Il GGG – Il Grande Gigante Gentile, la recensione

Roald Dahl e il cinema, un’accoppiata vincente che a più riprese è riuscita a lasciare il segno. Pensiamo a Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato del 1971, romanzo e sceneggiatura di Dahl, a cui hanno fatto seguito diversi film per famiglie ispirati alle sue opere, da Matilda 6 mitica a Fantastic Mr. Fox, passando per James e la pesca gigante. Ma quella che forse è l’opera più nota e personale dello scrittore inglese, Il GGG, scritto nel 1982, arriva solo ora sul grande schermo in live action, grazie all’autorevole mano di Steven Spielberg e sotto l’egida produttiva della Disney.

Stando a queste premesse, Il GGG – Il Grande Gigante Gentile sarebbe dovuto essere il film dell’anno, una garanzia di qualità incredibilmente disattesa che si traduce, al contrario, in uno dei film più deludenti di questo scampolo di 2016.

Tradotto in film d’animazione già nel 1989 con Il mio amico gigante, Il GGG trova qui un adattamento che era nell’aria fin dai primi anni ’90, quando Frank Marshall e Kathleen Kennedy ne acquisirono i diritti e lo proposero alla Paramount Pictures. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti finché il progetto è approdato in casa Spielberg e nella sua Amblin Entertainment: ovviamente si è deciso di utilizzare una tecnica mista live action/CGI e per dare le movenze e la voce al Gigante del titolo ed è stato scelto il bravissimo Mark Rylance, fresco di Oscar proprio grazie a Spielberg e al suo Il ponte delle spie.

Ma cosa non funziona in questa fiaba per il grande schermo? Davvero tanto, anzi si farebbe prima a dire cosa riesce a soddisfare, ovvero qualche sprazzo visivo interessante e un rigore formale di base che lega questo lavoro a uno stile molto classico che ben si discosta dalla frenesia di tanto cinema fantastico attuale.

Per il resto, abbiamo un film che in primis risulta vecchio… ma si tratta di un “vecchiume” che non va a coincidere con il rigore classico di cui sopra, relegato fondamentalmente alla mano comunque sicura ed esperta di Spielberg, ma una narrazione faticosa e a dei ritmi inutilmente dilatati che minano alla base la fruibilità dell’opera. Perché, in fin dei conti, Il GGG è anche difficilmente relegabile a un pubblico specifico: davvero troppo lento e fazioso per i giovanissimi di oggi, infantile e troppo melenso per gli adulti. Con il risultato che potrebbe appassionare giusto chi ha letto il romanzo e che ritroverà nell’opera di Spielberg una certosina fedeltà al testo cartaceo, anche in quelle scelte narrative che avrebbero avuto bisogno di qualche “modifica” per un sensato adattamento cinematografico. Non ci sorprende, dunque, che costato 140 milioni di dollari, il film ne abbia incassati negli Stati Uniti poco più di 50, il che si traduce in uno dei più sonori flop nella carriera del regista di E.T. – L’extraterrestre.

Il ritmo fiacco che accompagna le quasi due ore di durata del film è debilitato anche dall’impopolare scelta di esasperare gran parte delle scene (anche d’azione) in maniera a tratti insostenibile, con il risultato che il senso della meraviglia lascia ben presto il passo agli sbadigli. Ma anche l’aspetto visivo, su cui un film del genere inevitabilmente punta, in Il GGG è incredibilmente altalenante: un buon 60% del film è realizzato in CGI, con le creature ricreate digitalmente sulle movenze degli attori e una buona parte delle location realizzate in studio davanti a green screen. Ma Il GGG non offre davvero nulla di sbalorditivo e tutti gli effetti speciali danno quel senso da cartone animato che crea una freddezza di base davvero preoccupante; una pessima scelta se questo effetto fosse in realtà voluto dagli stessi realizzatori.

Un altro punto a sfavore di questo film risiede nella corposa mole di infantilismo che scade rovinosamente nel trash. In Il Grande Gigante Gentile si scorreggia (letteralmente) e tanto, ma parliamo di peti verdognoli che funzionano da mini reattore per chi li emette. Una scelta che farà ridere i bambini, magari gli stessi che ridevano leggendo di queste fantomatiche flatulenze nel romanzo di Dahl, ma visto su schermo è tanto triste e non diverte per nulla.

Ah, un’ultima cosa! Ruby Barnhill, la piccola Sophia, è antipatica a tal punto che si desidererebbe vederla acciaccata da uno dei Giganti e il buon cinema ci insegna che se non si riesce ad entrare in empatia con il protagonista della storia, il film parte con dieci punti di svantaggio.

Dopo il bellissimo Il ponte delle spie e una carriera costellata da capolavori, non ci saremmo aspettati un simile tonfo dal grande Spielberg. Peccato, con un adeguato adattamento, Il GGG sarebbe potuto essere un nuovo classico del cinema fantasy per famiglie.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Il fascino visivo di qualche scena, tipo quella del passaggio nel lago.
VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Il GGG - Il Grande Gigante Gentile, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating