una giovanissima ragazza in una caotica quanto anonima metropoli asiatica. Lei è una ragazza immagine per uno dei tantissimi negozi, cerca di attirare nella ragnatela commerciale passanti e avventori utilizzando la sua sensualità. Non sembra esserci nessun legame emotivo, nessuna combinazione tra due persone del genere.

Eppure, un passato c’è, misterioso e abbastanza indefinito nonostante venga buttato nella mischia a parole da Haemi (Jong-seo Jun) davanti ad un impassibile Jongsu (Ah-in Yoo). In maniera quasi del tutto asettica, è qui che la fiammella del titolo si accende, rimanendo costantemente preda di venti contrari. Nella sindrome da metropoli caratteristica di questo secolo, le modalità, i tempi e i modi dell’amore sono strani e il film non si concede nessun codice convenzionale che lasci spazio alla finzione riconosciuta. È questa la sconcertante brutalità che rende grande il film di Lee Chang Dong, è questo che lo rende estremamente vero e credibile. Se non fosse infatti per gli stilemi classici del cinema, si potrebbe parlarne come di un documentario sulle conseguenze dell’amore dopo gli anni zero, poco importa se siamo in una imprecisata località della Corea del Sud.

burning - l'amore brucia

Il film è basato su Barn Burning, un racconto breve del 1992 di Haruki Murakami che oltre ad essere legato intuitivamente al titolo del film condivide con la stessa denominazione di una violentissima storia del 1939 di William Faulkner. Lee strizza l’occhio a Faulkner (uno degli autori preferiti di Jongsu nel film), ma prende ispirazione per la maggior parte dallo scritto di Murakami. Lee conserva il triangolo originale ed alcuni dettagli, mentre fa suo il tutto cambiando la musica di Miles Davis. Per larga parte, il regista coreano mette in secondo piano la violenza che traspare dalle pagine di Murakami preparando in maniera talmente casuale un colpo da farlo sembrare fortuito.

La scrittura di Oh Jung-mi fa si che tutto accada per inerzia, quasi non proponendo un tema da seguire o un’idea forte da dimostrare. Seguendo per buona parte del film Jongsu, il protagonista con un evidente problema relazionale, questo non è solo chiaro ma anche filtrato dalla narrazione. In uno dei segmenti che ci dicono qualcosa di più sulla sua identità, rivolgendosi a chi gli chiede ironicamente di che cosa abbia intenzione di scrivere in quanto scrittore, la risposta si mantiene indefinita come la sua storia.

burning - l'amore brucia

Lee permette agli attori di riempire lo spessore dei suoi personaggi attraverso queste particolari interazioni, lasciando che loro stessi aggiungano dettagli piuttosto che ingabbiarli in primi piani e indicazioni registiche “esterne”, così facendo le performance sono di grandissimo spessore. Burning è caratterizzato, così, di un senso di mistero, unito a mille sfumature sospese tra il macabro e l’inquieto. Mentre infatti ogni evento espande la narrazione, andando a riempire il quadro complessivo con pulsioni sessuali, divisioni di classe ed un popolo spaccato in due, non viene spiegato necessariamente cosa succede o cosa abbia alimentato la flebile fiammella che inesorabilmente è diventato un incendio doloso.

Andrea De Vinco

PRO CONTRO
Le performance degli attori. Una durata non da tutti.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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