Questi giorni, la recensione

Prendete una forte nostalgia anni ‘90, aggiungete Guy de Maupassant e condite con quell’autorialità un po’ pretestuosa che riesce sempre così bene ai registi italiani ed otterrete Questi giorni, ultimo film di Giuseppe Piccioni presentato in concorso a Venezia 73.

Quattro storie e quattro ragazze unite da un forte legame di amicizia grazie al quale affrontano le scelte e i problemi di ogni giorno. Quando una di loro decide di trasferirsi a Belgrado, le altre colgono l’occasione per accompagnarla per godersi un ultimo viaggio insieme.

L’incipit è volutamente routine e ripetizione di situazioni per fotografare la quotidianità, mentre, nella seconda metà, la metafora del viaggio (sulla carta di una sola ragazza, ma in realtà dell’intero gruppo) renderà la narrazione più dinamica. Nonostante questa dualità sia interessante a livello stilistico, non è supportata da un’idea fondante e da dialoghi convincenti.

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Si prende una delle figure retoriche più abusate della storia del cinema, il viaggio, immergendola in uno stile fortemente fuori tempo: la storia non è né intimistica né veramente corale, si passa con disinvoltura da dialoghi da teen movie (magari il film fosse solo quello) a poeti, religione e filosofia dispersi nel corso della pellicola. Tutto il percorso è contornato da parentesi di cui è particolarmente difficile capire l’utilità narrativa: questo viaggio che sembra voler suggellare per sempre un’amicizia, in realtà porterà alla destabilizzazione di quest’ultima, di cui, però, sappiamo veramente molto poco. I caratteri completamente diversi delle protagoniste, accomunati solo da un forte egocentrismo, pongono sotto i riflettori una visione sufficientemente pessimistica verso le nuove generazioni. Queste ragazze alle prese con i dubbi e le incertezze giovanili (film ricco di “non so”) si lamentano in continuazione senza cambiare molto dal loro punto di partenza.

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Margherita Buy, feticcio del regista (Chiedi la luna, Condannato a nozze, Cuori al verde, Fuori dal mondo, Il rosso e il blu), risulta il personaggio più chiaro e apprezzabile della pellicola, peccato sia solamente secondario: il rapporto ed il dolore di una madre e di una figlia non riescono ad avere il giusto tempo per essere sviluppati data la presenza delle altre protagoniste e rispettive storie parallele.

Questi pochi giorni descritti da Piccioni hanno il volto di un cinema bloccato nel passato con la voglia di raccontare il presente. Citare poeti dimenticandosi i giovani d’oggi non è stato d’aiuto.

Matteo Illiano

PRO CONTRO
  • Margherita Buy e la sua storyline convincono ma senza avere il tempo necessario.
  • Dialoghi inspiegabilmente profondi e filosofici con personaggi da teen drama.
  • Un viaggio cinematografico in stile anni ‘90 contornato da parentesi superflue.
  • Personaggi fermi su una psicologia lamentosa e mai indagati a fondo.
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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Questi giorni, la recensione, 4.0 out of 10 based on 1 rating

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