I segreti di Wind River, la recensione

Taylor Sheridan ha iniziato la sua carriera come attore televisivo, un nome e un volto non troppo noto ai più ma apparso in serie divenute cult come Walker Texas Ranger, Veronica Mars e Sons of Anarchy. Da qualche anno a questa parte, però, Sheridan si è scoperto sceneggiatore firmando una tripletta di film per il cinema che formano idealmente una trilogia: Sicario di Denis Villeneuve, Hell or High Water di David Mackenzie e I segreti di Wind River, che rappresenta anche il suo esordio alla regia. Attore, dunque, ottimo sceneggiatore e adesso notevolissimo regista, artista completo che conviene tener d’occhio!

Dicevamo di un’ideale trilogia, perché Sheridan racconta la frontiera americana esplorando diversi generi e spostandosi dal sud al nord ma tenendo sempre bene in mente la lezione del cinema classico americano, per cui servono, in primis, storie coinvolgenti e grandi personaggi a popolarle. E I segreti di Wind River chiude idealmente il cerchio, perchè lo spettatore che era stato condotto al confine con il Messico (Sicario) e aveva esplorato l’entroterra texano (Hell or High Water) si ritrova ora immerso nelle lande innevate del Wyoming.

Qui, in una riserva indiana, viene consumato un orrendo delitto: una bellissima ragazza di origini native americane viene trovata morta nella neve. Ufficialmente non si tratta di omicidio, anche se la ragazza ha subito uno stupro di gruppo, ma la morte è avvenuta per ragioni naturali causate dal freddo. A trovare il corpo è stato il rude cacciatore Cory Lambert, che si trova ad affiancare nell’indagine la giovane e inesperta agente dell’FBI Jane Banner, mandata da New York per far chiarezza sulla delicata vicenda.

La grandezza di un film come I segreti di Wind River sta tutta nella scrittura, una sceneggiatura attenta a imbastire un thriller tesissimo, con un meccanismo giallo che funziona e personaggi delineati perfettamente. Taylor Sheridan non inventa nulla, il suo non è cinema innovativo e la storia raccontata ne I segreti di Wind River, in fin dei conti, è una variante di qualcosa che sicuramente abbiamo già visto o sentito, anche se non somiglia con preponderanza a nulla nel particolare.

Eppure, il ritmo crescente, che nei primi tre quarti d’ora si affida anche a tempi dilatati, riesce a catturare l’attenzione e il suo essere familiare aiuta nel coinvolgimento emotivo con le vicende di personaggi che riusciamo a sentire vicini. Lo sono i genitori della povera ragazza “uccisa”, due nativi americani che si chiudono in se stessi per far esplodere il proprio dolore, lo è il cowboy Cory Lambert, un Jeremy Renner bravissimo e incredibilmente empatico, con i suoi scheletri nell’armadio capace di prendere sul personale una vicenda che, in fin dei conti, non dovrebbe riguardarlo. Ma non è da meno Jane, un’agente dell’FBI troppo giovane per essere scaraventata in un ambiente inospitale, sola a fare un lavoro che evidentemente è vissuto dai suoi colleghi come una “rogna” da lasciare alla più giovane e inesperta. L’agente Jane Banner è interpretata da Elizabeth Olsen, una delle attrici più talentuose della sua generazione, riuscita con una manciata di blockbuster ad imporsi e dimostrare di essere credibile in ogni ruolo.

Il meccanismo giallo che sta alla base de I segreti di Wind River gioca solo in parte sul whodunit, anche se la verità sulla morte della ragazza arriva nel terzo atto come momento liberatorio che da il via a una scena d’azione intensa e violentissima. In realtà l’identità del colpevole non è un vero colpo di scena, il processo deduttivo che porta alla scoperta non è tra le cose più interessanti del film, piuttosto è la folgorante costruzione del climax che interessa a Sheridan. Il modo in cui si intrecciano i destini dei personaggi, l’utilizzo (originale) del flashback e la riflessione su quanto la contaminazione razziale per qualcuno non sia ancora stata superata: elementi fondamentali per riuscire a fare la differenza.

Con un finale che sembra uscito direttamente da un western di Sergio Leone, I segreti di Wind River rimane potente ben impresso nella mente dello spettatore, che non potrà togliersi dalla testa anche il sapiente uso della colonna sonora affidata a Nick Cave e Warrern Ellis, con un sound country dal sapore ipnotico.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • La sceneggiatura: da una storia, tutto sommato semplice e risaputa, viene fuori un crime-western da prendere come esempio.
  • Bravi gli attori, tutti perfettamente in parte.
  • Ottima regia, che non a caso è stata premiata al Festival di Cannes.
  • La prima parte soffre di una certa lentezza che potrebbe far gettare la spugna a chi è alla ricerca del puro intrattenimento.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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I segreti di Wind River, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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