Dragged Across Concrete – Poliziotti al limite, la recensione

Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

La personalità ecclettica di S. Craig Zahler ha fatto sì che potesse cimentarsi con una certa disinvoltura in più settori dell’entertainment: musicista (metal), scrittore (pulp), sceneggiatore (suo anche lo script dell’ultimo capitolo della saga horror Puppet Master, intitolato The Little Reich), direttore della fotografia e regista. Una carriera votata all’arte che lo ha portato ad affermarsi proprio nel settore cinematografico grazie alla regia si tre film capaci di ricodificare in maniera molto personale tre diversi generi. Bone Tomahawk (2015) è un western pesantemente ibridato con l’horror, Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi (2017) è un prison movie particolarmente esasperato e cruento, Dragged Across Concrete – Poliziotti al limite (2018) è un poliziesco, nell’accezione del buddy movie, di una ferocia e disperazione da muoversi costantemente al limite con il pulp più nero.

Proprio quest’ultima opera, presentata fuori concorso alla 75^ Mostra del Cinema di Venezia, è – per il momento – il compimento artistico di Zahler, il suo film più maturo nonché il più equilibrato tra i suoi “esperimenti” di mixaggio di generi e linguaggi.

Ridgeman (Mel Gibson) e Lurasetti (Vince Vaughn) sono due poliziotti ligi al dovere che, a volte, usano maniere un po’ forti per portare a termine il loro lavoro. Durante una retata che porta all’arresto di un noto spacciatore latinoamericano, i due vengono ripresi da una videocamera mentre maltrattano il sospettato. Quelle immagini fanno il giro del web e dei tg e i due polizotti vengono sospesi. Amareggiato a causa di un lavoro che non gli riconosce i suoi meriti, Ridgeman decide di mettere a segno un colpo e chiede a Lurasetti di assisterlo. La missione è apparentemente semplice: requisire un camioncino carico di denaro appartenente a un traffico illecito, ma quando i due si rendono conto che lo stesso camioncino viene utilizzato per una rapina in banca con tanto di ostaggio, è troppo tardi per tornare indietro. La situazione, inevitabilmente, precipita.

Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

Dichiarando di essersi ispirato al bel crime di Sidney Lumet Il principe della città (1981), Zahler dà vita a un fluviale (160 minuti) poliziesco che fa della coralità il suo punto di forza. Si incontrano e si scontrano le esistenze di più personaggi, tutti rigorosamente borderline, tutti caratterizzati da un’esistenza costellata di problemi. Oltre ai due poliziotti, che si fanno carico di una moglie con sclerosi multipla e una figlia bullizzata (Ridgeman) e una relazione amorosa che sta andando progressivamente a rotoli (Lurasetti), c’è il terzo polo della storia, Johns, giovane afroamericano con madre prostituta e fratellino paraplegico che si vede costretto a prendere parte alla rapina per contribuire all’economia famigliare. Johns è il perfetto contraltare di Ridgeman, il suo specchio distorto da una differenza di classe e di razza, l’ago della bilancia nel piano apparentemente infallibile dei due poliziotti.

Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

Nella sceneggiatura solidissima di Zahler, in cui ogni causa è fatalmente legata a un effetto, Ridgeman e Johns sono speculari e innescano anche un interessante discorso razziale: Johns è un ragazzo ingamba e onesto, è la sua appartenenza di ceto – dettata inevitabilmente dalla razza, nel contesto in cui vive – a portarlo a delinquere. Ridgeman fa il suo lavoro in maniera impeccabile, ma non è riuscito a fare carriera perché non è mai voluto scendere a compromessi e perché, in fondo, ama sporcarsi le mani. E sporcarsi le mani in un poliziesco metropolitano vuol dire confrontarsi violentemente con le differenze razziali che spesso contrappongono guardie e ladri. Ridgeman è razzista? Probabilmente no, ma l’opinione pubblica lo pensa. E, come un macigno, pesano anche gli atti di bullismo di cui sua figlia è vittima, attuati dai ragazzi afro del quartiere. Il mondo è una merda, baby, e il cinema di Zahler ha trovato il modo di raccontarlo in maniera cinica ed efficace.

Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

Adagiato su ritmi incalzanti che fanno si che accada sempre qualcosa, Dragged Across Concrete – che letteralmente vuol dire trascinato nel cemento, come ad indicare l’impantanarsi della vita dei protagonisti – è costruito in due blocchi che confluiscono uno nell’altro in maniera molto naturale: c’è una prima parte di conoscenza dei personaggi e di preparazione all’azione, molto dialogata ma capace di tenere sempre desta l’attenzione; poi c’è una seconda parte d’azione cruenta che ricorda un po’ il cinema di Carpenter degli esordi. Una struttura ordinata ma non ordinaria che racchiude al suo interno delle piccole mini-storie, come quella di Kelly Summer, neo-mamma alle prese con la difficoltà di tornare al lavoro dopo il periodo di maternità, una parentesi durissima e capace di shockare realmente lo spettatore.

Dragged Across Concrete - Poliziotti al limite

A supportare la riuscita di un noir bellissimo e feroce è la presenza di un cast di grandissimo livello. Nel ruolo di Ridgeman c’è un Mel Gibson in perfetta forma e particolarmente in sinergia con il ruolo, a fargli da spalla Vince Vaughn, che con Zahler aveva già lavorato in Cell Block 99, mentre a interpretare Johns c’è il volto espressivo Tory Kittles, visto in Attacco al Potere e, più recentemente, in Harriet. In ruoli di contorno troviamo invece Don Johnson (è il capo di polizia ed ex partner di Ridgeman), Michael Jai White (è il socio di Johns) e la bravissima Jennifer Carpenter (la sfortunata Kelly Summers).

Purtroppo, la distribuzione cinematografica ha ignorato Dragged Across Concrete così come i precedenti due film di Zahler, un’incomprensibile mancanza che però possiamo compensare con il passaggio diretto del film con Mel Gibson su Sky Cinema.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Sceneggiatura solida e personaggi ben costruiti.
  • Divisione in 2 blocchi narrativi funzionale alla costruzione della giusta tensione.
  • Bel cast e ben utilizzato.
  • 2 ore e 40 minuti sono tante per questo genere di film e potrebbero scoraggiare qualche spettatore.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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One Response to Dragged Across Concrete – Poliziotti al limite, la recensione

  1. Fabio ha detto:

    Direi che concordo su tutto, gran bel noir e mitico Zahler!!!!

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