Chiamami col tuo nome: incontro con Luca Guadagnino, Timothée Chalamet e Armie Hammer

Chiamami col tuo nome (Call me by your name), diretto da Luca Guadagnino e in uscita nelle sale italiane il 25 gennaio, è sicuramente la sorpresa dell’anno per quanto riguarda il cinema italiano. Girato nella prima metà del 2016, il film inizia a sottoporsi all’attenzione del pubblico il 22 gennaio 2017 con un’anteprima internazionale all’interno del Sundance Film Festival. Da quel momento inizia un percorso movimentato – ma anche abbastanza silenzioso – all’interno di vari festival internazionali (New York Film Festival, Festival di Berlino, BFI London Film Festival, etc) che fanno raccogliere al film consensi, candidature e premi. Un percorso che porta il film a guadagnarsi tre candidature agli ultimi Golden Globe fino ad accedere, con colpo di scena, anche ai prestigiosi Premi Oscar ricevendo ben quattro candidature: miglior film, miglior attore a Timothée Chalamet, miglior sceneggiatura non originale e miglior canzone.

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Abbiamo incontrato il regista Luca Guadagnino e i due attori protagonisti, Timothée Chalamet e Armie Hammer. Di seguito un resoconto di quanto è stato detto durante la conferenza stampa tenutasi a Roma.

Chiamami col tuo nome, pur trattando la tematica di un amore omosessuale, può essere considerato un trattato universale sulla famiglia. Un film concettuale che si spinge ben oltre la dinamica che riguarda Elio e Oliver.

Luca Guadagnino. È assolutamente così. Chiamami col tuo nome non deve essere considerato come una banalissima storia d’amore gay. Non lo è. O comunque non è solo questo. Il mio è un film che prima di tutto parla del desiderio. Mi piace pensarlo come l’aurora di un cambiamento. Ma non il cambiamento sessuale, da eterosessuale a omossessuale, ma un cambiamento inteso proprio come risveglio dell’identità sessuale. E poi è anche, o forse soprattutto, un film sulla famiglia. Proprio sotto questo aspetto, lo considero il mio primo film dal canone “disneyano”. Quando ho iniziato a lavorare a Chiamami col tuo nome avevo in mente la trilogia di Toy Story e tutti i suoi protagonisti: un manipolo di personaggi “sgarrupati” che riescono a trovare una sinergia, tra loro, mettendo in piedi una vera e propria famiglia.

Ma Timothéè Chalamet e Armie Hammer si sono sentiti, durante le riprese, personaggi dall’eco “disneyano”?

Timothée Chalamet. La visione di Luca, non immediata, effettivamente è corretta. C’è un che di “disneyano” nell’opera! (ride) Sono stato molto felice d’aver fatto un film di Guadagnino. È un regista che stimavo molto già da prima e avere l’opportunità di essere diretto da lui è stato per me molto stimolante. A prescindere dal significato che si vuole dare al film, alle letture che si possono avere, il mio scopo primario, prima e durante le riprese, era quello di rendere veritiero il personaggio e la sua storia. Era importante mantenere fermi molti equilibri e poi, su tutto, bisognava anche rendere giustizia al libro, un romanzo straordinario che ha avuto successo in tutto il mondo.

Armie Hammer. Sono d’accordo con la riflessione di Timothée. Capisco il riferimento di Luca ma io, onestamente, proprio non mi sono sentito un personaggio “disneyano”.

Negli ultimi minuti del film, durante l’intenso monologo del padre di Elio, Chiamami col tuo nome restituisce l’immagine di una famiglia che mostra un’apertura mentale notevole verso l’emisfero sessuale. Non le sembra una visione esageratamente ottimista per l’Italia di oggi e, soprattutto, quella degli anni ’80?

Luca Guadagnino. Secondo me l’utopia è la pratica del possibile. Il 1983, anno in cui si svolge la vicenda, rappresenta per Elio il tramonto di un’epoca. Ma questo vale per noi tutti, non solo per il nostro protagonista. All’inizio degli anni ottanta ci siamo trovati a vivere un forte periodo di cambiamento culturale. Ci stavamo lasciando alle spalle gli anni ’70 che, figli del ’68, hanno stravolto gli usi e i costumi della società.

Timothée Chalamet. Mi trovo assolutamente d’accordo con la riflessione di Luca. Il monologo del padre di Elio è molto intenso e presenta varie sfumature. Sicuramente, nelle parole pronunciate, c’è un tentativo paterno di trasmettere al proprio figlio le capacità per affrontare nel giusto modo un amore (per un uomo o per una donna, non importa) cercando di soddisfare appieno il nostro istinto. Ma sono anche parole utili per capire qual è il giusto modo per riuscire ad affrontare e superare un dolore. Quello è il momento più potente e toccante dell’intera storia, secondo me.

Luca, il tuo film presenta una messa in scena molto complessa ed affascinante. Ci dici qualche cosa circa l’approccio che hai con il set?

Luca Guadagnino. Negli anni ho imparato che quando si fa un film la cosa più importante è il movimento del quadro nel quadro. Quando arrivo sul set mi piace dimenticare la sceneggiatura e, con gli attori, voglio sentirmi libero di improvvisare e far vivere la scena. Però le riprese sono solo l’inizio. Per me è molto importante la fase del montaggio, che ci tengo a curare in prima persona con il mio collaboratore di fiducia, perché è questa la fase in cui si rende scintillante il lavoro degli attori. Dopo l’esperienza avuta con Melissa P., sono entrato in una direzione in cui mi piace fare solo i film che voglio fare. Voglio avere il massimo controllo del prodotto.

Armie Hammer. Voglio dire qualcosa su come si lavora con Luca. È un regista straordinario dotato di moltissimo equilibrio. È un regista che rispetta molto l’attore, non tende minimamente a sopraffarlo o limitarlo. Con lui si lavora in grande libertà. Su Chiamami col tuo nome abbiamo lavorato con un solo obiettivo, il 35mm, e così avevamo la possibilità di esprimerci sempre come desideravamo e come potevamo. Eravamo sempre nella condizione utile a raggiungere quell’equilibrio che poteva soddisfare la visione di Luca. Quando c’era qualcosa che non andava, Luca interveniva dando dei piccoli ma significativi accorgimenti. Mai stato invadente con noi attori.

Chiamami col tuo nome ha ricevuto quattro candidature ai prossimi Premi Oscar. Sensazioni e riflessioni?

Luca Guadagnino. Siamo felici e molto orgogliosi. Il percorso di Chiamami col tuo nome è stato pacato e minimale. Abbiamo ottenuto tantissime candidature e molti riconoscimenti. Alcuni di questi davvero inaspettati.

Timothée Chalamet. Sono sconcertato. Ancora non riesco a credere a questa nomination importantissima. Sono molto giovane e, per me, questi sono dei segnali evidenti che posso effettivamente continuare a fare questa carriera così difficile. Nella vita di un attore, si sa, ci sono momenti belli ed altri un po’ meno. Puoi vivere un grande successo e subito dopo avere un periodo buio. La mia responsabilità, adesso, è quella di godermi questo momento della mia carriera.

Ma i successi di Chiamami col tuo nome sono stati davvero inaspettati?

Luca Guadagnino. Vi lascio con questo simpatico aneddoto che mi è accaduto all’incirca vent’anni fa. Mi trovavo qui a Roma con un’amica e una sera, mentre eravamo sulla linea 64, siamo passati davanti la cupola di San Pietro. In quel momento ho detto alla mia amica che sicuramente non sarei mai diventato papa ma che magari, una nomination agli Oscar, potevo pure prenderla. Ecco, quest’aneddoto me l’ha ricordato proprio quella mia amica, questa mattina, con un sms. (ride)

A cura di Giuliano Giacomelli

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