Disconnect, la recensione

Genitori assenti, giovani ambiziose, bulletti della scuola. I protagonisti di Disconnect sono persone ordinarie, come se ne incontrano a decine ogni giorno. Ciascuna naviga in rete – spesso esagerando – alla ricerca di qualcosa: che sia denaro, uno scoop o semplicemente conforto.
Le loro storie – avvincenti, drammatiche, forse familiari – si consumano e si intrecciano in questo thriller corale sull’incomunicabilità, vera e propria patologia dei giorni nostri inevitabilmente generata dalla preponderanza della tecnologia nel quotidiano.
Nina (Andrea Riseborough) è una bella giornalista che sgomita per far carriera in un mondo dominato dal testosterone. Dopo tante ricerche, la reporter si convince di aver trovato la storia giusta per dare una svolta e farsi conoscere quando si imbatte, online, in Kyle (Max Thieriot), alias toiboi92: un ragazzino che si esibisce, a pagamento, in performance erotiche in webcam.

Il matrimonio di Derek (Alexander Skarsgard) e Cindy (Paula Patton) è inesorabilmente naufragato dopo la morte del loro bambino. I due si rivolgono a stento la parola; Derek è diventato un habitué del poker online e Cindy passa sempre più tempo in chat, raccontando a perfetti sconosciuti la propria frustrazione. Quando la coppia si ritrova col conto in banca prosciugato in seguito a una frode telematica, dovrà unire le forze per saperne di più e recuperare il proprio denaro.

Rich Boyd (Jason Bateman) è uno stimato legale che, oberato dal lavoro (non spegne il cellulare neanche a tavola), trascura la propria famiglia quasi inconsapevolmente. Suo figlio minore Ben (Jonah Bobo) soffre molto la mancanza di una figura paterna; è un ragazzino sensibile e introverso, di quelli che a scuola vengono isolati ed etichettati in men che non si dica come sfigati e presi di mira dai bulli di turno. In questo caso, sono Jason (Colin Ford) e compare che organizzano, tramite Facebook, un crudele scherzo ai danni di Ben, che provocherà estreme e tragiche conseguenze…

Ben, tuttavia, non è l’unico a non sentirsi amato dal genitore. Anche Jason, orfano di madre, ha un rapporto decisamente conflittuale col padre Mike (Frank Grillo), investigatore privato di crimini informatici. Mike coglie ogni occasione per giocarsi la carta del padre severo ma, di fatto, sembra non fare il minimo sforzo per comprendere davvero la solitudine di Jason.

Mike (Frank Grillo) e suo figlio Jason (Colin Ford) si contendono un ipad in una scena del film

Mike (Frank Grillo) e suo figlio Jason (Colin Ford) si contendono un ipad in una scena del film

Disconnect, presentato fuori concorso durante la 69ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, segna il debutto al lungometraggio del bravo documentarista Henry-Alex Rubin, candidato agli Oscar nel 2005 per il documentario Murderball. Tra i molti pregi di questo valido thriller c’è sicuramente la solida e dinamica sceneggiatura di Andrew Stern che, nonostante la complessità e la molteplicità delle vicende narrate, riesce a condurre agevolmente lo spettatore nei meandri dell’intreccio. Quest’ultimo, se, da una parte, non spicca per originalità (così come la tematica centrale, ovvero i pericoli del web), dall’altra è raccontato con intelligenza, risultando coinvolgente e di grande impatto. Questo è possibile anche e soprattutto in virtù della grande coerenza che permea l’impianto narrativo, specialmente nell’epilogo, affatto scontato, di ciascuna story line.
La fotografia di Kern Seng, per la maggior parte cupa e a tinte fosche, contribuisce a rendere il prodotto misterioso e avvincente.

Ben, interpretato da Jonah Bobo, è un quattordicenne introverso e solitario

Ben, interpretato da Jonah Bobo, è un quattordicenne introverso e solitario

Rubin riesce efficacemente a veicolare assodati ma importanti contenuti.
In primis, il paradosso della virtualità, regno dell’eccesso e dell’ansia di comunicazione, destinata però a rendere chi ne fruisce incapace o restio a interagire davvero con il prossimo, senza digitare i propri sentimenti su una tastiera o osservando l’interlocutore attraverso lo schermo di uno smartphone o di un Pc.
Servendosi una rosa di personaggi molto diversi tra loro per obiettivi e stili di vita, ma accomunati da una devastante solitudine esistenziale, il regista lancia un importante appello (come si evince da titolo imperativo) a ‘disconnettersi’ da Internet e iniziare finalmente ad ascoltare e a raccontarci a chi ci sta vicino ogni giorno nel mondo reale.
L’ingenuità e la leggerezza con la quale i protagonisti del film abusano dei moderni mezzi di comunicazione ha fatto di alcuni di loro degli egoisti, di altri delle vittime ignare; ad ogni modo, degli individui isolati nel proprio microcosmo cybernetico.
L’incisività del risultato deve moltissimo anche alla bravura del cast, che imprime la giusta dose di autenticità e carisma a ciascun personaggio che, garantiamo, è destinato a essere ricordato. Jason Bateman, dopo tanti ruoli comici, si dimostra intenso e convincente nei panni del tormentato e contraddittorio padre di famiglia. Bella prova anche per Frank Grillo e Andrea Riseborough, già notata positivamente nello sci-fi Oblivion.

Rich (Jason Bateman) non si da pace per ciò che è successo a suo figlio Ben e tenta di scoprire la verità

Rich (Jason Bateman) non si da pace per ciò che è successo a suo figlio Ben e tenta di scoprire la verità

Il film di Rubin è praticamente privo di difetti, tanto nella scrittura che nella messa in scena. Le storie che racconta sono dure e appassionanti ma, al tempo stesso, plausibili e in grado di regalare forti emozioni. E’ innegabile, tuttavia, la presenza di una spiccata componente moralistica, motivata – se non giustificata – dal nobile intento di proporre e ribadire i preziosi spunti di riflessione sin qui enunciati.

Disconnect è distribuito da Filmauro e sarà nei cinema italiani dal 9 gennaio 2014.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Storie avvincenti e autentiche raccontate con dinamismo e coerenza.
  • Le ottime performance del cast.

 

  • Qualcuno potrebbe non apprezzare l’innegabile dose di moralismo e trovare il film un po’ retorico.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Disconnect, la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

One Response to Disconnect, la recensione

  1. Grazia ha detto:

    sei sempre bravissima!

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