Il demone dell’acqua, recensione del cortometraggio di Cristian Tomassini
Negli ultimi anni il cinema si è soffermato tantissimo a raccontare e descrivere tematiche sociali come l’immigrazione e le diversità culturali e così tantissimi registi, giovani e navigati, indipendenti e non, hanno realizzato diversi film su questi argomenti. Una tendenza molto ambiziosa e ammirevole, che però ha dato vita a pellicole per la maggior parte dozzinali, scontate e ricche di retorica, rischio dal quale l’unico modo per tenersi lontano solo grazie al coraggio e alla voglia di raccontare con nuove dinamiche e forme di linguaggio. Caratteristiche che sembrano appartenere a Cristian Tomassini, giovane autore veneto che esordisce alla regia con il cortometraggio dal titolo Il demone dell’acqua nel quale vengono affrontati argomenti scottanti e profondi quali il rapporto tra uomo e potere e le differenze razziali. Il tutto inserito all’interno di una struttura ben congegnata, fatta di una storia semplice ed efficace e un impianto visivo molto affascinante.
Kanu è un giovane ragazzo africano che, come tanti suoi connazionali, si ritrova su una barca in mare aperto nella speranza di sbarcare in un futuro migliore. Però il barcone è vittima di un naufragio e il protagonista cade in un sonno profondo, con tanto di incubo surreale. Kanu, infatti, sogna di essere Kurtz, l’ultimo dittatore di un impero asserragliato su di un’antica villa europea al cui interno avvengono strani riti che segnano la fine di una fulgida era e l’inizio di un’invasione barbarica.
Il demone dell’acqua è una profonda riflessione sul potere che, come diceva un famoso politico, logora chi non ce l’ha e rappresenta la massima aspirazione per ogni uomo, al di là della sua provenienza e background culturale. Per compiere tutto ciò, Tomassini si serve di un forte simbolismo che pervade l’intera opera, a cominciare dalla curiosa immagine del dittatore di colore, vero e proprio ossimoro. Si prosegue con l’utilizzo dell’acqua che invade ogni ambiente e travolge tutto quasi a volersi ergere a elemento di cambiamento e innovazione, passando per la voce fuori campo sempre molto efficace e coerente con ciò che accade.
Ma il film non ha nei contenuti gli unici punti di forza. Il demone dell’acqua, infatti, è un film ben curato anche dal punto di vista tecnico con una veste molto accattivante e molto diversa dalla qualità visiva di altri prodotti simili, ottenuta grazie ad una fotografia caratterizzata da un contrasto di colori accesi e freddi (il regista stesso ha dichiarato di essersi ispirato a Suspiria e The Neon Demon) e frequenti primi piani e inquadrature fisse.
Molto positive le prove dei tre attori Anthony Thay Ogbemudia, Sara Zampollo e Maria Vittoria Casarotti Todeschini i quali sembrano ben calati nei loro ruoli.
Il demone dell’acqua, in conclusione, è un cortometraggio ben riuscito e di sicuro un ottimo esordio per questo giovane regista.
Vincenzo de Divitiis
PRO | CONTRO |
|
|
Lascia un commento