Giovani Ribelli – Kill Your Darlings, la recensione

Il giovane Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe), figlio di un poeta e di una madre con problemi mentali, riesce a entrare nella prestigiosa Columbia University. Ancora non sa che di li a poco sarebbe diventato una delle icone, insieme a Kerouac e a Burroughs, della cosiddetta beat generation, uno dei principali movimenti artistici di rottura dell’America anni ’50. Ma prima di diventarlo Allen dovrà infrangere le regole oppressive della Columbia University e del rigido sistema scolastico della prima metà del ‘900 e affrontare una tormentata storia artista/omoerotica con Lucien Carr, studente benestante dagli occhi e dal cuore di ghiaccio.

Questo è in breve quello che cerca di raccontare Giovani ribelliKill Your Darlings: cosa era Ginsberg prima di divenire quello che tutti noi oggi conosciamo.

Ecco, questa è la trama. Ho messo il punto, sono andato a capo. E ora mi chiedo in che modo continuare… La difficoltà del sottoscritto davanti alla tastiera non è dettata tanto per una mancanza di ispirazione letteraria, né tantomeno per aver visto il film in modo distratto, ma semplicemente per il fatto che c’è realmente poco da dire. Giovani ribelli è un prodotto ben fatto e ben confezionato, montato in modo interessante e recitato in maniera impeccabile. Forse c’è qualche leggerezza nella sceneggiatura, che comunque viene riscattata da un’abile messinscena capace di far respirare allo spettatore l’atmosfera anni ‘40, soprattutto attraverso un abile uso della musica jazz (simbolo di libertà come lo sarebbe stata la beat in futuro) e un’azzeccata fotografia.  La narrazione procede con buon ritmo, complice il montaggio dinamico e “giovanile” (in contrasto con l’ambiente anni ’50), i personaggi sono ben scritti (a parte forse Kerouac che, nonostante non abbia avuto l’occasione di conoscerlo di persona per questioni anagrafiche, mi sembra poco credibile e a tratti eccessivo) e il progressivo avvicinamento tra Allen e Lucien viene descritto tutto sommato con la giusta morbosità. Harry Potter, pardon, Daniel Radcliffe riesce a scrollarsi da dosso l’ingombrante ombra del maghetto con la scopa, in modo coraggioso e drastico mostrandosi, letteralmente, nudo come un verme.

Da queste parole qualcuno potrà pensare che Giovani Ribelli sia un bel film. Il problema è che non lo è: è un film senza infamia e senza lodi, che scorre veloce senza picchi di rilevante intensità emotiva e senza un vero e proprio climax. E’ un film che sostanzialmente lascia indifferenti, che già dopo un paio d’ore dalla visione si  fa dimenticare con facilità. E’ un prodotto su cui, realmente, c’è ben poco da dire, poco interessante da un punto di vista sia formale che contenutistico. Diciamo che di sicuro non vi “farà tornare la voglia di salire in piedi su un banco di scuola” come recita la frase di lancio e, certamente, non è e non sarà mai il nuovo Attimo fuggente.

Dane DeHaan e Daniel Radcliffe in Giovani ribelli

Dane DeHaan e Daniel Radcliffe in Giovani ribelli

Il secondo problema del film è che sembra indeciso su dove voglia andare a parare: mostrare l’inizio del movimento beat, in un miscuglio sinestetico di droghe, alcol, frenesie artistiche e stanze fumose oppure raccontare semplicemente un episodio della vita di Ginsberg, prima che divenisse poeta? Se nella prima parte tutto fa ben sperare, nel giro di poche scene l’attenzione passa dalla nascita della “nuova visione” (che culminerà con il movimento beat) al rapporto interpersonale tra Allen e Lucien, che risulta a tratti troppo invadente se non intruso. L’intento è evidentemente sempre quello di scoprire l’uomo dietro il mito, ma ci chiediamo se era necessario calcare così tanto la mano su un aspetto che poteva tranquillamente rimanere sullo sfondo. E’ davvero così importante sapere come Allen Ginsberg ha scoperto di essere omosessuale? O forse è stato un abile trucchetto per creare un po’ di scandalo (della serie: la prima scena gay di Daniel Radcliffe)? Ci lasciamo il beneficio del dubbio, ma il punto non è questo. Prendere un materiale così potenzialmente interessante e ridurlo a un prodotto sciapo e senza troppa personalità: ecco il peccato compiuto dal regista e co-sceneggiatore John Krokidas.

Quindi ecco spiegata la mia difficoltà… Ma tutto sommato anche solo spiegandola ho scritto qualcosa.

Lorenzo Giovenga

 

PRO

CONTRO

  • Racconta (in parte) la nascita della beat generation.
  • Si respira l’atmosfera anni ’40-’50.
  • Bravo Harry Pott…Emh, Daniel Radcliffe.
  • Buon ritmo di narrazione e montaggio.

 

  • Privo di personalità.
  • Poche emozioni.
  • Si lascia facilmente dimenticare.
  • Le chiappe al vento di Radcliffe .

 

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)
Giovani Ribelli - Kill Your Darlings, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.