Difret – Il coraggio per cambiare, la recensione
Vincitore del premio del pubblico al 64esimo Festival di Berlino e al Sundance Film Festival 2014, Difret – Il coraggio di cambiare, racconta la storia di Hirut, una bambina di quattordici anni che vive in Etiopia, nel villaggio di Addis Abeba.
La pellicola, promossa dall’attrice e regista Angelina Jolie, è tratta da una vicenda realmente accaduta negli anni 90, che ha destato tanto scalpore, non solo per il coraggio, ma anche per la sensibilità che ha voluto raccontare, anzi gridare al mondo intero.
Hirut, viene rapita mentre torna da scuola da un gruppo di uomini a cavallo, tra cui si nasconde il suo spasimante, che una volta portata in un luogo appartato la violenta. Secondo la tradizione infatti, Hirut sarà ora obbligata a sposare il suo carnefice. In preda alla disperazione, al dolore e all’angoscia per quanto subito, Hirut riuscirà a scappare dai suoi carcerieri, uccidendo con un fucile il suo futuro marito. La bambina viene rinchiusa nel carcere di Addis Abeba, in attesa di un processo. E’ in prigione che incontrerà Meaza Ashenafi, fondatrice di un’associazione di donne avvocato, in difesa delle donne etiopi vittime di violenza, la quale tenterà l’impossibile per salvarle la vita.
Scritto e diretto da Zeresenay Berhane Mehari, il film non è esteticamente ben sviluppato, la messa in scena infatti è a dir poco elementare e scadente in alcune sequenze; si presenta come una pellicola più da piccolo schermo che da cinema. Tuttavia il messaggio che il regista vuole dare è importante e va oltre l’aspetto estetico del film ed è per questo che Difret ha ottenuto apprezzamenti positivi sia dalla critica, che dal pubblico al Festival di Berlino e al Sundance Film Festival.
Il tema centrale che emerge nel film è il non rispetto della donna, l’arretratezza mentale di un popolo che accusa una bambina di omicidio, quando questa si è solo difesa da chi le ha rovinato la vita. Mehari affronta il processo di civilizzazione di un villaggio (Addis Abebeba) attraverso la figura di Hirut, vittima innocente e non assassina.
Difret va a toccare le corde più profonde della nostra coscienza, mostrandoci un popolo in cui le arretrate e soprattutto mal interpretate tradizioni sembrano essere più importanti della legge stessa. Difret non è solo una battaglia in nome delle donne, ma anche in nome dell’applicazione della legge, è il coraggio di cambiare una società, di evolverla, è la forza di una bambina che rivendica la sua liberà.
Camilla Lombardozzi
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