Class Enemy, la recensione

Class Enemy, premiato come miglior film al Festival of Slovenian Film 2013 e facente parte della selezione ufficiale per il Lux Prize 2014, è il primo lungometraggio del talentuoso ventottenne Rok Biček. La storia, ambientata in un liceo sloveno, si ispira a un fatto realmente accaduto al regista. Il suicidio di una studentessa distrugge quella che sembra essere una serena quotidianità. La colpa ricade inesorabilmente sul nuovo arrivato, l’irremovibile e algido professore di tedesco. Il dolore dei ragazzi si strasforma presto in ribellione contro un sistema sterile e immutabile, in una guerra tra due diverse generazioni. La morte di Sabine diventa espediente per liberare una rabbia repressa da riversare su un perfetto capro espiatorio, un nemico della classe. Stereotipi malsani ed estremamente radicati, cecità, orgoglio e ostinazione fanno da sfondo a questo gelido e solo apparentemente surreale spaccato di vita.

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Solo per un attimo usciamo dalle mura fredde e claustrofobiche della scuola, perché ciò che accade fuori da questo “ring” non conta. L’accecante luce bianca emanata dalle finestre cela e confonde il mondo esterno, restituendo un effetto di universalità e atemporalità. Non mancano importanti riferimenti alla letteratura e alla lingua tedesca, abusate dal professore e strumentalizzate dagli alunni. Il linguaggio di Zupan, costituito quasi esclusivamente da citazioni e inflessibili dogmi, non fa che accrescere il baratro tra lui e i suoi studenti, vulnerabili e insicuri. Perseguendo l’idea che “La realtà è la migliore sceneggiatura”, il regista ha scelto gli attori in modo molto accurato e funzionale.

Solo i professori sono interpretati da professionisti, mentre gli studenti sono stati selezionati dopo un lungo casting nei licei di Lubjana. A rendere il tutto più realistico ha contribuito l'”isolamento” di Igor Samobor, uno degli attori teatrali e cinematografici più affermati in Slovenia. Durante le riprese, i contatti tra il Professore e gli alunni sono stati limitati al minimo, in modo da accentuare il distacco e l’estraneità tra i personaggi.
 La predilezione di Biček per un unico piano sequenza e per lunghi primi piani riesce a immortalare perfettamente la costante senzazione di sorveglianza e di tensione nella scuola, come se il pericolo fosse sempre in agguato. La regia, efficace nella sua essenzialità, si sofferma con precisione sui volti e le espressioni dei protagonisti, rendendo il loro dolore tangibile.

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Ci si immerge totalmente in questo mondo di conflitto e insensata vendetta, di profondo divario e incomprensione tra studenti e inseganti, di sofferenza di chi sopravvive alla morte di qualcuno. Il regista porta lo spettatore a riflettere, a costruirsi una propria opinione e a comprendere che “Non è tutto o bianco o nero”, come viene ripetuto più volte nel film. Il risultato è un’eccellente fotografia di un microcosmo, specchio di una più ampia e complessa società, in cui i protagonisti, pur di “vincere”, si accaniscono contro il bersaglio più facile.
Class Enemy, distribuito da Tucker Film, uscirà nelle nostre sale il 9 ottobre.


Fulvia Mignozzetti

PRO:
• La scelta di un ottimo mix tra attori professionisti e debuttanti.
• È un film che rende attivo lo spettatore, suscitando dubbi e riflessioni.
• Una regia semplice ma ricercata, che riesce a collegare il particolare con l’universale.

CONTRO:
• Non è certamente un film leggero e, alla lunga, può risultare pesante.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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