Archivio categorie: Netflix

La società della neve, la recensione del film sulla tragedia delle Ande

Il 13 ottobre 1972 un aereo precipita sulle Ande durante una violentissima bufera di neve. A bordo c’erano i componenti di una giovane squadra di rugby uruguayana, insieme ad alcuni familiari, diretti in Cile per una partita.

Dei 45 passeggeri molti superano quasi incolumi l’impatto, ma i soccorsi tardano ad arrivare e la sopravvivenza tra i ghiacci, senza cibo, si fa ogni giorno più difficile.

La società della neve, diretto da J. A. Bayona, è il titolo di chiusura, fuori concorso, di Venezia 80, che ripercorre la tragica vicenda realmente accaduta e raccontata all’interno dell’omonimo romanzo scritto da Pablo Vierci, scrittore uruguaiano e compagno di scuola della maggior parte dei ragazzi coinvolti all’epoca nell’incidente e pubblicato nel 2009.

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Valutazione: 8.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Maestro: sinfonia di un matrimonio

Maestro, seconda prova da regista di Bradley Cooper dopo il successo di A Star is Born (2018), è stato presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia e sarà disponibile su Netflix a partire dal 20 dicembre.

Per il suo ritorno alla macchina da presa, Cooper sceglie la strada del biopic: al centro c’è sempre la musica ma questa volta la storia portata in scena è quella del poliedrico compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein. L’arco temporale raccontato dal regista, che si propone sullo schermo anche nei panni di Bernstein, copre esclusivamente gli anni della lunga relazione con Felicia Montealegre (Carey Mulligan), moglie del compositore.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Sorella Morte, la recensione

Se la scena horror spagnola è così tanto acclamata e riconosciuta da gran parte degli appassionati del genere come l’isola felice del vecchio continente, la maggior parte del merito di tale gradimento va ricercata nell’abilità degli autori iberici di acquisire la lezione proveniente dagli horror mainstream, allo scopo però di proporre film con una personalità propria e con un’estetica che rifugge da quella che sarebbe una semplice e sterile copia. Ne sono un esempio pellicole come la saga di Rec, Possession – L’appartamento del Diavolo, La Abuela e Veronica, titoli nei quali i filoni degli zombie, delle possessioni demoniache e delle case infestate sono rielaborati con modalità e approcci registici molto vicini al gusto e alla tradizione dell’horror europeo. Gli ultimi due film citati, inoltre, sono firmati da uno dei maestri del cinema spagnolo di genere contemporaneo: Paco Plaza.

L’autore Valenciano, infatti, insieme al suo ex socio Jaume Balaguerò, è uno dei nomi più apprezzati dai fan grazie alla sua capacità di servirsi degli stilemi del genere, senza per questo risultarne schiavo e ricavando anzi da essi immagini iconiche e atmosfere agghiaccianti, messe al servizio di storie originali e mai banali. Attitudine, questa, che gli ha consentito di creare una cifra autoriale ben riconoscibile grazie alla quale ogni suo lavoro è atteso con trepidante hype.

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One Piece: il live action che ci crede tantissimo

Ricchezza, fama, potere: c’è stato un tempo un uomo che ha conquistato tutto questo, Eiichiro Oda, il re degli shonen manga; la gloria della sua opera ha spinto molte case di produzione a chiedere i diritti d’autore, quindi è iniziata la grande epoca dei “cine-manga” fatti bene.

Sebbene in Giappone gli adattamenti live action di manga di tutti i tipi siano ordinari quasi quanto gli adattamenti anime, il resto del mondo ha sempre potuto usufruire solo di pochi di essi; come per tutto il cinema asiatico, infatti, gli ostacoli principali alla diffusione consistono nella differenza nello stile di recitazione e anche nella scrittura dei personaggi, che spesso risultano troppo seriosi e complessi. Le pregevoli eccezioni spesso consistono in film action o thriller (I sette samurai, Dalla Cina con furore, La tigre e il dragone) in cui la suspence riesce a colmare la distanza tra la sensibilità orientale e quella occidentale; per il resto Hollywood si è sempre basata sui remake (The Ring, The Grudge) per “aiutare” gli autori nipponici a far conoscere al mondo la propria opera.

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Venezia80. El Conde, la recensione

Pinochet è un vampiro fascista immortale nell’ultimo film di Pablo Larrain!

Dopo le biografie di Jacqueline Kennedy in Jackie e Diana Spencer in Spencer, Pablo Larraín torna in Cile (come già in Neruda e No, che tratta proprio dell’opposizione a Pinochet durante il voto nel plebiscito del 1988) raccontando una storia horror grottesca e sarcastica. Se il regista cileno ci ha infatti abituato ai suoi racconti biografici onirici e sognanti che mescolano realtà storica, incubi e leggende, ne El Conde l’operazione arriva alle sue estreme conseguenze raccontando una vera e propria biografia immaginata, una vita falsa, brutalmente ironica e sanguinosa, che nasce da una storia vera, in un bianco e nero sgranato che ricorda un horror anni ’30 di Tod Browning.

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Rebel Moon di Zack Snyder: Netflix diffonde il teaser trailer e le date d’uscita dei due film

Uno dei registi più amati e allo stesso tempo odiati del panorama cinematografico contemporaneo, Zack Snyder, sta per tornare con un fanta-action diviso in due parti, Rebel Moon, e conferma il suo sodalizio con Netflix, piattaforma streaming per la quale ha già realizzato nel 2021 l’ottimo action-horror Army of the Dead.

Rebel Moon è la nuova saga fantascientifica ideata dal regista di 300, Watchmen e L’uomo d’acciaio, di cui Netflix ha diffuso il teaser trailer ufficiale che svela anche i titoli delle due parti che compongono il film: Parte 1 – Figlia del Fuoco, in arrivo il 22 dicembre, e Parte 2 – La Sfregiatrice, dal 19 aprile 2024.
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Hanno clonato Tyrone: ovvero Asimov nell’8 Mile

Il 21 luglio Netflix ha pubblicato il sorprendente Hanno clonato Tyrone, scritto e diretto dal regista e sceneggiatore Juel Taylor (Twenties, Creed 2, Space Jam 2); la pellicola ha subito sbancato su Rotten Tomatoes e pare destinata a diventare uno dei futuri capisaldi di quel nuovo e spumeggiante sottogenere che è la “fantascienza afro”.

In principio fu Jordan Peele e la sua pionieristica trilogia (Scappa – Get Out, Noi, Nope) a strappare i personaggi afrodiscendenti dai ruoli marginali di aiutanti e vittime sacrificali mettendoli al centro di thriller/horror di spessore, ma infine fu il Black Panther del 2018 a far entrare di prepotenza nella cultura cinefila protagonisti non caucasici.

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Rogue, la recensione del croc-movie di Greg McLean

Il giornalista Pete McKell si trova in Australia per un reportage che deve realizzare per il giornale di turismo per il quale lavora. Pete si avventura sull’imbarcazione di Kate Ryan per una crociera fluviale insieme a un gruppo di turisti e nel momento del rientro al molo, il gruppetto nota un razzo di segnalazione all’orizzonte. Kate è in dovere di andare a controllare se c’è bisogno di soccorso e giunti sul luogo dell’SOS si rendono conto che c’è solo un’imbarcazione danneggiata che sta affondando ma nessuna traccia umana. La barca di Kate viene colpita da qualche cosa e incomincia a imbarcare acqua, così i passeggeri sono costretti a dirigersi in fretta verso un piccolo appezzamento di terreno circondato dall’acqua. A colpire la barca è stato un gigantesco coccodrillo che infesta la zona e che ora si sente minacciato dalla presenza degli umani ed è dunque deciso ad eliminarli. Come se non bastasse, l’isolotto su cui i turisti si sono rifugiati sarà completamente sommerso dall’acqua entro la notte.

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Fubar: l’atteso e grandioso ritorno di Schwarzy

Nel 2010 Sylvester Stallone ha diretto quel capolavoro action dalle vibes rétro che è I MercenariThe Expendables di cui forse non tutti hanno ancora capito l’inestimabile valore simbolico e propulsivo; infatti sono bastati i tre minuti dell’iconica scena in cui Sly e Arnold Schwarzenegger si punzecchiano davanti a Mister Church (Bruce Willis), per far risorgere dalle proprie ceneri i machissimi divi degli anni ’80, a cominciare da quel vecchio Terminator di Schwarzy. Il poliedrico attore austriaco, infatti, una volta dimessi i panni da governatore della California, ha deciso di rimettersi in pista e dopo aver lavorato in action di non troppo spessore è riuscito a ritrovare la sua grande occasione nella scoppiettante serie tv Fubar, ideata per Netflix da Nick Santora e rilasciata questo 25 maggio.

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Tyler Rake 2, la recensione

Tyler Rake 2

Il primo Tyler Rake era uscito nel 2020. Al tempo non sapevo nemmeno che tipo di aspettative avere, situazione che mi aveva permesso di trovarlo una gradita sorpresa. Anzi, a dirla tutta, da fan dell’action ne ero entusiasta. Un prodotto lineare ma efficace, adrenalinico. Con una robusta dose d’azione e violenza. Tecnicamente meritevole. Questo per dire che già allora ero propenso all’idea di un sequel, augurandomi che quel fotogramma conclusivo volutamente sfocato potesse essere lo spiraglio per un nuovo capitolo. Beh, tre anni dopo posso dire di essere d’accordo con me stesso, in barba allo psichiatra che nelle sue relazioni continua a scrivere il contrario.

Tyler Rake 2 è disponibile su Netflix dallo scorso 16 giugno. Stavolta avevo aspettative più precise. E devo dire con piacere che il film, diretto ancora da San Hargrave, non le ha deluse.

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