Archivio categorie: In sala

Anatomia di una caduta, recensione del film vincitore a Cannes 2023

Sandra è una scrittrice di successo e si trova nella sua casa di montagna a Grenoble, nel sud-est della Francia, insieme al marito Samuel e al figlio Daniel, 11 anni e ipo-vedente a causa di un brutto incidente. I tentativi di Sandra di registrare un’intervista con una giornalista che è venuta a trovarla sono interrotti dalla musica assordante che Vincent ascolta mentre effettua lavori di ristrutturazione in soffitta, così la donna decide di salutare la giornalista e concedersi un po’ di risposo in camera da letto. Quando Daniel torna, insieme al suo cane-guida, da una passeggiata nel bosco, ritrova il padre riverso nella neve, morto, presumibilmente per una caduta dal lucernario della soffitta. Da quel momento, inizia un lungo processo che vedrà Sandra come unica sospettata anche se la donna si professa innocente e, insieme al suo avvocato, impugna l’ipotesi del suicidio.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Saw X, la recensione del decimo capitolo della saga

Ci sono voluti un paio di film, che di fatto erano tentativi maldestri di reboot, per convincere Twisted Pictures, Lionsgate e il team produttivo storico (James Wan Leigh Whannell, Gregg Hoffman, Stacey Testro) che, per ritrovare il consenso del pubblico, la saga di Saw doveva tornare alle origini. Fantomatici eredi e copycat di Jagsaw non hanno lo stesso fascino del mitico John Kramer e dei suoi complici storici così, per varcare la soglia del decimo film, Saw aveva bisogno di vero e proprio rewind, che si è tradotto in un lungimirante midquel. Saw X, infatti, è tornato ad aggiungere tasselli direttamente nei primi frangenti della storia di Jigsaw, quelli più interessanti, quando John era ancora in vita (vi ricordiamo che, nonostante la saga sia andata avanti per altri 6 film fino ad ora, il protagonista moriva nel capitolo 3!) e stava combattendo con il cancro mentre sviluppava un piano per la sua eredità da psicopatico moralizzatore.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Killers of the Flower Moon, la recensione del nuovo film di Martin Scorsese

Da quando è stato presentato fuori concorso a Cannes lo scorso maggio, Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese ha collezionato molti più titoli che disquisiscono sulla sua durata di 3 ore e 26 minuti invece che sui temi e sulla qualità del film stesso. E questo è obiettivamente triste, se consideriamo il fatto che siamo di fronte a un grande film.

È vero, oggi c’è un problema con le durate dei film. La soglia dei 180 minuti sta ormai diventando la consuetudine lì dove, fino a qualche anno fa, era un’eccezione. Ci sono diverse scuole di pensiero attorno a questa estensione di durate, ma non è questa la sede in cui parlarne. Fatto sta che, se un film necessita o sa comunque sfruttare a suo vantaggio il lungo minutaggio, questa cosa non deve di certo rappresentare una colpa e diventa perfino un paradosso soffrirne, poi, in un mondo educato dalle piattaforme streaming nella pratica del binge-watching seriale.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L’ultima volta che siamo stati bambini, la recensione

Roma, estate 1943. Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. Mentre le bombe esplodono, mettendo in subbuglio la capitale così come tutta l’Italia, quattro bambini stanno vivendo la più bella estate della loro vita. Sono Italo, benestante figlio di un federale fascista, Cosimo, che ha il padre al fronte e quindi passa le sue giornate ad annoiarsi con il nonno, poi c’è Vanda, una bambina orfana e fortemente credente e infine Riccardo, figlio di un’agiata famiglia ebrea. I quattro passano le intere giornate a giocare alla guerra con fionde e fucili di legno, a stringere patti segreti e a giurarsi amicizia eterna qualsiasi cosa possa accadere. Una mattina come un’altra, tuttavia, Riccardo non si presenta al loro solito punto di ritrovo. Italo, Cosimo e Vanda – complici le informazioni che giungono al padre di Italo – scoprono che Riccardo, insieme a tutta la sua famiglia, è stato prelevato dai nazisti e fatto salire su un treno diretto in Germania, in un campo di concentramento per ebrei. Completamente ignari della gravità della situazione, i tre bambini decidono di partire in un’importante missione segreta: seguiranno i binari del treno fino ad arrivare in Germania, a piedi, convinti di riuscire a convincere i nazisti a liberare il loro amico Riccardo. Sulle loro orme, tuttavia, si metteranno presto anche Vittorio, il fratello maggiore di Italo che è arruolato nell’esercito fascista, e Agnese, una giovane suora che presta servizio nell’orfanotrofio da cui è fuggita Vanda.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Dogman di Luc Besson, la recensione

Un camion fa un incidente sotto la pioggia, la polizia accorre sul posto: alla guida c’è un uomo in drag in stato confusionale, con addosso l’outfit rosa sfoggiato da Marilyn Monroe nella sequenza di Diamonds are a girl’s best friends (Gli uomini preferiscono le bionde). All’apertura del vano di carico, un branco silenzioso di cani di ogni razza fissa gli agenti con diffidenza. Si apre con queste premesse il caleidoscopico Dogman di Luc Besson, presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia.

La storia si dipana sotto forma di flashback, nel corso del colloquio tra l’autista arrestato e la psicologa del carcere. L’uomo si chiama Douglas e ha alle spalle un’infanzia difficilissima: un padre e un fratello violenti, che si mantenevano con le lotte clandestine tra cani, lo hanno rinchiuso e costretto a vivere per anni nel recinto degli animali da combattimento. Douglas, con i cani, ha sviluppato un rapporto intenso e speciale: sono loro la sua famiglia, il branco che nei momenti di difficoltà non lo ha mai abbandonato.

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Sick of Myself, la recensione

Cosa sei disposto a fare per essere al centro dell’attenzione?

Probabilmente la risposta di Signe (Kristine Kujath Thorp) sarebbe: tutto.

Signe è la protagonista di Sick of Myself, opera seconda di Kristoffer Borgli (che ritroveremo a breve con Dream Scenario), che racconta del difficile rapporto tossico e profondamente narcisista tra la protagonista e il suo ragazzo Thomas (Eirik Sæther), artista contemporaneo che inizia a riscuotere un certo successo e una certa attenzione. I due sfiorano il disturbo patologico, vivendo una profonda invidia e competizione l’una nei confronti dell’altro. È proprio il sentirsi messa in ombra e il desiderio di apparire che spinge Signe a metodi sempre più estremi per essere al centro dell’attenzione. Decide così di assumere delle pillole illegali, consapevole che le deformeranno completamente viso e corpo. Tutto ciò andrà ad incidere sulle sue relazioni, tanto quella con Thomas quanto quella con il gruppo di amici.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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L’esorcista – Il credente, la recensione

Dare un seguito a L’esorcista, nel 2023, a 50 anni di distanza dal film di William Friedkin, ovvero uno dei più grandi capolavori della Storia del Cinema. Beh, ci vuole coraggio. Tanto coraggio. O forse incoscienza.

Ma come ben sappiamo, non è di certo la prima volta che L’esorcista diventa oggetto di serializzazione. Ci aveva già provato John Boorman nel 1977 con risultati altalenanti e un film pasticciato che era il risultato di genesi produttiva disastrosa; ci aveva provato un’altra volta lo stesso autore del romanzo da cui tutto aveva avuto origine, William Peter Blatty, nel 1990 con un film tanto bello quanto sfortunato. Ma forse l’inciampo maggiore c’è stato nel 2004, quando Morgan Creek Production, fomentata dall’incredibile successo della ri-uscita in sala del film di Friedkin in versione integrale, mise in cantiere un prequel che ha avuto un iter produttivo assurdo scindendosi in due film diversi: la versione “action” di Renny Harlin e la ben più meritevole versione “antropologica” di Paul Schrader, rimasta inedita in Italia. Ah, quasi dimenticavo, nel 2016 c’è stata anche una serie televisiva in due stagioni che faceva da sequel diretto (almeno la prima stagione) a L’esorcista del 1973.

Eppure, nonostante questa mole di opere che si sono susseguite in cinquant’anni, suona comunque strano nel 2023 andare al cinema a guardare il sequel de L’esorcista.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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The Creator, la recensione

In un 2023 che ha visto la concreta entrata in scena delle intelligenze artificiali per lo svolgimento di mansioni solitamente frutto dell’ingegno umano, con la conseguente preoccupazione di molti professionisti dei vari settori che – come nel caso del sindacato degli sceneggiatori e attori hollywoodiani – sono entrati in sciopero proprio per preservare il futuro del loro lavoro, un film che pone al centro della trama proprio un’apocalittica IA è quanto mai sul pezzo.

Ovviamente, The Creator di Gareth Edwards non è il primo (né sarà l’ultimo) film ad affrontare il tema dell’intelligenza artificiale come una minaccia alla stessa incolumità dell’essere umano, basti pensare molto banalmente a tre caposaldi della fantascienza come 2001: Odissea nello spazio, Terminator e Matrix. Ma proprio consapevole del suo “limite”, il film scritto e diretto da Gareth Edwards cerca una tangente molto personale per affrontare l’argomento e portarlo in territori anche abbastanza spiazzanti.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Talk to Me, la recensione

Sono passati due anni da quando Mia ha perso sua madre, in circostanze che non le risultano ancora molto chiare. Adesso vive da sola con suo padre, con il quale ha un rapporto conflittuale, e proprio per questo viene spesso ospitata a casa della sua migliore amica. Quella di Jade, ormai, è un po’ come una seconda famiglia per Mia tanto che la ragazza è riuscita a stringere un discreto rapporto sia con la madre della sua amica che, soprattutto, con Riley, il fratellino di Jade. Una sera come tante, fra una chiacchiera frivola e l’altra, le due ragazze finiscono per parlare di quella che sembra essere diventata la nuova moda dei social network, almeno fra i loro amici, ovvero un gioco decisamente elettrizzante che riesce a sballare come la migliore di tutte le droghe: si chiama Talk to Me ed è una sorta di seduta spiritica che garantisce un contatto immediato con una presenza ultraterrena.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Asteroid City, la recensione

Siamo nel 1955 ad Asteroid City, un paesino nel deserto americano nato nel cratere generato dall’impatto di un asteroide. Qui si tiene periodicamente una convention di giovani astronomi e cadetti spaziali tra i più brillanti d’America, chiamati per esporre le loro idee e ritirare coccarde come ringraziamento al loro contributo alla scienza. Tra questi c’è Woodrow Steenbeck, in viaggio con il padre che non l’ha ancora messo al corrente che la mamma è appena deceduta. Quando i presenti alla convention sono testimoni di un bizzarro incontro ravvicinato con una creatura extraterrestre, tutta Asteroid City viene messa in quarantena dall’esercito americano. Durante questo periodo di convivenza forzata, vengono a crearsi conoscenze, amicizie e conflitti tra il variopinto manipolo di umani che popolano Asteroid City.

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