Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, la recensione

Nel 1974, due giovanotti americani di nome Gary Gygax e Dave Arneson, precisamente di Chicago il primo e di una contea del Minnesota il secondo, fecero la storia dell’intrattenimento nerd dando vita a Dungeons & Dragons e, con esso, al concetto contemporaneo di gioco di ruolo. Il primo set-up arrivava direttamente da un generico wargame, di cui ne ha rappresentato praticamente un’evoluzione, funzionalmente mescolato all’immaginario fantasy di quegli anni, che fondamentalmente coincideva con quello sdoganato da Tolkien con Il Signore degli Anelli, anche se nel world-build di D&D possiamo notare influenze da parte di molti altri autori del panorama letterario fantastico, come Vance, Moorcock, Howard, Leiber, Merritt e Vogt. Fatto sta che quei due ragazzotti con tanta passione e uno spiccato senso per gli affari avevano dato il via a un vero e proprio fenomeno popolare che oggi stima circa 20 milioni di giocatori, traduzioni in molte lingue e oltre 1 miliardo di dollari di vendite di manuali e accessori.

Come spesso accade con ogni prodotto di successo, lo sviluppo multimediale è presto all’orizzonte e Dungeons & Dragons diventa un brand da sviluppare in romanzi, fumetti, videogames, serie d’animazione e film. Quest’ultimo campo è quello che, in questa sede, ci interessa maggiormente.

Prima di essere rebootato da Paramount Pictures e Hasbro con Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri di Jonathan Goldstein e John Francis Daley, questo franchise fantasy era già approdato al cinema con scarso successo nel 2000 con un travagliatissimo film diretto da Courtney Solomon che generò ben due sequel per la tv: Dungeons & Dragons 2: Wrath of the Dragon God (2005) e Dungeons & Dragons: The Book of Vile Darkness (2012) entrambi diretti da Gerry Lively. Ma, appunto, i tempi oggi sono sembrati maturi per tornare nei mondi fantastici di Dungeons & Dragons e arriva nei cinema un nuovo lungometraggio che ha finalmente centrato l’obiettivo di quella che sembrava una trasposizione impossibile.

Nel tentativo di rubare la miracolosa Tavoletta del Risveglio, i ladri Edgin e Holga sono stati catturati e imprigionati in un carcere nella Valle del Vento. Proprio il giorno del loro processo, però, i due ladri riescono abilmente ad evadere e si dirigono verso Neverwinter per recuperare Kira, la figlia di Edgin, lascia in custodia a Forge Fitzwilliam, ex alleato dei due ladri e ora sovrano della città, che amministra insieme alla maga rossa Sofina. Ma il viaggio è ben più complicato del previsto e, per entrare a Neverwinter, recuperare Kira e poi tornare alla ricerca della Tavoletta del Risveglio, Edgin e Holga avranno bisogno dell’aiuto del maldestro mago Simon, del druido muta-forma Doric e del valoroso Xenk.

I registi e sceneggiatori Jonathan Goldstein (classe 1968) e John Francis Daley (classe 1985), con una differenza di quasi 20 anni d’età, appartengono a due diverse generazioni ma collaborano con successo da diverso tempo seguendo un percorso che li sta portando progressivamente dalla commedia politicamente scorretta al cinema fantastico. Dal dittico di Come ti ammazzo il capo (solo script), Come ti rovino le vacanze e Game Night fino a Spider-Man: Homecoming (solo script) si arriva con gran naturalezza a Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri, che scrivono e dirigono. Una sintesi perfetta del pregresso dei due autori che porta a un blockbuster fantasy ricco di momenti da commedia e un tono brillante e scanzonato generale che, a conti fatti, è la chiave di riuscita di questo film.

In genere, la “marvelizzazione” di storie e personaggi che appartengono a un immaginario già sedimentato e con milioni di fan al seguito non genera buoni risultati qualitativi, ma un materiale così anomalo come quello di Dungeons & Dragons sembra prestarsi bene a questa interpretazione, anche al netto di progetti analoghi trattati fallimentarmente in maniera più seriosa come il film di World of Warcraft di Duncan Jones.

Rispettando i ruoli, gli ambienti, gli incantesimi e il bestiario del GdR, Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri crea da zero la storia attingendo però da personaggi e situazioni già note attraverso romanzi e fumetti che hanno esteso negli anni l’universo di D&D. L’idea alla base è di catturare l’attenzione tanto dei giocatori e conoscitori del brand quanto dei neofiti, forse con una sostanziale apertura soprattutto ai secondi per introdurli a un mondo complesso e strutturato che nel film riesce però ad essere famigliare e lineare per tutti. Probabilmente molti puristi di D&D avranno da borbottare, ma con il risultato alla mano, questa volta, c’è da ammettere che la formula adottata – per quanto rischiosa – si è dimostrata vincente.

I personaggi hanno tutti il giusto spazio e anche il casting appare decisamente felice perché se Chris Pine è il bardo Edgin con il giusto tono che alterna momenti buffi ad altri eroici e paterni, Michelle Rodriguez è praticamente la scelta più sicura per dar vita a una guerriera tosta ma dal cuore tenero. Meno scontati, ma ugualmente aderenti, Justice Smith di Detective Pikachu come mago non proprio infallibile e Sophia Lillis di It: Capitolo uno come mutaforma Doric, la migliore del lotto insieme a Daisy Head che interpreta l’inquietante maga Sofina. Ci sono pure Hugh Grant in un ruolo principale e Bradley Cooper in un cammeo, ma i loro personaggi riservano sorprese quindi meglio tacere in questa sede.

Ricco di riuscite scene d’azione e momenti avventurosi, come la sequenza in cui Doric deve intrufolarsi nel palazzo reale oppure lo scontro con il drago obeso, alternati a gag decisamente riuscite (l’evasione iniziale e la sequenza nel cimitero, che ricorda un momento simile di Hellboy di Guillermo del Toro), Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri si avvale di piacevolissimi effetti speciali artigianali che francamente non ci saremmo aspettati di trovare in un progetto come questo: la CGI (che non è infallibile, va detto) è utilizzata dove inevitabile, ma per il resto è la fiera del make-up, dei trucchi prostetici e degli animatronic, praticamente il sogno di ogni cinefilo appassionato di fantasy e cresciuto a pane e film anni ’80.

Sicuramente Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri non aggiunge nulla di nuovo all’immaginario fantastico cinematografico, anzi, proprio come faceva il GdR, cannibalizza il possibile, senza però reinventare per un nuovo medium: praticamente si innescheranno déjà-vu a catena. Però quel nulla di originale è fatto decisamente bene e si nota un’armonia di fondo che, è innegabile, nessuno di noi si sarebbe aspettato al momento dell’annuncio di questo progetto. Insomma, il risultato è ben superiore a qualsiasi aspettativa.

Scena bonus a metà dei credits.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un mix ben riuscito tra fantasy e commedia: appassiona e diverte.
  • I personaggi sono ben caratterizzati e il cast variegato e ben scelto.
  • Diverse scene madri che si lasciano ricordare.
  • Gli appassionati duri e puri di D&D sicuramente avranno da ridire si diverse libertà.
  • Gira gira, non aggiunge molto all’immaginario cinematografico fantasy, anzi ruba qua e là.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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