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Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: la noia fatta serie tv!

Vi è mai capitato di iniziare una serie TV con le aspettative a tremila e ritrovarvi, invece, con la tentazione di mollarla dopo aver visto appena due episodi? Ecco, questa è stata la mia esperienza con la nuova serie di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. Basata sull’omonima collana di libri per ragazzi, la serie targata Disney, prometteva a gran voce di regalare ai fan l’adattamento televisivo che tanto avevano sperato, rilasciando settimanalmente una puntata dalla durata di 30/40 minuti. Per anni, infatti, lo stesso Rick Riordan, autore della collana, si era detto deluso dal modo in cui era stato trattato il materiale dei propri libri nella realizzazione dei film. Motivo per cui, il sentirgli dire solo parole positive circa questa serie, aveva fatto accendere in me la luce della speranza. E invece no! Come sempre, però, andiamo per ordine e analizziamo con cura pregi e difetti della nuova serie, ora disponibile integralmente su Disney+.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Madame Web, la recensione

Dopo i due film su Venom e Morbius nessuno aveva grandi aspettative sul quarto film live-action Marvel targato Sony Pictures, eppure Madame Web è riuscito nell’ardua impresa di far rivalutare in parte i precedenti lungometraggi inseriti nell’universo di Spider-Man. Quello diretto da S.J. Clarkson non è un film brutto in senso assoluto, così come non lo erano Venom e Morbius, ma è un film sbagliato: pensato male, realizzato senza la minima ambizione e promosso perfino in maniera ingannevole.

Quella di Cassandra Webb, Cassie per gli amici e formalmente Madame Web, è una storia che si protrae editorialmente fin dai primi anni ’80 quando il personaggio comparve nel numero 210 di The Amazing Spider-Man (n°26 de L’Uomo Ragno in Italia). Non si tratta, però, di un personaggio mainstream nell’universo di Spider-Man, anche se è stata determinante in alcuni archi narrativi dell’Arrampicamuri, motivo per il quale ha generato un po’ di stupore, misto a perplessità, la notizia che Sony le stava dedicando una origin story da solista.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Finalmente l’alba, la recensione

È il 1953 e a Cinecittà si stanno svolgendo le riprese di un nuovo kolossal che vede protagonista una delle più famose stelle del cinema classico, Josephine Esperanto (Lily James), al fianco delle stelle nascenti Sean Lookwood (Joe Keery) e Nan Roth (Rachel Sennot).

Mimosa (Rebecca Antonacci) è una giovane romana, fidanzata e prossima al matrimonio con un uomo del quale non è innamorata, ma che rende felice la madre, che non vede per la sua “brava e remissiva figlia” nessun futuro migliore: “è un bravo ragazzo e ha un lavoro sicuro“.

Quando la bella e intraprendete sorella Iris (Sofia Panizzi) decide di prendere parte alle audizioni per le comparse del film, Mimosa viene notata dalla diva Josephine che ne rimane colpita e decide di trascinarla con lei, sul set e in una lunga avventura notturna tra locali e feste, che cambieranno per sempre la vita della ragazza.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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I Tre Moschettieri – Milady, la recensione

Proprio lì dove l’avevamo lasciata nel primo capitolo de I Tre Moschettieri dedicato a D’Artagnan, uscito al cinema lo scorso anno, la storia prosegue in questa seconda parte titolata a Milady.

Constance è stata rapita perché ha visto e sentito qualcosa che non doveva assolutamente sapere e D’Artagnan, nel tentativo di correrle in salvo, viene colpito alle spalle, tramortito e fatto prigioniero. Nel frattempo, la guerra civile che vede opporsi cristiani e protestanti sta per scoppiare e la sorte di Luigi XIII come re di Francia è quanto mai in serio pericolo a causa di un misterioso complotto interno al Palazzo Reale. Da lì a poco, Athos, Aramis e Porthos vengono chiamati a combattere al fronte e si dirigono a La Rochelle, ultima piazzaforte ugonotta in territorio francese.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Runner, la recensione

Capita, ormai da qualche anno, che il cinema italiano ha (ri)scoperto il genere e capita che, come accadeva un tempo, la fonte d’ispirazione è il cinema mainstream americano. Questo è lodevole perché si crea varietà, si consente al pubblico la scelta e si dà vita a un prodotto che si vende con più facilità all’estero tenendo vivo il mercato. Ma esattamente come accadeva un tempo, soprattutto con certe opere anni ’80, quel cinema italiano di genere che guardava Oltreoceano aveva quell’aria un po’ troppo cheap, un cinema che poi nel tempo è stato ampiamente rivalutato dal sottobosco di appassionati, ma lì per lì era appunto rappresentato da prodottini senza ambizioni artistiche che servivano a far cassa.

Ora il caso di Runner, scritto e diretto da Nicola Barnaba (le commedie Una cella in due, Ciao Brother e l’horror Safrom), un po’ ricorda quelle operazioni tardo ottantiane che strizzano l’occhio al cinema americano per rifarne una versione dignitosamente discount. E la dedica – a fine film – a John McClane ci dice ironicamente anche in che direzione va cercato il modello di ispirazione.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il colore viole, la recensione del remake musicale

Arriva nei cinema italiani l’8 febbraio distribuito da Warner Bros. Il colore viola, secondo adattamento del romanzo di Alice Walker, la cui regia è firmata da Blitz Bazawule. Il film è tratto dall’omonimo musical di Broadway e tra i produttori si annovera anche Steven Spielberg, regista del primo adattamento del 1985.

La storia è quella di Celie (Fantasia Barrino) che dopo un’infanzia di abusi da parte del padre ma con accanto la sorella Nettie (Halle Bailey), che ama moltissimo, è costretta a sposarsi ancora ragazzina con Mister (Colman Domingo).

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Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Green Border, la recensione

2021, al confine tra Bielorussia e Polonia migliaia di migranti vengono utilizzati come arma politica dal regime di Lukashenko per fare pressioni sull’Europa. Migliaia di persone si ritrovano quindi coinvolte in un gioco infernale in cui vengono usate come proiettili, o meglio come palloni, da un lato all’altro del confine, rifiutate da tutti e invisibili al resto del mondo.

Green Border è uno di quei film importanti per capire la società di oggi e che riesce ad accompagnare una precisione quasi giornalistica all’empatia e all’emozione del mezzo cinematografico, raccontando una storia cruda, un incubo continuo che è invece una realtà quotidiana.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Omicidio al cimitero, la recensione

Sei persone in visita al cimitero comunale di Santa Cristiana, nel bel mezzo del nulla, trovano il cadavere del guardiano accasciato nella cappella. L’uomo è stato strangolato, le uniche due automobili sono state sabotate, non c’è campo per i cellulari e il prossimo autobus passerà tra ore. I sei non possono far altro che attendere e stare in allerta perché tra di loro può nascondersi l’assassino.

Queste sono le premesse di Omicidio al cimitero, nuovo film diretto da Stefano Simone che torna a esplorare i territori del giallo/thriller dopo il riuscito Il fantasma di Alessandro Appiani. Questa volta però siamo alle prese con una dinamica da giallo classico (non a caso il cimitero è titolato a Santa Cristiana, luogo che non esiste realmente ma omaggia Agatha Christie), senza concessioni al soprannaturale o a predominanti contaminazioni con la commedia. Unità di tempo e di luogo, un omicidio, sei indiziati e un responsabile da individuare. Gli ingredienti sono quelli del whodunit puro, ma con un parco di personaggi variegati che consente di affrontare anche tematiche di rilievo sociale come la depressione giovanile e le frodi on line.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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The Warrior (The Iron Claw), la recensione

The Iron Claw, distribuito in Italia con il più banale titolo The Warrior, è l’ultima fatica della casa di produzione A24 ma è anche il nuovo film di Sean Durkin (The Nest, La fuga di Martha) e racconta la vera storia dei Von Erich, forse la famiglia più importante della storia del wrestling. Nel cast troviamo Zac Efron, Jeremy Allen White, Lily James e Harris Dickinson.

Jack Fritz Von Erich, padre intransigente e capofamiglia, sogna per i suoi figli un futuro di vittorie e a ciascuno di loro assegna il compito di portare a casa il titolo di campione. John è un genitore soffocante e contrario a mostrare la propria interiorità, le emozioni, che vede come debolezza. I Von Erich, inoltre, sono affetti da una paranoia, sono infatti convinti che la cosiddetta “maledizione” familiare possa venire a prenderli, una leggenda sportiva caratterizzata da difficoltà, infortuni, malessere e morte.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Argylle – La super spia, la recensione

Dietro ogni grande eroe letterario c’è qualcuno che ne tesse la ragnatela di eventi, ne escogita gli intrecci, ne muove i fili; ma non parliamo di mefistofelici burattinai interni alla storia, bensì degli scrittori stessi, veri responsabili delle sorti dei loro personaggi. Così, se James Bond ha avuto il suo Ian Fleming, Jack Ryan il suo Tom Clancy, Jason Burne il suo Robert Ludlum e Jack Reacher ha Lee Child, anche il tostissimo e fascinoso agente Argylle ha Elly Conway e quella raccontata da Matthew Vaughn in Argylle – La super spia è proprio la storia del narratore, non quella del suo personaggio!  

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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