Child 44 – Il Bambino n. 44, la recensione

Nella Russia sovietica del 1953, la carriera e il prestigio di Leo Demidov (Tom Hardy), agente dell’MGB dal passato doloroso, precipitano rapidamente quando egli si rifiuta di denunciare la moglie Raisa (Noomi Rapace) come traditrice del regime. La coppia, pertanto, viene confinata nella squallida cittadina di Vosk dove, alleandosi con il Generale Mikhail Nesterov (Gary Oldman), inizierà a indagare su un misterioso serial killer di bambini, che potrebbe essere il responsabile anche della morte del figlio del collega e amico di Leo, Alexei. Riusciranno i protagonisti a risalire alla verità, malgrado lo zelo del regime – e, in particolare, del crudele agente Vasili (Joel Kinneman) – nell’insabbiare gli omicidi in nome dei dettami del regime stalinista, il cui motto è “non ci sono crimini in Paradiso”?

Il thriller politico Child 44 – Il Bambino numero 44 è l’adattamento cinematografico, diretto da Daniel Espinosa e prodotto da Ridley Scott, del bestseller firmato da Tom Rob Smith nel 1998. La vicenda del romanzo, primo capitolo di una trilogia, si ispira agli efferati crimini di Andrej Čikatilo, detto ‘il macellaio di Rostov’, accusato di aver ucciso, tra il 1978 e il 1990, 53 persone tra donne e bambini.

image

Il film, purtroppo, a causa di una sceneggiatura spenta e fiacca e della regia tendenzialmente statica e documentaristica, stenta a coinvolgere mente e cuore. Questo comporta che la vicenda narrata non prenda mai davvero una piega decisa né assuma contorni vigorosi, limitandosi a trascinarsi scena dopo scena. La soglia dell’attenzione, di conseguenza, fatica a mantenersi alta e non aiuta nemmeno il carisma degli ottimi attori coinvolti. I nomi di Vincent Cassel e Gary Oldman, infatti, sono per lo più uno specchietto per le allodole, dal momento che entrambi appaiono in scena per una manciata di minuti (sui 137 totali). La performance dei protagonisti Tom Hardy e Noomi Rapace, inoltre, non convince fino in fondo, compromessa forse ulteriormente da quell’accento russo ‘appiccicato’ senza alcuna ragione al loro inglese.

Nel complesso, la pellicola non appassiona né dal punto di vista storico né in quanto thriller. Come affresco della Russia stalinista, scade in una serie di luoghi comuni – su tutti, l’agente fanatico fino all’insanità mentale – che attutiscono l’efficacia del valore universali dei contenuti. Poi, non si respirano mai davvero la tensione per i rischi corsi da Leo e Raisa o la suspense di scoprire l’identità dell’assassino, il cui profilo pesca a mani basse dall’archetipo dell’infanticida del grande schermo: il Peter Lorre di M – il Mostro di Düsseldorf di Fritz Lang. Dunque, come si accennava poco sopra, malgrado le forsennate sequenze d’azione e il potenziale della vicenda umana ed esemplare dell’individuo che, da solo, insorge contro il sistema, Child 44 non lascerà il segno né in un senso, né nell’altro.

image

La fotografia plumbea e opaca e gli ambienti freddi e inospitali in cui il plot si dipana, per contro, conferiscono spessore e veridicità alle immagini. Se la pregevole confezione di certo non basta a risollevare le sorti di un prodotto non riuscito, sicuramente favorisce in parte l’immersione spettatoriale in un contesto lontano nel tempo e nelle ideologie.

Child 44 – Il bambino n. 44, pur avvalendosi di un buon cast e avendo dalla propria una serie di spunti consistenti, pecca di mancanza di personalità e di consistenza narrativa, lasciando in bocca tanta delusione e persino qualche sbadiglio. Il film è in sala dal 30 aprile, distribuito da Adler Entertainment.

Chiara Carnà

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +7 (da 7 voti)
Child 44 - Il Bambino n. 44, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.