Halloween Kills, la recensione

«Non dovete preoccuparvi, l’ho ucciso. Non puoi averlo fatto, nessuno può uccidere l’Ombra della Strega…»

Cos’è l’Ombra della Strega? È il frutto dell’immaginazione di un bambino? Una storia di paura che si racconta la notte del 31 ottobre? Oppure uno psicopatico mascherato a caccia di babysitter?

L’Ombra della Strega, o The Shape come dicono in inglese, è una figura maligna indefinita e indefinibile, la forma che il Male prende per manifestarsi agli uomini e terrorizzarli fino alla morte. L’Ombra della Strega può avere un nome e un cognome, Michael Myers, ma è un mostro atavico, quel vaso di Pandora che contiene tutti i mali e le paure e una volta aperto è inarrestabile.

Quando John Carpenter e Debra Hill hanno scritto la sceneggiatura di Halloween – La notte delle streghe sapevano che quel bambino biondo vestito da clown non era il piccolo Michael, sapevano che quell’omone in tuta da lavoro e maschera bianca non era un semplice pazzo violento fuggito da un manicomio durante un trasferimento. Michael Myers era, anzi è, il Male. Un concetto astratto che assumeva per l’occasione una forma per manifestarsi agli uomini, l’Ombra della Strega.

David Gordon Green, grazie alla supervisione dello stesso John Carpenter e al contributo in sceneggiatura di Danny McBride, Jeff Fradley e Scott Teems, ha perfettamente compreso l’essenza originaria di Michael Myers e ha portato avanti quel discorso sulla paura primordiale, sull’ineluttabilità del male che Carpenter aveva iniziato quarant’anni prima e che era andata completamente smarrita in anni e anni di sequel e reboot fuori fuoco. Dopo l’enorme successo di Halloween del 2018, che azzerava la continuity agganciandosi direttamente al film di John Carpenter, arriva l’annunciato sequel Halloween Kills, in uscita il 21 ottobre 2021, dopo il posticipo di un anno causato dalla pandemia e una premiere mondiale lo scorso settembre alla Mostra del Cinema di Venezia.

Con Halloween Kills ci agganciamo direttamente al finale del precedente film, così come Halloween II – Il signore della morte di Rick Rosenthal faceva con il film di Carpenter. Ma c’è di più! Halloween Kills, prima di continuare la storia di Laurie (Jamie Lee Curtis), sua figlia Karen (Judy Greer) e sua nipote Allyson (Andi Matichak), ci mostra cosa era accaduto nel 1978 dopo che Michael, colpito al petto dai colpi di pistola del Dr. Loomis, era scomparso nel nulla. Un audace prologo che va a riempire un buco narrativo lasciato dal film del 2018 e conferisce una particolare importanza al personaggio dell’agente Hawkins (Will Patton), vera imprevedibile chiave di questo sequel.

Accidentalmente liberato dal rogo in cui era stato intrappolato da Laurie, Michael è pronto a proseguire la sua missione di morte. Mentre Laurie è ricoverata d’urgenza in ospedale per le ferite riportate nella colluttazione, sua nipote Allyson si mette alla ricerca di Michael Myers per vendicare la morte di suo padre. Ma non è l’unica! Tommy Doyle, Lonnie Elam, Lindsey Wallace e la ex-infermiera Marion, tutti sopravvissuti all’incontro con Michael Myers quarant’anni prima, organizzano una caccia all’uomo per trovare, fermare ed eliminare una volta per tutte l’assassino.

Un po’ come faceva L’impero colpisce ancora ancora per la trilogia di Star Wars o Le due torri per quella de Il Signore degli Anelli, Halloween Kills è un capitolo di passaggio che riprende le fila del discorso dove erano state lasciate nel film precedente, crea una lunga parentesi, aggiunge elementi fondamentali, sviluppa alcune idee e spiana la strada al grande finale annunciato per l’autunno 2022 con Halloween Ends.

Un film di transizione che, per sua stessa definizione, ha quel sapore di incompletezza narrativa che lo rende, a primo acchito e ancora privo dell’ultimo atto, sicuramente meno accattivante del bellissimo precedente capitolo firmato sempre da Green. Questo non vuol dire, però, che Halloween Kills non sia un film di valore perché, seppur ci sia una tendenza alla ridondanza narrativa data dalla sequela di omicidi, questo sequel porta avanti con coerenza un discorso utile a definire una volta per tutte la natura del mostro. E su questo concetto la sceneggiatura di Green-McBride-Teems da il meglio di se stessa perché oltre a puntualizzare il ruolo che ha Michael Myers in tutta la vicenda, con l’immagine suggestiva raccontata/mostrata del bambino/uomo che guarda se stesso nel riflesso di una finestra, descrive anche il ruolo che la società assume in questa storia. Una società che, per procura, si fa complice del mostro diventando mostro a sua volta e agisce d’istinto trasformandosi in un tornado dal vago eco trumpiano che travolge ogni certezza, cieca dalla rabbia, pronta a trovare un colpevole anche dove il colpevole non c’è. Per mettere in scena questo concetto, Halloween Kills dà vita a una delle sequenze più belle ed emotivamente devastanti dell’intera saga, ambientata in un ospedale, una location che non a caso era centrale nel film di Rosenthal del 1981 ormai “cancellato”.

Con questo sequel, gli sceneggiatori strizzano continuamente l’occhio allo spettatore fan e oltre a ripescare un gran numero di personaggi dal primo film, in alcuni casi interpretati dagli stessi attori di allora (Kyle Richards, Charles Cyphers, Nancy Stephens), e la rievocazione di situazioni topiche, mettono al centro di una lunga sequenza anche i bambini con le maschere di Halloween III – Il signore della notte che si erano intravisti nel film del 2018. Inoltre, Halloween Kills mostra una grande maestria nel fondere passato e presente alternandosi ai flashback nel 1978 in maniera impressionante: le scene nel passato sembrano davvero parte di un film di oltre quarant’anni fa, eppure non si nota alcuno stacco d’immagine con le scene ambientate nel 2018; perfino la presenza del Dott. Loomis, interpretato dall’attrezzista Tom Jones Jr., è impressionante per la coerenza al passato e la somiglianza allo scomparso Donald Pleasence.

Insomma, un lavoro tecnicamente impeccabile che si sposa con alcune intuizioni narrative di grande classe che confermano l’abilità di David Gordon Green con il cinema horror.

È anche vero che i 105 minuti di durata si percepiscono un po’ eccessivi in Halloween Kills e molto spazio viene dato alle scene di omicidio, tanto che quello che troviamo in questo film è il bodycount più corposo dell’intera saga. Omicidi molto elaborati, con coreografie spesso sensazionalistiche e un’azione brutale che non sono proprio caratteristica peculiare della visione carpenteriana di Michael Myers, ma forse più vicina alla re-visione che fornì Rob Zombie con i suoi due capitoli reboot. Ma si nota che David Gordon Green si è divertito molto sotto questo punto di vista e il corposo massacro perpetrato nel film dà vita anche a uno dei capitolo più genuinamente splatter di tutta la saga con almeno una scena così intensa e crudele da risultare realmente disturbante.

Dunque, se è vero che siamo un passo indietro al film del 2018, Halloween Kills è comunque un capitolo di pregio nella mitologia di Michael Myers, un film che alterna la violenza bruta e l’orrore con alcune intuizioni sociali utili a definire la natura stessa del Male.

E la voglia di vedere Halloween Ends sullo scorrere dei titoli di coda è davvero tanta.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Contribuisce a definire la personalità di Michael Myers.
  • Crea brillantemente un tutt’uno con il passato.
  • Bodycount massiccio e violenza da grandi occasioni.
  • Dura un pelino troppo per quel che ha da raccontare.
  • È completamente in funzione dei film precedenti e di quello successivo.
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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Halloween Kills, la recensione, 7.5 out of 10 based on 2 ratings

One Response to Halloween Kills, la recensione

  1. fabio ha detto:

    STUPENDO, per me non ha nulla da invidiare a H18, entrambi meravigliosi e lode a Green che si dimostra bravissimo a gestire un icona così importante.

    Attesa a mille per Ends!!!!

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    Valutazione: 5.0/5 (su un totale di 1 voto)
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