Catacomba, la recensione

C’era un periodo in cui in Italia si producevano fumetti per adulti che avevano un gran seguito di lettori e che oggi sono guardati come cimeli cult da centinaia di collezionisti. Erano gli anni successivi ai successi editoriali di Diabolik, Kriminal e Satanik, alimentati anche dall’aria “proibita” di alcuni successi d’Oltreoceano come i leggendari horror della EC Comics, parliamo di quegli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70, quando tutto ciò che veniva prodotto ci sembra oggi assolutamente bellissimo. E forse lo è.

In quel periodo, tra le molte pubblicazioni che durarono anche solo una manciata di numeri, c’era Oltretomba, un fumetto per adulti creato da Dino Leonetti e Stanley Baldock ed edito dalla Ediperiodici, che mescolava l’horror con l’erotismo (e spesso sfociava nell’hard). Non fu il primo ne l’ultimo a cercare queste suggestioni pruriginose e finire nascosto sotto il materasso di tanti adolescenti dell’epoca, ma è proprio a Oltretomba che si è ispirato Lorenzo Lepori per la sua nuova opera da sceneggiatore, produttore e regista, Catacomba, un horror a episodi che cerca nel fumetto della Ediperiodici un aggancio fondamentale al suo immaginario fatto di erotismo malato e orrore grandguignolesco.

Prodotto da Baionetta Movie Production dello stesso Lepori, in collaborazione con la New Old Story Film di Roberto Albanesi e Simone Chiesa, Catacomba è composto da quattro episodi indipendenti tra loro e uniti da un episodio-cornice diretto da Roberto Albanesi.

L’atmosfera generale che si respira in Catacomba è piuttosto scanzonata e lo si intuisce già dalla suddetta cornice, intitolata Un diavolo per capello, in cui un ragazzo (interpretato da Simone Chiesa), si reca dal barbiere per tagliare i capelli e mentre aspetta il suo turno passa il tempo leggendo un fumetto, da cui nascono gli episodi che vanno a comporre il film. Il primo, Evil Tree, ci mostra l’avventura di uno sceneggiatore che cerca ispirazione in un bosco, proprio nei pressi di un antico e malefico albero vivente, ma il suo lavoro viene interrotto da due bikers che si rivelano streghe affamate di sangue e sesso. A interpretare il protagonista c’è Antonio Tentori, che lo sceneggiatore lo fa nella realtà (collaborazioni con i più grandi autori horror italiani: Dario Argento, Lucio Fulci, Joe D’Amato e Bruno Mattei) e ha anche dato una mano a Lepori per Catacomba. Nel ruolo del Satanasso compare anche un altro nome celebre per il panorama horror-indie, Giovanni Pianigiani (ricordiamo Darkness Surrounds Roberta e Finché morte non vi separi), mentre le bikers-puttane-streghe hanno il volto e il corpo delle efficaci Eleonora Sinotti e Silvia Ercolini. A metà tra L’albero del Male e il trash di Russ Meyers, Evil Tree centra il suo obiettivo di mescolare con una certa efficacia lo splatter con l’erotismo spinto e gli effetti speciali ultra-casarecci (qui però ha dato il contributo anche il grande Sergio Stivaletti) divertono molto.

Andiamo decisamente su lidi qualitativi più evoluti con il secondo episodio, Alien Lover, in cui si racconta una storia di tradimenti nella provincia toscana che si sviluppa in una duplice vendetta a base di mostri alieni. La sceneggiatura è ben articolata, ricca di spunti e piuttosto originale, gli attori protagonisti convincono – in particolare Simona Vannelli – e gli effetti speciali di make-up mostrano quell’amatorialità irresistibile che ne accresce la qualità generale. Anche la mistura tra orrore ed erotismo è ben più misurata e naturale che nell’episodio precedente. A conti fatti, Alien Lover è il migliore del quartetto.

Il passo successivo, Una messa nera per Paganini, è senza dubbio il più ambizioso, un’opera citazionista che riesce comunque a trovare una sua originalità. L’idea di base è di omaggiare il cinema anni ’80 che – curiosamente – cercava in Niccolò Paganini un personaggio controverso da legare al sesso e all’orrore e per farlo Lepori ingaggia Pascal Persiano che non a caso recitò nello (s)cult di Luigi Cozzi Paganini Horror. In questo episodio si racconta la resurrezione e carcerazione di Paganini da parte di un nobile che lo tiene alla sua mercé. La chiarissima ispirazione viene dall’ultimo episodio del film antologico Il giardino delle torture (1967) di Freddie Francis, in cui però Paganini era sostituito da Edgar Allan Poe. Questo episodio è più soft dei precedenti, con una sostanziale esclusione dell’elemento erotico (anche se il pruriginio leggero rimane) e una maggiore ambizione di fondo che lascia anche trasparire, più degli altri episodi, una certa economia di base.

Edgar Allan Poe è invece il diretto collegamento dell’ultimo episodio, La maschera della morte rossa, che funge da semplice espediente per un delirio erotico che da Poe si allontana narrativamente molto. Assistiamo a pratiche sessuali di qualsiasi tipo (c’è perfino la necrofilia, così da stimolare l’aspetto horror), che sfociano nel sangue più urlato e invasivo facendo di questo episodio forse il narrativamente più debole, anche se la suggestione visiva riesce comunque a valorizzarlo. Inizialmente La maschera della morte rossa era stato pensato per essere l’episodio di un’altra antologia (Poern, rilettura porno-erotica delle opere di Poe), poi escluso dall’opera finale e annesso da Lepori in quest’altra; ciò spiega la sensazione di estraneità che questo episodio mostra in confronto al contesto ben più goliardico di cui fa parte, ma le tematiche riescono comunque a legarsi con una certa coerenza e il ritorno delle due attrici già presenti negli altri episodi (Simona Vannelli e Eleonora Sinotti), creano comunque un forte legame.

Nel suo complesso, Catacomba sa fare il suo “sporco” dovere con mestiere e frulla con cognizione di causa l’erotismo e l’orrore proprio come accadeva nei fumetti da cui trae ispirazione. Curioso notare come il regista sia omonimo di uno dei disegnatori storici di Oltretomba, che qui è stato contattato per realizzare le tavole che uniscono a la Creepshow un episodio con l’altro con la cornice, la bella locandina e il prezioso fumetto che è contenuto nell’edizione DVD di Catacomba, edito per l’homevideo dalla 30 Holding.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un divertente mix tra orrore ed erotismo.
  • Effetti speciali caserecci ma efficaci.
  • Non tutti gli episodi sono dello stesso livello qualitativo.
  • È impossibile non notare una povertà di base.

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