Archivio categorie: Recensioni
Il ritorno di Casanova, la recensione

Leo Bernardi è uno stimato e pluripremiato regista italiano che, superarti ormai i sessant’anni da un po’, si ritrova ad abbracciare una crisi esistenziale e professionale che lo sta mettendo alle corde. Ha da poco finito di girare il suo ultimo film, un adattamento cinematografico de Il ritorno di Casanova dello scrittore austriaco Arthur Schnitzler, ma adesso qualche cosa di intimo e molto personale sembra porsi fra lui e la fine del montaggio. Leo non vuole chiudere il suo film, tergiversa in ogni modo alla ricerca costante di una paventata perfezione, e ciò lo porta inevitabilmente in rotta di collisione con il suo caro amico e mentore Gianni, il montatore di tutti i suoi film, e con Alberto, il suo produttore storico che già sta vendendo la premiere de Il ritorno di Casanova al Festival di Venezia. Ma che cos’è che frena Leo Bernardi nel chiudere il suo film? Semplicemente la paura di non essere più infallibile come un tempo. La paura nei confronti d’aver fatto peggio di Lorenzo Marino, un giovane regista osannato dalla critica e anche lui in procinto di presentare il suo nuovo film a Venezia e la paura nei confronti di Silvia, una giovanissima contadina di cui si è innamorato e che adesso vive con lui sotto forma di ricordo.
Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, la recensione

Nel 1974, due giovanotti americani di nome Gary Gygax e Dave Arneson, precisamente di Chicago il primo e di una contea del Minnesota il secondo, fecero la storia dell’intrattenimento nerd dando vita a Dungeons & Dragons e, con esso, al concetto contemporaneo di gioco di ruolo. Il primo set-up arrivava direttamente da un generico wargame, di cui ne ha rappresentato praticamente un’evoluzione, funzionalmente mescolato all’immaginario fantasy di quegli anni, che fondamentalmente coincideva con quello sdoganato da Tolkien con Il Signore degli Anelli, anche se nel world-build di D&D possiamo notare influenze da parte di molti altri autori del panorama letterario fantastico, come Vance, Moorcock, Howard, Leiber, Merritt e Vogt. Fatto sta che quei due ragazzotti con tanta passione e uno spiccato senso per gli affari avevano dato il via a un vero e proprio fenomeno popolare che oggi stima circa 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue e oltre 1 miliardo di dollari di vendite di manuali e accessori.
Come spesso accade con ogni prodotto di successo, lo sviluppo multimediale è presto all’orizzonte e Dungeons & Dragons diventa un brand da sviluppare in romanzi, fumetti, videogames, serie d’animazione e film. Quest’ultimo campo è quello che, in questa sede, ci interessa maggiormente.
Pantafa, la recensione del folk-horror di Emanuele Scaringi

Da quando la piccola Nina ha iniziato a soffrire di frequenti disturbi del sonno, Marta (Kasia Smutniak), la madre della bambina, ha pensato che la cosa più utile per sua figlia potesse essere quella di allontanarsi dalla caotica e stressante vita di città. Le due si recano perciò a Malanotte, un piccolo e sperduto borgo nell’entroterra abruzzese. Qui Marta ha preso in affitto un grande casale di campagna, isolato da tutto e tutti, un luogo apparentemente perfetto per poter “disintossicarsi” con sua figlia dalla quotidianità urbana. Ma sin dalla prima notte trascorsa in quel grosso casale, le cose non vanno esattamente come sperato: i disturbi notturni di Nina anziché alleviarsi peggiorano notevolmente e la bambina, forse preda di allucinazioni notturne, è convinta che una sinistra creatura voglia rubarle il fiato durante la notte. Giorno dopo giorno, notte inquieta dopo notte inquieta, Marta scopre da alcuni abitanti del villaggio che in quelle strade vive la leggenda della Pantafa, ossia un demone maligno affamato di bambini che, durante le notti, si accovaccia sui loro addomi per succhiare via l’anima.
Tetris, la recensione

Il videogame Tetris mi ha rovinato la vita.
Ancora oggi non riesco a mettere la spesa sul nastro scorrevole prima di pagare senza riempire tutti gli spazi vuoti.
Quello che fa bene il film di Jon S. Baird, presto distribuito per la piattaforma Apple TV+, è soprattutto nella prima parte spiegare precisamente qual è l’attrattiva di un gioco come Tetris. Perché ha fatto così presa, tanto da diventare il videogioco rompicapo per antonomasia e allo stesso tempo qualcosa di bigger than life. Ovvero, come la sua semplicità si colleghi direttamente a meccanismi ancestrali di gratificazione: ogni fila che eliminiamo è una dose di dopamina nel nostro cervello.
2028 – La ragazza trovata nella spazzatura, la recensione

- Polonia. Cielo grigio e luci al neon blu, l’aria è inquinata, tossica. L’atmosfera deprimente, viziata, chiusa.
La cornice in cui si apre la nostra storia è questa e Simon Hertz, il protagonista, ci avvisa dicendo che nell’indomani si toglierà la vita. Il suo è un gesto politico, un’azione di dissenso e disobbedienza che spera poter essere l’inizio di un cambiamento. Perché dal 2026 la Polonia e altri paesi nel mondo hanno iniziato un processo di automatizzazione dei carcerati di reati gravi. Questi vengono privati dei ricordi indossando collari che li rendono docili grazie al progressivo rilascio di Vaxina, una droga che intorpidisce i sensi. I cittadini sono messi in guardia dai rischi collegati alla liberazione degli automi, che ormai di umano non hanno più nulla.
Delta, la recensione

In una zona sospesa sul delta del Po, idealmente collocata tra Ferrara e Rovigo, va avanti da tempo una spietata caccia tra pescatori e bracconieri. In modo particolare è verso la famiglia Florian che i pescatori locali riservano un grande odio, ovvero una famiglia di bracconieri venuti dalla Romania che continuano a praticare una pesca illegale servendosi della corrente elettrica. A dare la caccia ai Florian ci pensa Osso, un volontario per la salvaguardia del territorio che, insieme a sua sorella Nina, passa le giornate a perlustrare tutte le zone boschive che si affacciano sul fiume. All’interno della famiglia Florian, invece, c’è Elia, un uomo possente e silenzioso che di quei bracconieri ne è sia il braccio armato che gli occhi: prima di emigrare in Romania, infatti, Elia viveva proprio in quelle zone sospese sul delta. Quando Anna, l’ex moglie di Osso, si avvicina casualmente proprio ad Elia, i destini dei due uomini si legano in modo inesorabile. Adesso l’unica via possibile è quella spietata della caccia all’uomo.
John Wick 4, la recensione

Che meraviglia John Wick 4!
2 ore e 45 minuti di pura adrenalina, di azione forsennata senza compromessi, una strabordante avventura in giro per il mondo mirata a trovare la quadratura del cerchio in una saga praticamente perfetta, che rappresenta lo zenit del cinema action contemporaneo.
Quello che hanno fatto (e stanno facendo) Chad Stahelski, i suoi sceneggiatori Derek Kolstad e Shay Hatten (ai quali si aggiunge Michael Finch in questo quarto capitolo), oltre che l’interprete Kenu Reeves, è un qualche cosa di unico per il cinema d’azione, il classico punto di non ritorno con il quale d’ora in poi devono confrontarsi tutti i film dello stesso genere.
Shazam! Furia degli dèi, la recensione

Sono passati tre anni e mezzo da quando ha fatto esordio per la prima volta al cinema il super-eroe DC Comics Shazam, uno dei più “antichi” personaggi acquisiti dall’etichetta di Superman e Batman che ha trovato corpo grazie alla simpatia di Zachary Levi e all’approccio scanzonato e originale di David F. Sandberg. Un lasso tempo relativamente breve quello che separa Shazam! da Shazam! Furia degli dèi durante il quale, però, abbiamo assistito a un vero terremoto nella divisione Warner Bros. dedicata all’adattamento dei fumetti DC che, unito ai posticipi causati dalla pandemia, hanno messo seriamente in pericolo l’esile ossatura fino ad ora costruita nel DC Extended Universe e della quale Shazam! è stato uno dei più felici e riusciti esponenti.
Educazione fisica, la recensione

In un pomeriggio assolato, quattro genitori di tre studenti di terza media vengono convocati dalla preside nella fatiscente palestra della scuola. Non hanno la più pallida idea del perché sono stati convocati lì, in modo così insolito tra l’altro. Quando sopraggiunge la preside tutto diventa chiaro. Tutto diventa tristemente e pericolosamente chiaro. Franco, Carmen, Aldo e Rossella sono i rispettivi genitori di tre ragazzi che – sostiene la preside – hanno aggredito, immobilizzato e stuprato una loro compagna di classe. Uno stupro che, a detta della ragazza aggredita, sembra essere accaduto più volte e proprio in quella palestra isolata. I genitori faticano a credere alle parole della preside, tutto sembra assurdo fino a quando vengono messi di fronte ad un video che testimonia il triste accaduto. La preside è intenzionata a rivolgersi alle autorità. I genitori, al contrario, sono disposti a tutto pur di salvare la reputazione dei loro figli.
Piano Piano, la recensione

Piano Piano è un coming of age, ambientato alla fine anni 80, nella periferia di Napoli.
All’inizio, lo ammetto, ho alzato gli occhi al cielo. “Ce n’è davvero bisogno?”, mi sono chiesta.
La risposta, arrivata a fine film, è stata: sì, se fatti in questo modo sì.
È il 1987 e la vita di Anna si muove tutta intorno ad una palazzina in mezzo ai campi, appena fuori Napoli. È sempre più imminente la demolizione dell’immobile per far spazio al passaggio di una sopraelevata in costruzione, che porterebbe allo sfratto di molti condomini. In questo spazio di pochi passi, si intrecciano le vite e le emozioni dei giovani ragazzi protagonisti di questa storia.