Hotel Poseidon, la recensione del film in anteprima al Be Afraid Horror Fest 2021

Presentato in anteprima mondiale al BIFFF (Brussels International Fantastic Film Festival) e italiana al ToHorror di Torino e nella terza edizione del Be Afraid Horror Fest, Hotel Poseidon è l’opera prima del belga Stef Lernous. E qui c’è subito bisogno di aprire una parentesi.

Lernous ha una carriera decennale nel mondo del teatro come regista e attore, nonché fondatore e direttore della Compagnie Abattoir Fermé, una formazione teatrale che si rispecchia totalmente nel suo primo lungometraggio, da lui anche sceneggiato. Quindi Hotel Poseidon ha un’impostazione che deve molto al palcoscenico: totalmente in interni, con pochi attori in scena e un’enfasi grottesca nella messa in scena che potrebbe lasciare perplessi i più.

Il film ci racconta la quotidianità di Dave, interpretato da Tom Vermeir, il custode del Poseidon Hotel, fatiscente albergo che ospita tra i suoi corridoi sporcizia, putridume e personaggi bizzarri. Dave è depresso, come intrappolato in un loop in cui prendersi cura di un hotel di cui è impossibile prendersi cura è una sorta di pena infernale. L’arrivo di una turista olandese (Anneke Sluiters), che insiste nel prendere una camera nonostante Dave la sproni a non farlo, movimenterà la situazione scatenando una serie di imprevedibili eventi dal sapore quasi spettrale.

La prima cosa che balza all’occhio dello spettatore è l’incredibile cura scenografica di Hotel Poseidon, un albergo – costruito da zero partendo da un magazzino – dalla fortissima personalità che esprime il degrado e il malessere che si respira durante la visione del film. Il tema marinaresco che sta alla base dell’allestimento scenografico è come virato in incubo, con richiami al mare, alla flora e alla fauna marina, ma sempre e comunque con quel piglio macabro e grottesco. Potremmo dire che l’Hotel è il vero protagonista del film, ma non un hotel tabernacolo del male come poteva essere l’Overlook di kinghiana memoria, piuttosto un luogo vivo, che respira ed esprime la vera anima putrescente della società che ospita, una sorta di Villa Usher della celebre opera di Edgar Allan Poe.

Da questa suggestione va poi a prender piede il vero cuore pulsante del film, la messa in scena, attraverso trovate dal sapore onirico e surreale, di una rappresentazione corrotta e marcescente del mondo. Un mondo malato, pallido, che aspetta inerme la fine dei giorni svolgendo attività inutili che hanno il solo scopo di alleviare il countdown verso la fine. Per Lernous la società è popolata da morti viventi e l’hotel-prigione è il loro personale inferno. Una visione pessimista, tremenda perfino, che nel film è virata di grottesco assumendo un tono quasi ironico, sicuramente paradossale, che avvicina Hotel Poseidon a un’opera di satira sociale.

Parliamo comunque di un film per pochi, un’opera fatta per presenziare ai festival e difficilmente vendibile a un pubblico di massa. Non c’è una vera storia da seguire, manca una progressione narrativa che possa appassionare e alcune parentesi surreal-oniriche, seppur facilmente leggibili, sembrano davvero fini a se stesse condannando Hotel Poseidon a quel limbo da film-vetrina, opere da un punto di vista impeccabili che risultano perfette come biglietto da visita da sottoporre ai produttori per entrare nel circuito della “vera” industria cinematografica.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Scenografie molto accattivanti.
  • Ha molta personalità.
  • Non c’è una vera progressione narrativa che possa intrattenere e appassionare lo spettatore.
  • È un biglietto da visita per un’opera futura più vendibile.
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