Hatching – La forma del male e Shark Bait: Mostri scandinavi e squali feroci in home video

L’estate è più o meno alle porte e di conseguenza si avvicina la stagione che, sin da sempre, ha accompagnato l’uscita in sala di molti film horror. Come abbia fatto negli anni questo genere a diventare sinonimo d’estate resta tutt’ora un mistero ma, fatto sta, che noi vogliamo seguire il trend senza opposizioni di sorta. Adesso che siamo entrati nel mese della bella stagione, in questa rubrica home video vi vogliamo parlare di due film dell’orrore usciti in sala lo scorso anno sotto il marchio Adler Entertainment ma che da pochissimo sono disponibili in home video grazie ai canali distributivi di CG Entertainment. Vi parliamo oggi dei DVD dello scandinavo Hatching – La forma del male e del beast-movie acquatico Shark Bait che dell’estate ne incarna tutti i valori.

Tinja è una dodicenne la cui crescita è tutt’altro che spensierata a causa di un contesto familiare lindo e felice solo in apparenza e, in particolare, per colpa di una mamma che ha una relazione parallela e che obbliga la figlia a sacrificare amicizie e momenti di vita da ragazzina per concentrarsi anima e corpo su un’improbabile carriera da ginnasta. La vita di Tinja, e non solo, cambia nel momento in cui la protagonista trova nel bosco vicino casa un uovo misterioso che libera una creatura mostruosa e capace di creare con la piccola un legame nefasto per la giovane ginnasta e le persone che la circondano.

Questa la trama di Hatching – La forma del male, un bizzarro body-horror di cronenberghiana memoria che utilizza il linguaggio del genere per indagare su binari narrativi assolutamente interessanti quali il tema del doppio e la critica ad una società attuale ossessionata dal successo ad ogni costo e propensa a mostrare solo il suo lato perfetto e immacolato.

Figlio di questa sorprendente nouvelle vague nordica (ricordiamo altri “compaesani” più o meno recenti come Thelma o Lamb, entrambi editi in home video sempre da CG Entertainment) che ultimamente sta restituendo agli amanti del genere delle piacevoli sorprese, Hatching – La forma del male si rivela un horror che sa spaventare al punto giusto, impressiona grazie a immagini molto forti ed efficaci, e coinvolge chi guarda grazie ad una sceneggiatura solida e perfetta nel tratteggiare personaggi e situazioni ben oltre il limite del grottesco.

Hatching – La forma del male è un giusto compromesso tra cinema horror di intrattenimento e un cinema costantemente alla ricerca di velleità autoriali che qui nidificano in una messa in scena poco convenzionale e nella dichiarata critica alla società scandinava.

Nonostante qualche freno di troppo sul versante della violenza, unica piccola sbavatura di questo lavoro diretto da Hanna BergholmHatching – La forma del male si configura come un film ben riuscito, sicuramente adatto ad un pubblico dai gusti e dalle esigenze differenti.

Come purtroppo sta accendendo con sempre maggior frequenza, alimentando una brutta piaga che sta mettendo in ginocchio il nostro mercato home video, anche Hatching – La forma del male arriva su supporto fisico solamente in edizione DVD.

Quello che CG Entertainment ci offre è indubbiamente un DVD di qualità, certo, ma resta purtroppo un supporto fisico limitato e superato che non può fare altro che castrare le ambizioni artistiche di un film che esprime molto in termini di fotografia e scenografia. La straniante fotografia ultra-luminosa firmata da Jarkko T. Laine e pronta a richiamare alla memoria certi cataloghi “di perfezione” del mondo Ikea, non può che uscirne depotenziata senza l’ausilio dell’alta definizione.

Il reparto audio, invece, si comporta molto bene e risulta piacevole all’ascolto grazie ad una doppia traccia – Dolby Digital 5.1 e 2.0 – sia per la versione originale che per quella doppiata in italiano. Poco da argomentare sui contenuti extra vista e considerata la sola presenza del trailer del film.

Voltiamo pagina e passione al secondo orrore di questo lotto propostoci sia da CG Entertainment che da Adler Entertainment. Lasciamoci perciò alle spalle le fredde Svezia e Finlandia per fare un bagno al mare, in Messico, durante un’estate torrida e all’insegna del sole, delle moto d’acqua e di squali tanto incazzati quando affamati.

Come ogni estate infatti, anche l’estate scorsa non è mancato l’appuntamento cinematografico con il filone dello shark movie che si è arricchito con un piccolo ma energico teen-action squalesco che risponde al titolo di Shark Bait e che porta con se l’ormai consolidata esperienza dei produttori Will Clarke e Andy Myson, che nell’arco di una manciata di anni hanno piazzato uno dietro l’altro il cult 47 Metri, il sequel nominale 47 Metri: Uncaged e una sorta di spin-off, The Great White.

Un gruppo di amici sta trascorrendo una spensierata vacanza in una località balneare in Messico. In conclusione di una notte di baldoria in cui Nat e i suoi amici Tom, Milly, Tyler e Greg hanno alzato il gomito più del dovuto, i ragazzi rubano due moto acquatiche dal molo e si avventurano in mare aperto, esibendosi in stupide evoluzioni che culminano con uno scontro frontale che causa il ferimento di Greg, affonda una delle due moto e rende inutilizzabile l’altra. Col passare delle ore e la difficoltà di avvistare qualcuno a cui chiedere soccorso, i ragazzi si rendono conto che il sangue di Greg ha attirato un enorme squalo bianco che ora non vede l’ora di banchettare con le sue giovani prede.

Il regista inglese James Nunn è l’uomo eletto per dar vita alle disavventure acquatiche di un manipolo di ventenni che sembrano usciti direttamente da uno slasher-movie, sia per la tipologia fisica che per la caratterizzazione. Insomma, la classica carne da macello tipica di certo cinema horror che la sceneggiatura di Nick Saltrese puntualmente ci fa odiare fin dai primi minuti. Va da se che l’entrata in scena di un enorme e famelico squalo è comparabile a quella di un boogeyman, con il quale irrimediabilmente lo spettatore comincia a parteggiare, viste le premesse.

Shark Bait è un film fortemente di genere e quindi targettizzato, che colpisce diritto quella nicchia di fan dell’horror acquatico con il pericolo che possa risultare, invece, indigesto allo spettatore casuale che instaura immediatamente il confronto di ogni film con uno squalo con il capolavoro di Steven Spielberg.

In questi termini, Shark Bait non è di certo un’opera imperdibile, anzi si adagia su molti dei cliché del genere senza aggiungere realmente qualcosa di nuovo al suo filone di riferimento. Per la dinamica d’azione e di contesto ricorda molto il buon The Reef (2010) di Andrew Traucki, dove le aspiranti vittime dello squalo erano bloccate su una barca capovolta; qui l’unità di luogo e spazio è rappresentata da una moto acquatica in panne, uno spazio estremamente angusto per cinque persone, che di certo non ferma lo squalo dai suoi sempre più frequenti attacchi. A movimentare la situazione, c’è anche una storia di tradimenti e gelosie che rende ancora più complicata la convivenza in quello spazio ristretto, ma nulla che possa realmente convogliare l’interesse dello spettatore, decisamente più catturato dal mostro marino e dalla sua fame insaziabile.

CG Entertainment e Adler Entertainment ci propinano Shark Bait nella stessa identica soluzione del titolo precedente. Dunque, ancora una volta, lo spettatore/acquirente è chiamato a dover accontentarsi solamente dell’edizione DVD.

E ancora una volta, purtroppo, siamo costretti a fare lo stesso ragionamento fatto per Hatching – La forma del male, perché anche questo film firmato dall’inglese James Nunn avrebbe beneficiato – e nemmeno poco – del supporto ad alta definizione. Un film che opta per una fotografia molto satura e che vive di scenari naturali, mare aperto e frequenti inquadrature in cui il frame privilegia le piccole onde che si increspano l’una sull’altra non può che soffrire se compresso all’interno di un supporto DVD che, per capacità tecniche, è povero di dettaglio visivo.

Ma purtroppo dobbiamo accontentarci di questo. E quindi analizzare un Digital Versatile Disc che si difende anche piuttosto bene nelle sue pur limitate capacità tecniche, e che offre il suo meglio sotto l’aspetto sonoro grazie, anche in questo caso, ad un doppio ascolto Dolby Digital 5.1/2.0 sia per l’edizione originale che per quella adattata al mercato italiano.

Contenuti extra tenuti a bada e che si traducono nel trailer del film e in un B-roll che ci illustra molti momenti rubati sul set durante la lavorazione del film.

Giuliano e Roberto Giacomelli

HATCHING – LA FORMA DEL MALE di Hanna Bergholm

Label: CG Entertainment e Adler Entertainment

Formato: DVD

Video: 16/9  1.85:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1/2.0; Originale Dolby Digital 5.1/2.0

Sottotitoli: Italiano

Extra: Trailer

Puoi acquistare il DVD di Hatching – La forma del male cliccando su questo link.

SHARK BAIT di James Nunn

Label: CG Entertainment e Adler Entertainment

Formato: DVD

Video: 16/9  2.39:1

Audio: Italiano Dolby Digital 5.1/2.0; Originale Dolby Digital 5.1/2.0

Sottotitoli: Italiano

Extra: Trailer, B-roll

Puoi acquistare il DVD di Shark Bait cliccando su questo link.

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