Archivio categorie: Recensioni

Force of Nature – Oltre l’inganno, la recensione

Il detective Aaron Falk torna a indagare su un nuovo caso che stavolta lo porta sulle Alpi australiane, in una località boschiva remota e inospitale che si presenta come l’esatto opposto di quella che aveva fatto da sfondo alla sua prima avventura cinematografica in Chi è senza peccato – The Dry. Dopo l’inatteso successo del film del 2020, Robert Connolly prosegue le indagini del federale nato dalla penna di Jane Haper adattando il suo secondo romanzo, Force of Nature, che ha un ritmo più serrato e vicino al cinema di genere ma anche un fascino e un’efficacia narrativa ben inferiore a quella del precedente capitolo.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Imaginary, la recensione

Negli ultimi dieci anni, il cinema horror ha intensificato la produzione di film che raccontano di orrori infantili, ovvero quelle minacce soprannaturali che cercano nell’innocenza e nell’ingenuità dei bambini una facile porta d’accesso alla dimensione terrena. Nello specifico, da Babadook in poi, sembrano proliferare soprattutto quelle storie che raccontano di terrificanti amici immaginari che minano la stabilità mentale dei bambini spingendoli a fare e farsi del male. Uniamo a questo mini-filone anche il recente successo – di cui si è fatta artefice Blumhouse – di quegli horror che raccontano il mondo dei bambini spesso puntando a un target di età più giovane, come è accaduto con gli imprevisti campioni del box-office M3GAN e Five Nights at Freddy’s. Avremo così il piatto servito per un altro fiero esponente dell’horror PG-13 che punta alto al botteghino americano, Imaginary, sempre targato Blumhouse e rigorosamente focalizzato sull’esplorare le paure più recondite del mondo infantile.

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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Race for Glory – Audi vs Lancia, la recensione

Il cinema italiano ha esplorato il mondo dell’automobilismo più di quanto si possa pensare. Da Formula 1 – Nell’inferno del Gran Prix (1970, di Guido Malatesta) a Veloce come il vento (2016, di Matteo Rovere), passando per Formula 3 – I ragazzi dell’autodromo (1993, di Andrea Bianchi) e Velocità massima (2002, di Daniele Vicari) e perfino la parodia con Franco e Ciccio I due della F. 1 alla corsa più pazza, pazza del mondo (1971, di Osvaldo Civirani). Formula 1, Formula 3, Rally, corse metropolitane illegali, insomma nel Paese della Ferrari, della Lancia e della Fiat, la settima arte non poteva rendere omaggio a quell’universo che ruota attorno ai motori. Così, dopo Ferrari di Michael Mann e Lamborghini di Bobby Moresco, entrambi girati anche in Italia con una quota produttiva italiana, arriva Race for Glory – Audi vs Lancia, diretto da Stefano Mordini e co-prodotto con la Francia, che ci immerge nel mondo del rally professionistico al fianco di Cesare Florio, l’uomo che ha riportato la Lancia in vetta nel campionato del mondo di rally.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La Terra Promessa, la recensione

Nella Danimarca del 1755 il capitano Ludvig Khalen (Mads Mikkelsen), reduce di guerra di umili origini, cerca riscatto tentando di “domare” il selvaggio e, apparentemente, incoltivabile terreno della brughiera danese, per costruirvi sopra una colonia in nome del Re ed ottenere così in riconoscimento il tanto agognato titolo nobiliare.

L’ambizione di Khalen, convinto di riuscire dove molti prima di lui hanno fallito, si scontra con la volontà del crudele signore del luogo Frederik De Schinkel (Simon Bennebjerg), intenzionato a mantenere l’assoluto controllo delle sue terre a qualsiasi costo.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Kina e Yuk alla scoperta del mondo, la recensione

Siamo nel Grande Nord. Kina e Yuk sono due innamorati. Lei ha il pelo bianco, è incinta e sta per partorire; lui è color cenere, molto più robusto di lei, e trascorre le sue giornate a procacciare il cibo per sé e per la sua compagna in quegli aspri e innevati territori dello Yukon canadese. Kina e Yuk sono due volpi artiche inseparabili e il Grande Nord è la loro casa. A causa della pressione antropica e del surriscaldamento globale, tuttavia, l’habitat di Kina e Yuk sta subendo delle trasformazioni repentine. Un giorno, durante un quotidiano girovagare, la lastra di ghiaccio sotto le zampe dei due compagni si spezza e Yuk resta imprigionato su un blocco di ghiaccio che pian piano viene spinto dalla corrente oceanica verso il largo. Yuk non può più tornare indietro e le due volpi artiche sono destinate a separarsi.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Los Colonos, la recensione

Terra del fuoco, confine tra Cile e Argentina. Siamo nel 1901 e il ricco possidente terriero José Menéndez, soprannominato “Re dell’oro bianco”, ha una proprietà che si estende per molti chilometri e che utilizza per lo più per i suoi allevamenti di pecore. L’imprenditore affida al suo scagnozzo MacLennan, ex soldato scozzese, la missione di trovare una via che conduca agilmente verso l’Oceano Atlantico e per quest’avventura porterà con sé il mercenario americano Bill e il meticcio Segundo, che è noto per la sua mira infallibile. Sulla carta, il loro viaggio è solo di esplorazione e ricognizione, in pratica i tre dovranno trovare un modo per eliminare gli indigeni che popolano la pampa e che intralciano le mire espansionistiche di Menéndez.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Drive-Away Dolls, la recensione

Siamo nel 1999, c’è una valigetta misteriosa, dei killer prezzolati pronti ad impossessarsene, personaggi grotteschi ad ogni angolo e un paio di eroi(ne) – che di eroico hanno ben poco – coinvolte loro malgrado in una serie di eventi paradossali. Praticamente tutto lo scibile del pulp è presente in Drive-Away Dolls, compresa una collocazione temporale che rimanda immediatamente proprio al decennio di maggior fortuna cinematografica per il genere. A firmare questo pamphlet, che potremmo definire pulp for dummies, è Ethan Coen, che insieme al fratello Joel ha contribuito in maniera fondamentale e indelebile a costruire il mito delle storie crime più divertenti, paradossali e sanguigne. Ma, purtroppo, Drive-Away Dolls è un disastro sotto tutti i punti di vista, una copia sbiadita e goffa proprio di quelle opere che hanno fatto salire il cognome Coen nell’Olimpo dei grandi del Cinema.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Un altro ferragosto, la recensione del sequel di Ferie d’agosto

Era il 1996 quando usciva nei cinema italiani Ferie d’agosto, l’opera seconda di Paolo Virzì, quella che l’ha consacrato come nuova voce della commedia all’italiana. Sono passati ben 28 anni da quel film, 28 lunghi anni durante i quali certo cinema italiano e l’Italia nel suo fervore politico e sociale non sembrano cambiati neanche di un giorno. Infatti, lo stesso Virzì, supportato dallo sceneggiatore di allora Francesco Bruni, a cui si aggiunge anche la collaborazione di suo fratello Carlo Virzì, si getta a capofitto in un sequel di quel Ferie d’agosto che riporta in scena tutto il cast di quasi 30 anni fa, con importanti aggiunte e tristi mancanze (Ennio Fantastichini e Piero Natoli). E Un altro ferragosto, incredibilmente, funziona oggi quasi quanto funzionava negli anni ’90 proprio per un inquietante immobilismo nello scenario politico, sociale e cinematografico in cui l’Italia versa. E questo fa riflettere.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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La sala professori, la recensione

“Ǫuello che succede nella sala professori, rimane nella sala professori!”

Puoi studiare quanto vuoi, ma per diventare un bravo insegnante devi imparare facendo. E mettendoci la faccia.

Carla Nowak (Leonie Benesch) sembrerebbe averlo capito bene, trasferitasi da poco dalla Polonia in Germania, insegna matematica ad una classe di seconda media. Nonostante si approcci ai propri studenti con rispetto, attenzione e delicatezza si renderà conto che, pur essendo una professoressa fantastica, insegnare e soprattutto mantenere la fiducia dei propri alunni è estremamente difficile.

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Dune – Parte Due, la recensione

“Qualsiasi strada, se seguita fino alla fine, non conduce da nessuna parte. Arrampicati solo un poco sulla montagna, per vedere se è una montagna. Dalla cima, non potresti vedere se è davvero una montagna.”

(antico proverbio Bene Gesserit)

Accompagnato da un consistente stuolo di giustificatissime reaction entusiastiche, arriva nei cinema italiani dal 28 febbraio Dune – Parte Due, che conclude l’adattamento del primo dei sei romanzi di Frank Herbert dedicati al pianta dove si estrae la Spezia Melange. Ma come fa notare il succitato proverbio delle Bene Gesserit, Dune – Parte Due è solo una piccola porzione della montagna, quella che ci fa rendere conto della spettacolarità di questo progetto, un secondo capitolo che seppur trasmetta un’appagante sensazione di chiusura, allo stesso tempo è solo una parte di un racconto molto più grande.

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