Fabrizio De Andrè: Principe libero, la recensione

Ammetto che vedere Fabrizio De Andrè: Principe libero dopo il biographic movie di Alejandro Jodorowsky Poesia senza fine è stato un po’ un trauma, fondamentalmente perché se la storia del maestro ispanico può essere considerato un’opera surreale, quella dell’artista genovese è rigida quanto un film storico, con tutti i pregi e difetti del caso.

Uno, il principale dei pregi, è che ambientazioni e costumi dell’epoca (inclusa l’immagine di una città come Genova) vengono rispettati e conducono la narrazione scivolando via; al contrario il primo dei difetti diventa la durata: tre ore e un quarto hanno avuto il risultato di resuscitare in sala il celebre cantante, specialmente nell’ultimo terzo di sceneggiato dove il rapporto percepito tra secondi di pellicola e minuti di esistenza di De André, è di 1 a 2.

L’intero lungometraggio può infatti essere suddiviso in tre macro-sequenze: l’arrivo del successo su scala Nazionale, i quattro mesi in cui lui e la compagna (Dori Ghezzi, interpretata da Valentina Bellé) sono stati rapiti dal loro casolare in Sardegna, e il post-rapimento, periodo che porta a conclusione la visione con l’arrivo a Sanremo della musicista ligure. Volendo ulteriormente approfondire questa ultima terza parte, quella che conferisce troppo peso specifico alla visione, è da sottolineare come il voluto approfondimento psicologico della situazione post trauma del rapimento non sia stato né accennato né approfondito sufficientemente da prendere lo spettatore e lasciarlo indifferente rispetto al tempo che passa.

Inoltre è molto forte il contrasto, tra una regia quasi impeccabile di Luca Facchini (un paio di scene rimangono come stile più legate alla fiction) e la premiabile interpretazione di Luca Marinelli (attaccato al mondo musicale anche in Lo chiamavano Jeeg Robot), con piccoli buchi narrativi (di un personaggio non si capisce bene il ruolo, un altro invece viene dimenticato per 45 minuti di film) e performance attoriali da dimenticare, anche se legate a personaggi secondari e di passaggio. Complessivamente un film che acquisisce profondità le prime due ore e mezzo, il cui risultato sulla dilazione del tempo della storia però invoglierebbe a usare l’accetta se non per 45 minuti, per una buona mezz’ora.

Fabrizio De Andrè: Principe libero sarà in prima serata su Rai 1 il 12 e il 13 febbraio dopo essere stato distribuito nei cinema da Nexo Digital il 23 e 24 gennaio.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Rispetto degli accadimenti storici.
  • Buona regia.
  • A tratti ingiustificatamente pesante.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Valutazione: -3 (da 3 voti)
Fabrizio De Andrè: Principe libero, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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