Il crimine non va in pensione, la recensione

Non sempre il cinema e la società che lo circonda vanno di pari passo: se quest’ultima infatti tende a restare vecchia e poco aperta ai giovani, il mondo del grande schermo, invece, negli ultimi anni ha visto un lento ma progressivo ringiovanimento, nei contenuti ma non sempre nei volti. Di conseguenza, in alcuni casi, questo svecchiamento non ha fatto rima con qualità e soprattutto ha portato ad accantonare troppo frettolosamente i talenti del passato.

A provare a ridare lustro e importanza alla tradizione e alle grandi star del passato, e del presente, ci pensa Fabio Fulco con la sua opera prima dal titolo Il crimine non va in pensione.

L’attore e regista napoletano, fino ad ora conosciuto principalmente per le sue innumerevoli interpretazioni nelle fiction televisive, stupisce tutti con un film divertente, curato dal punto di vista tecnico e narrativo e finanche molto dinamico nei ritmi, a dispetto di quanto si potesse pensare vista l’età media del cast.

Un cast che vede al suo interno mostri sacri del cinema italiano come Stefania Sandrelli, Gianfranco D’angelo, Maurizio Mattioli, Franco Nero, Orso Maria Guerrini, Ivano Marescotti, Silvana Bosi, Salvatore Masticone, la compianta Gisella Sofio e lo stesso Fabio Fulco, unico giovane della compagnia.

La vita presso la casa di cura “La Serenessima” scorre in maniera tranquilla tra partite a scacchi, cordiali chiacchierate e serate danzanti. La quiete dell’allegra compagnia di anziani, però, viene spezzata  quando Edda, una degli ospiti della villa, finisce in ospedale dopo aver perso una cospicua somma al bingo, dove si era recata con la speranza di guadagnare i soldi necessari per pagare i debiti. Decisi ad aiutarla a tutti i costi, i suoi compagni di soggiorno pianificano un piano perfetto per rapinare proprio il bingo da cui tutto ha avuto inizio.

Alzi la mano chi non ha mostrato un po’ di scetticismo davanti alla lettura del regista, trama e cast di un progetto che a primo impatto dava l’impressione di essere un prodotto televisivo nella realizzazione e dalla storia piuttosto banale e scontata. Fulco, invece, riesce a stupire tutti con una pellicola dai ritmi veloci, toni molto divertenti ed una regia mai sopra le righe ed anzi alquanto sicura e pulita.

Il crimine non va in pensione si impone come una versione “terza età” di Smetto quando voglio il cui schema narrativo viene ripreso anche nella costruzione di una sgangherata banda in cui ogni membro mette a servizio degli altri le proprie competenze e capacità. Ciò che ne viene fuori è una serie di sketch divertenti e grotteschi che riesce nel compito di intrattenere lo spettatore di qualsiasi età e a rendere la storia molto moderna e fresca, nonostante i protagonisti non siano di primo pelo.

Un risultato più che soddisfacente raggiunto grazie ad un cast di altissimo livello formato da attori che si trovano a proprio agio in questo tipo di commedie corali e che proprio per questo motivo riescono a trovare il giusto spazio sulla scena senza invadere quello degli altri o mettersi troppo in disparte.

Il crimine non va in pensione, in conclusione, è una piacevole sorpresa, oltre che un positivo esordio alla regia per Fabio Fulco

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Un cast molto divertente e di alto livello.
  • Comicità mai eccessiva e gag grottesche.
  • La parte centrale è un po’ troppo smielata e accusa qualche lungaggine di troppo.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Il crimine non va in pensione, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.