Deadpool, la recensione

Che il cinema di supereroi sia ormai giunto a saturazione è un dato di fatto e parla chiaro il pesantissimo flop riscosso dal reboot dei Fantastici Quattro, ma anche i risultati altamente modesti che raggiunse The Amazing Spider-Man 2, tanto da contribuire alla fine prematura del franchise. È ormai una consuetudine notare, infatti, che quando si esce fuori dagli schemi precostruiti, come il Marvel Cinematic Universe, che ha uno zoccolo duro di spettatori ampissimo, il rischio di fallire sia molto probabile, a meno che non si riesca a imboccare un percorso più autoriale, come ha fatto Christopher Nolan con i suoi Batman.

Proprio con la consapevolezza del raggiungimento di questo punto di non ritorno, le menti dietro Deadpool hanno intrapreso una strada particolare, rischiosa per certi versi, ma che alla fine li ha ripagati con successo.

Il film di Deadpool, infatti, è riuscito a raggiungere un record: con i suoi quasi 160 milioni di dollari incassati in un giorno, è diventato il film vietato ai minori dall’esordio più remunerativo negli USA. Eh si, perché una delle particolarità di Deadpool è il suo rating, che negli Stati Uniti lo vieta ai minori non accompagnati. Il suo essere anticonvenzionale, scorretto, sboccato e violentissimo ha decretato il successo di Deadpool… senza tralasciare il fatto che questo film è un’autentica FI-GA-TA a tutto tondo.

Nato dalla mente di Fabian Nicieza (e dalla matita di Rob Liefeld) nei primi anni ’90, Deadpool si è subito imposto all’attenzione dei lettori di fumetti perché è un personaggio completamente fuori dagli schemi. Parliamo dell’universo Marvel, popolato da personaggi fantastici ma spesso ancorati a schemi precostituiti molto rigidi; con Wade Wilson, a.k.a. Deadpool, si infrange ogni regola e se la cosiddetta quarta parete va a farsi benedire (il personaggio si rivolge direttamente al lettore), il suo essere fieramente anti-eroe, nonché un completo psicopatico, lo rende originale, se non proprio unico, nell’ottica marveliana.

Facente parte del micro-cosmo X-Men, Deadpool era stato opzionato per una riduzione cinematografica fin dal 2000, andando poi a finire come personaggio di contorno nel primo film sulle origini di Wolverine, quello diretto nel 2009 da Gavin Hood. Era Ryan Reynolds a interpretarlo, ma tutte le caratteristiche che hanno reso unico su carta quel personaggio erano perse, tanto da invogliare la produzione a puntare ancora su Deadpool con un film a sé, che è arrivato solo nel 2016, grazie all’ostinazione proprio dell’attore Ryan Reynolds, che veste anche il ruolo di produttore, oltre che la tutina rossa attillata dell’anti-eroe.

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Completamente avulso da X-Men: Le origini – Wolverine, seppur trasversalmente inserito nell’universo cinematografico della Fox dedicato ai Mutanti, il film Deadpool ri-racconta le origini del personaggio tenendo tutte le iperboliche caratteristiche del fumetto e adottando una struttura narrativa a flashback. Incontriamo il nostro “mercenario chiacchierone” diretto a un appuntamento, pronto a fare una strage per mettere le mani su Francis, il mutante che l’ha sfigurato ma che gli ha anche dato i poteri. Nel mentre veniamo a conoscenza del suo passato: la sua professione da mercenario, la sua storia d’amore con Vanessa Carlyse, il suo tumore terminale e il tentativo di curarlo con la terapia sperimentale che gli ha dato i poteri.

Ma mentre Wade è alla ricerca di Francis, due x-men sono sulle sue tracce per farlo entrare nella scuola di Charles Xavier, Colosso e Testata Mutante Negasonica.

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Immaginate un film della Marvel, con tanto di ironia e azione spettacolare. Ora immaginate quello che in un film Marvel non vedrete mai: ovvero ultra-violenza con deflagrazioni splatter, scorrettezze nelle azioni e nel linguaggio con turpiloquio continuo, e scene di sesso neanche troppo pudiche. Ovviamente anche nel film quella “quarta parete” viene abbattuta, Wade parla con lo spettatore, gli anticipa le sue mosse e gli spiega le sue ragioni. E poi ci sono una marea di battute auto-referenziali e citazioni (extra)diegetiche: Deadpool parla di Xavier spiegando che non sa se si sta riferendo a Patrick Stewart o James McAvoy, ironizza sull’esigua presenza di x-men nel suo film perché si tratta di una produzione low-budget, cita più volte Hugh Jackman e quando sta per essere sottoposto alla cura che poi gli darà i super-poteri, chiede di non essere inguainato in una tutina verde animata in CGI, evidente riferimento al film di Lanterna Verde, l’altro cinecomic in cui fu coinvolto (con scarso successo) Ryan Reynolds.

Ma lo stesso Reynolds è un grande punto a favore del film! Si nota che l’attore ha a cuore il progetto, ha fatto particolarmente suo il personaggio, sa essere auto-ironico… praticamente un Deadpool perfetto!

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Tim Miller, che dirige brillantemente il film mostrandosi particolarmente avvezzo alle scene d’azione, è un signor nessuno, qui al suo esordio alla regia di un lungometraggio e piccoli trascorsi nel campo dell’effettistica (Scott Pilgrim vs the World), che pare abbia convinto i vertici Fox ad affidargli il film grazie a un corto d’animazione sui supereroi.

Nel cast, oltre alla super-star Ryan Reynolds, si contraddistingue Morena Baccarin, volto molto noto in tv grazie alle serie Gotham, The Flash, Homeland e V-Visitors, Ed Skrein, recentemente visto nel reboot di The Transporter, e Gina Carano, ormai consolidata action-woman da grandi produzioni hollywoodiane.

E niente… Deadpool ha vinto. Diverte, risulta originale e riesce perfino a far parlare di sé dalla carta stampata italiana, quella più ignorante sull’argomento che ha completamente frainteso alcuni aspetti del film. Insomma, una boccata d’aria fresca nel campo del cinecomic è stata data, ora ci auguriamo, da una parte, che questo non rimanga un caso isolato, ma dall’altra che non diventi una nuova regola, perché di Deadpool ce n’è uno e non tutti i supereroi si presterebbero allo stesso trattamento.

Ormai non ci sarebbe neanche bisogno di ribadirlo, ma non uscite dalla sala al termine del film perché c’è un’irresistibile doppia scena post-credits.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un cinecomic originale nel linguaggio.
  • Il personaggio fumetistico di Deadpool è reso alla perfezione.
  • Ryan Reynolds è un Wade Wilson perfetto.
  • Finalmente una boccata d’aria fresca nel filone.
  • Malgrado la costruzione non lineare, la trama è la classica genesi dell’eroe cara a gran parte dei cinecomix.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: +1 (da 1 voto)
Deadpool, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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