E noi come stronzi rimanemmo a guardare e Lovely Boy: in DVD i due film Sky Original

In un (brutto) periodo storico come quello che stiamo attraversando, in cui le sale cinematografiche faticano a trovare la giusta risposta del pubblico mentre le piattaforme streaming continuano a farsi una guerra spietata generando solo una totale dispersione dei contenuti, Sky sembra essere tra quelle poche realtà che continuano a crescere con coerenza e a puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità. Se ci immergiamo nel campo della serialità italiana, è innegabile che i prodotti a marchio Sky non sono secondi a nessuno. Anzi, ad oggi rappresentando proprio il meglio del linguaggio seriale italiano. Negli ultimissimi tempi però, con lo scoppio di questa “guerra” fra piattaforme, Sky sembra essersi decisa a dire la sua anche in campo cinematografico aumentando la produzione di lungometraggi Sky original. Se qualche mese fa vi abbiamo parlato dell’ultima gradevolissima commedia diretta e interpretata da Edoardo Leo, Lasciarsi un giorno a Roma, oggi vi parliamo di altre due produzioni originali Sky rilasciate in piattaforma sul finire dell’anno scorso e adesso disponibili su supporto fisico DVD grazie ai canali distributivi di CG Entertainment. Vi parliamo della terza regia cinematografica di Pif (al secolo, Pierfrancesco Diliberto), E noi come stronzi rimanemmo a guardare, e dell’interessante Lovely Boy con Andrea Carpenzano.

Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2021 andando in contro ad un giudizio di massa non troppo entusiasmante, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è la terza regia cinematografica di Pif dopo il grande successo commerciale La mafia uccide solo d’estate e il meno fortunato In guerra per amore.

Al suo terzo film, fortunatamente, Pif capisce che la recitazione non è proprio cosa per lui e così si mette parzialmente da parte e si toglie l’abito del protagonista (pur conservando un ruolo secondario di peso). Al suo posto subentra uno stanco e spaesato Fabio De Luigi, attore che fino a qualche anno fa era al centro delle produzioni cinematografiche italiane e che invece oggi sembra esser finito con un piede nel dimenticatoio. Come se già non bastasse, al suo terzo film, Pif la smette anche di parlarci di mafia (finalmente!) per affrontare una storia a carattere più universale e curiosamente contaminata con il genere sci-fi.

E noi come stronzi rimanemmo a guardare racconta la storia di Arturo, un manager rampante che finisce in un attimo a rovinarsi con le sue stesse mani. Inventa un algoritmo aziendale capace di stanare le persone inutili all’interno della propria azienda e, ironia della sorte, lui è proprio una di queste. Al tempo stesso però, in una società in cui ogni cosa viene fatta per merito di tecnologiche app, Arturo si trova a perdere anche la fidanzata poiché quest’ultima si lascia convincere da una app che lei e Arturo non hanno affinità di coppia. In breve tempo Arturo ha perso tutto, lavoro e amore, così si ritrova sulla soglia dei cinquant’anni a dover ricominciare da zero. Inizia pertanto a lavorare come rider per Fuuber, una grossa multinazionale iper-tecnologica, che oltre ad offrire un lavoro all’uomo gli farà conoscere anche Stella (Ilenia Pastorelli). Ma chi è Stella? Anzi, cos’è Stella? Stella è un ologramma generato da una app di incontri brevettata dalla stessa Fuuber. Dopo la prima settimana di prova gratuita dell’app, Arturo realizza d’essersi innamorato di Stella e sapere di non avere i soldi per rinnovare l’app diventa presto un ulteriore fattore di sconforto. Determinato a ritrovare la felicità, ammesso che questa parola abbia più un senso, Arturo si mette alla ricerca di un modo per poter riparlare ancora una volta con Stella.

Dietro questo anomalo ma simpatico titolo (preso in prestito da una frase pronunciata da Andrea Camilleri durante un dibattito in pubblico), si nasconde un film che cerca di impartire un’aspra critica sociale ad un mondo – il nostro! – che sembra essere sempre più piegato alle logiche social e quindi all’apparire piuttosto che all’essere. Una società depersonificata, dunque, quasi priva di materia e in cui le uniche logiche a governare il tutto sono quelle dettate dai così detti algoritmi. Dopo due commedie pronte a riflettere in modo (più o meno) intelligente sulla criminalità organizzata italiana, Pif sferra la sua critica al nostro mondo ormai ipertecnologizzato facendo si che E noi come stronzi rimanemmo a guardare possa assumere un po’ l’aspetto di una puntata all’amatriciana dell’ormai inflazionato Black Mirror e un po’ l’incarnazione filmica di quel detto qualunquista italiano che recita “Si stava meglio quando si stava peggio”. Oltre al fatto che, stringi e stringi, E noi come stronzi rimanemmo a guardare può essere considerato senza mezze misure la versione italianizzata (e banalizzata) del bellissimo Lei di Spike Jonze.

Ne viene fuori un film indeciso, purtroppo, un’opera che alterna momenti di notevole interesse (si pensi a tutta la parte finale che ha proprio il mood di un vecchio film di fantascienza distopico) ad altri estremamente brutti (praticamente tutte le sequenze in cui Pif recita); momenti di arguta riflessione ad altri che si abbandonano ad una comicità così spicciola e greve da far cadere le braccia.

Evidentemente Pif non era ancora pronto a questo genere di film. O forse, più probabilmente, non sapeva nemmeno lui cosa voleva inseguire.

Vision Distribution e CG Entertainment portano in home video E noi come stronzi rimanemmo a guardare solamente su supporto DVD e in un’edizione assolutamente basica. Tecnicamente il prodotto fa il minimo indispensabile, restituendo un’immagine sufficientemente nitida ma debole di dettaglio a causa – ovviamente – dell’assenza dell’alta definizione. Il reparto sonoro, invece, svolge bene il proprio lavoro grazie ad un doppio ascolto italiano sia in Dolby Digital 5.1 che in Dolby Digital 2.0. Molto deludente il reparto extra: completamente assente.

Voltiamo pagina e passiamo al secondo titolo di questo lotto marchiato Sky origianl.

Presentato in anteprima durante la 78ª Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia nella sezione “Giornate degli Autori”, Lovely Boy è l’intrigante opera seconda di Francesco Lettieri dopo il netflixiano Ultras (2020).

Prendendo il punto di vista di un giovanissimo astro nascente della sfera musicale trap, Francesco Lettieri mette in scena un dramma assoluto sul decadimento – tanto fisico quanto etico – di quei sedicenti artisti che si bruciano ancor prima di abbracciare la fama. Un film su un mondo musicale che annaspa nell’oscurità, sul decadimento dei valori artistici, sulla strumentalizzazione dell’immagine, sull’esito del successo giovanile e sulla sua totale dispersione.

Nic (Andrea Carpenzano), in arte “Lovely Boy”, è la giovane promessa della musica trap romana. Insieme a Borneo (Enrico Borello), il suo partner musicale, e insieme a Padella (Riccardo De Filippis), improbabile manager, si guadagna il palco musicale di vari locali notturni della capitale. Ma Nic ha una seria dipendenza dalla droga e così, ancor prima che possa abbracciare il successo, si trova risucchiato in una drammatica e infernale spirale d’autodistruzione. Il ragazzo inizia pericolosamente a sabotarsi da solo, a perdere sempre maggiormente la lucidità così come il contatto con la realtà, fino a quando i suoi genitori si vedono costretti a portarlo in un centro di recupero nel cuore delle Dolomiti.

Non è certo la prima volta che il cinema italiano si interessa al mondo musicale, cercando di raccontare i sogni e le ambizioni di coloro che lo vivono e che lo popolano. Solitamente però, ogni volta che il cinema italiano accende i propri riflettori sulla sfera musicale lo fa ricorrendo al linguaggio della commedia e raccontando quel mondo lì in modo brillante, come qualcosa di nostalgico o come qualcosa di stupendamente giovane. Lovely Boy approccia il mondo musicale in modo completamente differente. Non c’è nulla di nostalgico ma soprattutto non c’è nulla di bello nel mondo musicale che ci racconta Francesco Lettieri.

Il mondo della musica trap romana in cui viene trascinato lo spettatore è un mondo asfissiante, marcio e decadete. Non ci sono valori da inseguire, solo perdizione e tentazioni, nessun ancora di salvezza all’orizzonte ma solo una sinistra cupezza capace di fagocitare tutti e tutto.

Con una narrazione che si dipana su due piani temporali, il passato e il presente, Lovely Boy racconta contemporaneamente il processo di distruzione e quello di redenzione di Nic attraverso un racconto che non intende impartire morali, né tanto meno condurre lo spettatore a provare odio o pietà nei confronti del suo protagonista.

Ogni cosa viene raccontata con uno sgradevole realismo e, soprattutto quando si ha a che fare con la linea temporale del passato ambientata in una Roma prevalentemente notturna, Francesco Lettieri riesce nell’intento di trascinare lo spettatore in un mondo opprimente e soffocante alla pari di un girone dantesco.

Siamo ben distanti da un film entusiasmante e non tutto funziona per il verso giusto in Lovely Boy, in modo particolare una narrazione che non sempre riesce ad essere coinvolgente come dovrebbe, ma di certo si tratta di un prodotto realizzato con una certa perizia ed un innegabile rigore estetico.

Anche Lovely Boy arriva in home video per mano di Vision Distribution e CG Entertainment solamente su supporto DVD. E in questo caso, ancor più di prima, l’assenza del bluray si fa sentire pesantemente vista e considerata la bellissima fotografia di Gianluca Palma che ricorre spesso a luci colorate al neon che sarebbero state indubbiamente valorizzate dall’alta definizione.

Il DVD di Lovely Boy, ad ogni modo, sa difendersi maggiormente del titolo precedente e se non altro soddisfa di più sotto il reparto contenutistico grazie ad una sezione extra piuttosto interessante. Tra i contenuti speciali, infatti, troviamo un backstage di 15 minuti arricchito con interviste al regista e al cast artistico e tre videoclip musicali realizzati appositamente per il film (due brani cantati da Lovely Boy e Borneo e uno cantato da My$$yPussy).

Tecnicamente il supporto fa quello che può e restituisce un’immagine sufficientemente limpida e abbastanza attenta ai contrasti e al dettaglio visivo, sostenuta da un reparto sonoro convincente che prevede, anche in questo caso, due ascolti in italiano: Dolby Digital 5.1 e Dolby Digital 2.0.

Giuliano Giacomelli

E NOI COME STRONZI RIMANEMMO A GUARDARE di Pif

Label: CG Entertainment e Vision Distribution

Formato: DVD

Video: 16/9  1.85:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1/2.0; Audiodescrizione

Sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: non presenti

Puoi acquistare il DVD di E noi come stronzi rimanemmo a guardare cliccando su questo link.

LOVELY BOY di Francesco Lettieri

Label: CG Entertainment e Vision Distribution

Formato: DVD

Video: 16/9  2.39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1/2.0; Audiodescrizione

Sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: Backstage, Videoclips

Puoi acquistare il DVD di Lovely Boy cliccando su questo link.

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