Famiglia allargata, la recensione

Famiglia allargata è la classica commedia alla francese, con un Arnaud Ducret protagonista quarantenne single alla ricerca di un nuovo coinquilino, ma che si ritrova a convivere con ben tre persone. Sono Jeanne (Louise Bourgoin) e i suoi due figli, sette anni lui, appena cinque lei. Jeanne si è da poco separata dal marito, uomo che frequentava più di una donna, e che sin da subito si capisce essere poco interessato a come stanno i suoi figli. Di qui iniziano una serie di episodi che avvicineranno sempre di più il single convinto della vita da uomo indipendente, a lei, donna di sani principi che dopo un uomo fedifrago sta cercando nell’altro sesso una figura più stabile e presente dinnanzi ai figli.

Nonostante la trama sia di quelle viste e riviste (tanto che il regista decide di fare auto-ironia svelando in anticipo quello che sarà l’esito delle varie avventure), c’è da dire che un paio di punti sono a favore del regista Emmanuel Gillibert. Il primo aspetto è strettamente tecnico: nella prima scena, ovvero quella della festa di addio a un amico di Antoine, abbiamo un piano sequenza di un paio di minuti, tempo che il regista si prende per esplorare l’ambiente dell’appartamento, dall’angolo degli alcolici alla pista da ballo. Il secondo è uno spunto sullo storytelling; il modo di narrare è infatti sempre “a debita distanza”, ossia un uso di poche soggettive che rendono quando bisogna attenersi allo sviluppo della vicenda.

Della storia in sè c’è poco da dire, se non che coinvolge proprio perché di esplicito c’è veramente poco. Sono molte le occasioni in cui veniamo colti di sorpresa da quello che accade: dalla presenza dei bambini a come questi si comportano (in tal senso, ulteriore plus per aver mantenuto con coerenza e attenzione al vero la prospettiva di due bambini così piccoli). Il punto di vista dei ragazzini è stato possibile adottarlo grazie a uno studio dei classici, viene da dire pensando ai vari Mamma ho perso laereo o Mamma ho preso il morbillo. Farlo con i bambini non è semplice, come non è semplice portare i propri personaggi ad evolvere piano piano, senza scene eclatanti ma costruendo a poco a poco i fatti che li portano a una maturazione, in questo caso. E qui viene giustificata la durata della pellicola, attorno all’ora e trequarti.

Prospettiva in contraddizione è, al contrario, quella che riguarda la musica, molto importante per il numero di feste che vengono date dal protagonista, ma poco usata nell’economia complessiva del film. Nulla di particolarmente ricercato quindi, anche se nemmeno trascurata o lasciata a celebri pezzi pop. Secondo questa prospettiva dunque, il giudizio rimane sulla piena sufficienza.

Da criticare è invece la locandina del film, che rimanderebbe a una sorta di Asilo dei papà con Eddie Murphy. Messa nel modo in cui è stata presentata, si penserebbe a una presa in ostaggio da parte dei bambini. I giochi e i dispetti invece occupano la parte iniziale dell’intera vicenda, che man mano vede spostarsi dal rapporto uomo-bambini, al rapporto uomo-donna, quasi i bambini costituissero appunto la prima necessaria cernita per arrivare a conoscere e relazionarsi alla mamma. Molto forte è la prospettiva della donna, vista come donna e contrapposta alla visione della donna come oggetto, opzione nemmeno contemplata perché il film vede oltre e non giudica. Non a caso la migliore amica di Jeanne è una ragazza con molte amicizie da letto. E non viene giudicata (positivamente o negativamente) per questo.

Dal punto di vista recitativo, poi, non c’è nulla da dire, se non che il doppiaggio non è dei più efficaci. In più di un paio di occasioni si sente finire la frase prima che le labbra smettano di muoversi.

Il giudizio complessivo è più che sufficiente, perché è vero che la pellicola può risultare simile alle molte commedie francesi, ma è da sottolineare che la vicenda non è né un continuo susseguirsi di cliché che cercano di far ridere, né solo storia. Le gag sono molto comiche e non tutte erano già state portate all’attenzione del grande pubblico. Lo dico perché la narrazione è tutt’altro che scontata, ma sempre ben calcolata con scene “preparatorie” a punti di cambiamento insoliti e che dimostrano come le risate possano venire fuori dalle situazioni impensabili.

Roberto Zagarese

PRO CONTRO
  • Storia.
  • Comicità.
  • Recitazione.
  • Doppiaggio.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Famiglia allargata, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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