Archivio categorie: Cinema
Sorella Morte, la recensione

Se la scena horror spagnola è così tanto acclamata e riconosciuta da gran parte degli appassionati del genere come l’isola felice del vecchio continente, la maggior parte del merito di tale gradimento va ricercata nell’abilità degli autori iberici di acquisire la lezione proveniente dagli horror mainstream, allo scopo però di proporre film con una personalità propria e con un’estetica che rifugge da quella che sarebbe una semplice e sterile copia. Ne sono un esempio pellicole come la saga di Rec, Possession – L’appartamento del Diavolo, La Abuela e Veronica, titoli nei quali i filoni degli zombie, delle possessioni demoniache e delle case infestate sono rielaborati con modalità e approcci registici molto vicini al gusto e alla tradizione dell’horror europeo. Gli ultimi due film citati, inoltre, sono firmati da uno dei maestri del cinema spagnolo di genere contemporaneo: Paco Plaza.
L’autore Valenciano, infatti, insieme al suo ex socio Jaume Balaguerò, è uno dei nomi più apprezzati dai fan grazie alla sua capacità di servirsi degli stilemi del genere, senza per questo risultarne schiavo e ricavando anzi da essi immagini iconiche e atmosfere agghiaccianti, messe al servizio di storie originali e mai banali. Attitudine, questa, che gli ha consentito di creare una cifra autoriale ben riconoscibile grazie alla quale ogni suo lavoro è atteso con trepidante hype.
Silent Night – Il Silenzio della Vendetta, la recensione

La storia professionale di John Woo negli Stati Uniti è stata caratterizzata da grandi alti e bassi che, se da una parte hanno affermato in Occidente la sua visione di cinema consacrandolo come uno degli autori più influenti per il cinema action internazionale contemporaneo, dall’altra ci hanno confermato come le majors americane possano snaturare lo stile di un autore così riconoscibile e caratteristico. E così un Senza tregua si alterna con Nome in codice: Broken Arrow, che si alterna con Face/Off e Mission: Impossibile II, poi Windtalkers e Paycheck. Insomma, sbalzi qualitativi così evidenti che segnano una cesura netta con i vari cult a catena A Better Tomorrow, The Killer, Hard Boiled e Bullet in the Head.
Dopo un ritorno in Cina durato una quindicina di anni, che lo ha visto impegnato con film storici e action, John Woo è stato richiamato nella “Terra delle opportunità” per un ulteriore apporto al genere action/thriller con Silent Night – Il silenzio della vendetta, che lo ha portato a collaborare con Will Flynn, Basil Iwanyk ed Erica Lee, produttori della saga di John Wick. E infatti, la nuova trasferta di Woo in America è un po’ nel segno di John Wick, ma come se l’ormai celebre film con Keanu Reeves fosse stato realizzato nei primi anni ’90 e con una fortissima influenza dal cinema di Hong Kong.
Napoleon, la recensione del kolossal di Ridley Scott con Joaquin Phoenix

Dopo l’uscita di 2001: Odissea nello spazio, Stanley Kubrick si mise al lavoro su un biopic su Napoleone Bonaparte. Si trattava di un kolossal che avrebbe ripercorso, nella durata di 180 minuti, tutta la vita del celebre generale francese, dall’infanzia alla morte, passando per la sua formazione militare, la vita politica e le conquiste. Il Napoleon di Stanley Kubrick, oggi documentato dal ritrovamento di una sceneggiatura originale negli archivi della United Artist, non vide mai la luce e il perché è da cercare esclusivamente nella difficoltà che il regista newyorkese ebbe nel trovare finanziamenti. Pare, infatti, che gli furono chiuse molte porte in faccia anche a causa del sonoro insuccesso del film Waterloo (1970) di Sergei Bondarchuk. E così Kubrick, dopo Arancia meccanica, si dedicò a un altro film storico, Barry Lyndon.
Mezzo secolo dopo, un grande regista contemporaneo come Ridley Scott ci riprova e ci riesce a fare Napoleon!
Dream Scenario, la recensione

Il professore universitario Paul Matthews comincia ad apparire nei sogni delle persone. Non solo dei conoscenti, ma anche di emeriti sconosciuti sparsi in giro per il mondo. Proprio lui, un uomo ordinario, anonimo, che si fatica a riconoscere per strada. E, infatti, nei sogni non è altro che una comparsa, un uomo che cammina sullo sfondo, che spunta da una siepe. Però questo fa di Paul una star, l’uomo che tutti conoscono senza che nessuno effettivamente sa chi sia, finendo inevitabilmente all’attenzione dei media. Più se ne parla, più Paul diventa virale all’interno dell’attività onirica di chiunque. Quando, però, i sogni in cui Paul compare si trasformano in incubi e lui stesso lascia da parte il ruolo di comparsa per diventare un protagonista, spesso malvagio e spietato, le cose cambiano e la celebrità dell’uomo gli si ritorce contro fino a trasformarlo nella persona più odiata del mondo.
Mimì – Il principe delle tenebre, la recensione

Ma lo sapete che, secondo una recente teoria, a Napoli ci sarebbe la tomba di Dracula? Si, proprio quel Dracula che ha ispirato Bram Stoker nella stesura del celeberrimo romanzo, quel principe e abile stratega rumeno che rispondeva al nome di Vlad III di Valacchia. Questa teoria risale al 2014 ed è stata supportata dall’Università di Tallinn, in Estonia, e si basa sulle incisioni che sono state ritrovate sul sepolcro del Conte Matteo Ferrillo, custodita nella chiesa di Santa Maria la Nova, nei pressi di Piazza Bovio, nel centro di Napoli. Ve la faccio breve: Dracula non sarebbe morto in battaglia, ma preso prigioniero dai turchi e poi riscattato dalla figlia Maria Balsa, che in quegli anni era rifugiata a Napoli e sposata con il più giovane dei Ferrillo; la donna fece poi tumulare il padre nel sepolcro del suocero, lasciando degli indizi sull’incisione centrale che riconducessero ai simboli della famiglia e dell’Ordine del Drago.
Partendo proprio da questa suggestiva ipotesi, ancora discussa da storici ed esperti, Brando De Sica ha costruito il suo esordio ufficiale alla regia di un lungometraggio, l’horror Mimì – Il principe delle tenebre.
Thanksgiving, la recensione del nuovo horror di Eli Roth

A cominciare dal grande classico del 1974 Black Christmas, abbiamo un gran numero di film horror sul Natale, per non parlare di quelli ambientati la notte di Halloween con in testa il capolavoro di John Carpenter; non mancano poi slasher che si svolgono il 14 febbraio (Il giorno di San Valentino, Valentine – Appuntamento con la morte e San Valentino di sangue), a Capodanno (Terror Train, Giorni contati, New Year’s Evil), a Pasqua (The Being, Serial Rabbit, Resurrection) e ci sono perfino film horror ambientati il 1° aprile (Pesce d’aprile). Ma, curiosamente, mancava all’appello il giorno del Ringraziamento, la festività che si celebra negli Stati Uniti ogni quarto giovedì di novembre da tradizione centenaria come segno di gratitudine per il raccolto dell’anno trascorso. A rimediare a questa mancanza ci pensa il buon Eli Roth con Thanksgiving, slasher-horror che nasce da un omonimo finto trailer del 2016 che faceva parte della versione lunga americana di Grindhouse di Tarantino e Rodriguez, lo stesso mucchietto di fake-trailers da cui poi hanno preso vita Hobo with a Shotgun di Jason Eisener e Machete dello stesso Rodriguez.
Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, la recensione

Quando Hollywood rimette mano a un franchise a distanza di soli otto anni dalla conclusione effettiva di quel franchise c’è da farsi qualche domanda. Otto anni sono troppi per dar vita a un “semplice” proseguo che faccia leva sulla curiosità e la foga dei fan di allora, ma sono anche troppo pochi per puntare sull’effetto nostalgia o acchiappare un nuovo pubblico attraverso un reboot. Otto anni non hanno dato modo né di sentire una mancanza né di aprire la strada a spettatori più giovani cresciuti nel “mito di”. E infatti Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente è un film dal fiato cortissimo e destinato a un veloce oblio, un’opera che non si capisce se prodotta fuori tempo massimo o semplicemente troppo presto.
Il teaser trailer di Terrifier 3!

Lo scorso 1° novembre, in occasione della re-release americana di Terrifier 2, è stato proiettato nei cinema americani insieme al secondo capitolo delle avventure splatter di Art il Clown anche un teaser trailer di Terrifier 3, attualmente in fase di lavorazione e atteso nei cinema americani per il 25 ottobre 2024. Ora quel teaser trailer è stato ufficialmente pubblicato anche sul web e ve lo mostriamo.
C’è ancora domani, la recensione

Già campione di incassi a due settimane dall’uscita in sala, C’è ancora domani è l’esordio alla regia di Paola Cortellesi, nelle vesti di regista, sceneggiatrice e protagonista della propria opera prima. Un esordio che vede l’attrice romana interpretare Delia, una donna delle borgate romane del secondo dopoguerra, madre di tre figli e moglie di un uomo violento. Il film segue la quotidianità della donna tra le commissioni giornaliere, i doveri di madre e le sofferenze di un matrimonio travagliato; il tutto senza mai dimenticare la centralità dei sentimenti della protagonista.
The Marvels, la recensione

Il Marvel Cinematic Universe è giunto a quel punto critico che prima o poi sarebbe inevitabilmente arrivato. Quindici anni da quando tutto è iniziato con Iron Man, praticamente senza consapevolezza che si stava facendo la Storia del Cinema: 5 Fasi, 33 film e 10 serie ad oggi, per la saga cine-televisiva più grande di sempre. Ma come ogni cosa che raggiunge il punto più alto, prima o poi si è destinati a scendere e questo tempo è arrivato anche per i Marvel Studios e per il lavoro quasi sempre impeccabile del buon Kevin Feige. Ma se è innegabile che dopo il climax di Avengers: Endgame qualcosa si è incrinato, quasi una difficoltà fisiologica nella ripartenza, nel catalizzare d’accapo l’attenzione su qualcosa che era considerata come conclusa, è anche vero che la percezione manifesta del pubblico ha iniziato a mutare.
Un tempo era l’entusiasmo dei fan a prevalere attraverso la comunicazione (specialmente sui social network), oggi è la derisione e la rabbia sarcastica degli haters a far notizia e catalizzare l’attenzione sull’MCU. Così, nonostante siano sempre numerosi coloro che seguono con interesse in tv e al cinema le nuove fasi dell’Universo Marvel senza dover per forza manifestare il loro malumore verso fantomatiche “svolte” woke, il sentimento diffuso verso questa saga oggi è negativo, alimentato da chi preferisce far gradasso e soprattutto da quelle testate di discutibile professionalità che in onor dell’engagement social facile favoriscono l’odio con “rumors” screditanti (il 99% delle volte smentiti) e notizie tendenziose.
Questa premessa è utile a far chiarezza sul malumore generale che ha anticipato l’uscita al cinema di The Marvels, 33° lungometraggio del Marvel Cinematic Universe e secondo dedicato alla supereroina Captain Marvel / Carol Denvers, che è stato comunemente considerato un disastro ancora prima di veder la luce.