Il Grande Match, la recensione

Due icone del cinema internazionale – che, per inciso, hanno interpretato i due pugili più celebri nella storia della settima arte – si accingono a incrociare i guantoni nella spumeggiante commedia Il Grande Match, diretta da Peter Segal (Get Smart, Fuga dalla Casa Bianca). Già la notizia di per sé è roba che scotta, dal momento che stiamo parlando, non è un mistero, di Sylvester Stallone (il leggendario Rocky) e del Premio Oscar Robert De Niro (il Jake LaMotta di Toro Scatenato), formidabili mostri sacri del grande schermo e amati alla follia dal pubblico di tutto il mondo.
Riunire due personaggi così ingombranti su un unico ring è un’impresa vincente sulla carta, perchè in grado di incuriosire tanto le generazioni cresciute a ‘pane e Rocky’ che i più giovani, ma innegabilmente anche molto rischiosa e coraggiosa, specialmente per le due leggende protagoniste. Ma dal momento che il film in questione non è niente male, possiamo tirare un sospiro di sollievo e dichiarare l’esperimento ben riuscito!

Henry ‘Razor‘ Sharp (Sly) e Billy ‘The Kid‘ McDonnen (Bob De Niro) sono due signori di mezza età nostalgici e pieni di rimpianti. Il primo è un tipo schivo e ombroso, vive in una dimora modesta e, come hobby, fabbrica strani cagnolini usando materiali di scarto. Gran parte di quello che guadagna è destinato a mantenere in una casa di riposo l’anziano e malandato (ma non per questo meno sboccato e irriverente) Louis “Lightining” Conlo (il Premio Oscar Alan Arkin), suo allenatore dei tempi d’oro.
The Kid, spaccone ed egocentrico, se la passa decisamente meglio, almeno economicamente; vende auto di lusso ed è proprietario di un locale notturno, di quelli dove non mancano mai fiumi di alchool e belle donne.
Chi direbbe che questi due maturi uomini di Pittsburgh, appena trent’anni prima, erano due pugili rampanti, agguerriti e di successo? Tuttavia, la loro acerrima rivalità non conobbe mai un vero e proprio epilogo poiché, nel 1983, alla vigilia del loro incontro decisivo, Razor annunciò il proprio ritiro senza dare spiegazioni. The Kid non ha mai digerito quel mancato incontro, nonostante gli anni trascorsi, e Razor, dal canto suo, cova acuto rancore nei confronti del rivale; prevedibilmente, quando i due incappano (non proprio) fortuitamente uno nell’altro, in un attimo è rissa.
Siamo nell’era degli smartphone e di Youtube, e così il grottesco alterco finisce in men che non si dica sul web e i due contendenti sulla bocca di tutti. L’ambizioso e furbo promoter Dante Slate Jr. (Kevin Hart) fiuta l’affare e propone ai due ex campioni di tornare sul ring e regolare i conti una volta per tutte, dimostrando chi è il migliore. The Kid accetta senza pensarci su. Più complesso sarà convince Razor, che sembra proprio non volerne sapere di rivivere quei giorni di trent’anni prima. Ma, una volta superato questo step, sarà la volta di affrontare il vero scoglio: rimettersi in sesto con un duro allenamento… nonostante gli acciacchi e i kili di troppo sulle spalle!

Razor (Sly), Kid (De Niro) e Dante Slate Jr. (Kevin Hart) in conferenza stampa per promuovere l'incontro tra i due ex campioni

Razor (Sly), Kid (De Niro) e Dante Slate Jr. (Kevin Hart) in conferenza stampa per promuovere l’incontro tra i due ex campioni

Il Grande Match è una gradevole e frizzante sorpresa, tanto per lo script quanto per le interpretazioni dell’intero cast. L’intreccio è lineare e molto semplice, così come il montaggio, ma questo nulla toglie in termini di intrattenimento, che è di spiritosa qualità.
La componente metacinematografica – che risiede tanto nelle citazioni da Rocky e da Toro Scatenato (che i fans non stenteranno a individuare) che nel rimando alla condizione effettiva dei due attori protagonisti, divi non più giovani – strizza l’occhio allo spettatore aggiungendo un pizzico di ironia in più. Questa, a proposito, è l’ingrediente vincente dell’insieme, che condisce i dialoghi, già brillanti e divertenti, e caratterizza le performance di Stallone e De Niro, che dimostrano di saper prendersi in giro con gran classe e senza mai strafare.
Le loro interpretazioni sono misurate e sobrie; i loro duetti esilaranti. A voler essere, però, del tutto sinceri, la vis comica di Stallone, che negli ultimi anni si sta rivelando un vero e proprio asso nella manica dell’attore, spesso e volentieri prevale su quella del compagno d’avventura.
Restando in tema di duetti, regala gustosissimi battibecchi anche il conflitto generazionale tra uno scanzonato Alan Arkin (Little Miss Sunshine), in forma smagliante, e il simpatico Kevin Hart (Scary Movie 4), l’unico interprete un po’ sopra le righe. Nel cast anche il Premio Oscar Kim Basinger (L.A. Confidential) e Jon Bernthal (The Walking Dead).

Le tematiche affrontate sono le più tradizionali e pertinenti al genere – un ritrovato rapporto padre-figlio da costruire partendo da zero; una seconda occasione, a dimostrare che non è mai troppo tardi per ricominciare e reinventarsi; l’invito a imparare dal passato, piuttosto che vivere nel rimpianto, in modo da essere migliore nel presente; l’accettazione del tempo che passa – e sono trattate in maniera appena accennata e leggermente superficiale, senza indugiare o approfondire. Dal momento che il film si concentra prevalentemente su ciò che conduce a e precede il match finale, probabilmente si è scelto di snellire ogni altro elemento, in modo da alleggerire il ritmo narrativo e concentrare l’attenzione prevalentemente sulle dinamiche che coinvolgono Stallone e De Niro.

The Kid si sottopone a un duro allenamento per smaltire i kili di troppo e tornare in forma per l'incontro con Razor

The Kid si sottopone a un duro allenamento per smaltire i kili di troppo e tornare in forma per l’incontro con Razor

Lo humour, adatto a un pubblico di tutte le età, complessivamente funziona e convince, dando il meglio in alcune sequenze destinate a rimanere impresse a lungo. Su tutte, il primo scontro, ai giorni nostri, fra The Kid e Razor, sul quale non anticipiamo nulla, e le sequenze relative al training dei due boxeur, molto diversi ma ugualmente faticosi.
Interessanti i brani scelti per la colonna sonora, dominata da sonorità travolgenti e trascinanti. Questa, da una parte funge da energico e brioso accompagnamento fino all’epilogo tutt’altro che scontato; dall’altra, è pronta anche a sottolineare, complici le musiche originali di Trevor Rabin, i momenti più seri e commoventi con una certa pedanteria.

Il Grande Match è una commedia ben riuscita e senza pretese, che si lascerà guardare e ricordare volentieri per la verve del cast, la piacevolezza dell’intreccio, i dialoghi brillanti e divertenti.
Un consiglio: non alzatevi non appena cominciano i titoli di coda; vi attendono ancora un paio di sorprese!

Il film, nelle nostre sale dal 9 gennaio, è distribuito da Warner Bros. Pictures Italia.

Chiara Carnà

PRO CONTRO
  • Un cast di grandi nomi tutti in forma smagliante.
  • L’umorismo brillante dei dialoghi e la gradevole autoironia dei due protagonisti garantiscono divertimento assicurato e di qualità.
  • Vedere due mostri sacri mettersi in gioco e prendersi in giro è un’occasione da non perdere.

 

  • Qualcuno potrebbe non apprezzare l’eccessiva semplicità della trama e la superficialità con la quale sono trattati i principali nodi tematici.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il Grande Match, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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