Ennio, un documentario per raccontare un mito

Presentato in anteprima il 29 e 30 Gennaio 2022 in diversi cinema italiani e poi distribuito regolarmente dal 17 Febbraio, popola ancora diverse sale cinematografiche strappando molti biglietti l’ultima fatica di Giuseppe Tornatore, Ennio. Un documentario che, come suggerisce il titolo, racconta la vita dell’ormai defunto compositore Ennio Morricone, dall’infanzia agli ultimi lavori.

Il documentario, girato quando Morricone era ancora in vita, alterna riprese di osservazione della vita del Maestro a suoi racconti della propria vita e della propria carriera; il tutto ricostruendo non solo le memorie in prima persona del compositore ma passando anche attraverso i racconti e le testimonianze di amici, ex compagni di conservatorio, estimatori e collaboratori vari come Carlo Verdone, Marco Bellocchio, Bruce Springsteen e lo stesso Tornatore, per citarne giusto alcuni.

Ed è proprio questo un primo punto forte, se non il più forte, di questo documentario: come un arguto compositore, Tornatore in montaggio assembla questo immenso coro di testimonianze dirette e indirette in un’incredibile composizione polifonica di racconti e interviste; ciò lascia poco spazio ai tempi morti che normalmente ci si potrebbe aspettare da una pellicola di questo genere. Inoltre, quasi citando lo stile del Maestro Morricone, a fare da contralto a questi racconti intimi, il regista, e caro amico del compositore, affianca riprese e interviste d’archivio quasi a potenziare l’aura mitologica che circonda il musicista. Altri piccoli inserti molto interessanti sono gli interventi di saggisti, ingegneri e tecnici della scena musicale che con un linguaggio poco accademico riescono ad approfondire e a divulgare anche gli aspetti più tecnici dell’innovazione del genio di Morricone.

Ecco che qui si pone però un grave problema, forse l’unico vero difetto di un documentario che sarebbe stato altresì un capolavoro, ovvero come ci si può confrontare con una figura come quella di Ennio Morricone, già un mito in vita, e la cui recente morte ha contribuito a renderlo un’icona non solo della storia della musica per il cinema ma della musica tutta? La risposta non è facile e anzi, forse non esiste nemmeno una risposta a tale dilemma. Questo perché se è vero che Tornatore riesce a fare un lavoro immenso nel condensare in 2 ore e 50’ il “mito Morricone”, allo stesso tempo la ricostruzione straborda di tutta l’umanità che il regista, da caro amico e collaboratore del compositore, mette nelle immagini omettendo o accennando solo appena parte di quegli aspetti negativi della figura di Morricone.

Chiaramente questo film risulta una documentazione quasi egoistica realizzata da Tornatore, che punta alla glorificazione della figura di Ennio Morricone in quanto figura di spicco della storia del cinema e della musica; ma personalmente avrei preferito anche un ulteriore approfondimento di quelle zone d’ombra a cui spesso si accenna parlando del Maestro e che qui, per negligenza d’amico, vengono solo parzialmente menzionate.

Tolto ciò il film rimane uno dei documentari italiani che parla di cinema meglio realizzati degli ultimi anni, se non uno dei migliori di sempre tra quelli fatti nel nostro Paese. Tra i vari racconti, le interviste, i materiali di archivio e le musiche; quelle mitiche e immense musiche diventate ormai quasi colonne sonore della nostra vita (“Quella musica che poi abbiamo continuato a sentire per tutta la vita” dice persino Bertolucci intervistato nel film) che riecheggiano per tutto il film ricordandoci ancora una volta la grandezza del Maestro.

Con Ennio si è difronte a un documentario di estremo valore sentimentale e culturale che riesce ad arrivare dritto al cuore dello spettatore accompagnandolo per quasi 3 ore nella vita di un mito che, a film concluso, si finisce col sentire quasi parte di sé stessi.

Emanuele Colombo

PRO CONTRO
  • Documentario assolutamente godibile anche ai non addetti ai lavori o ai meno cinefili.
  • Nonostante sia un documentario biografico di quasi 3 ore non ha momenti morti.
  • Il film non approfondisce abbastanza gli aspetti negativi della figura di Morricone, risultando a volte troppo glorificante.
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