Il legame, la recensione

Quando ci si approccia ad un film horror italiano il rischio più frequente è quello di cimentarsi nell’ormai sterile e poco produttivo esercizio di elencare i grandi maestri del passato, tesserne le indubbie lodi e fare confronti con il presente, con il risultato di apparire ripetitivi e distruttivi nei confronti delle nuove generazioni di autori. E cosi, seguendo la linea del “bisogna guardare avanti”, meglio tracciare un quadro della piccola e lenta rinascita che l’horror made in Italy sta avendo in questi ultimi anni. Una nuova vita, arrivata dopo decenni bui dal punto di vista produttivo e, diciamocela tutta, delle idee non sempre brillanti, nella quale sono stati diversi i generi che si sono alternati sul grande schermo: si parte con il violentissimo slasher soprannaturale di Raffele Picchio Morituris, abbiamo avuto poi lo zombie movie claustrofobico The End? L’inferno fuori di Daniele Misischia e, infine, il giallo di matrice argentiana Tulpa di Federico Zampaglione.

Il sottogenere, però, nel quale il nostro horror sembra aver trovato maggiore ispirazione è quello delle ghost story, al quale appartiene il recente gradevole esordio alla regia di Milena Cocozza con Letto n. 6. A dare un’ulteriore spinta a questa nuova stagione arriva Il legame, primo lungometraggio di Domenico De Feudis. Il regista pugliese, già assistente alla regia di film importanti (Loro 1 e 2 e La grande bellezza, giusto per citare due titoli) e che si era distinto grazie all’ottimo cortometraggio L’ora del buio, realizza un horror di pregevole fattura, dalla regia ben curata, reso ancora più gradevole da una scrittura solida e atmosfere davvero inquietanti con il suggestivo sfondo di superstizioni e folklore radicati nel profondo Sud dello stivale.

Il legame

Una piacevole sorpresa, dunque, destinata a fare scuola e (speriamo) a rappresentare il definitivo trampolino di lancio per la tanto agognata rinascita del cinema di genere, grazie all’ampio respiro internazionale nella realizzazione e una ventata di freschezza, per la verità più tecnica che narrativa.

Nel cast sono presenti i bravissimi Riccardo Scamarcio, Mia Maestro, Giulia Patrignani, Sebastiano Filocamo e Mariella Lo Sardo.

Francesco torna dopo tanto tempo nel suo paese d’origine per incontrare la mamma e presentarle la sua futura moglie Emma e sua figlia Sofia, che la donna ha avuto con il precedente compagno. Quella che doveva essere una piacevole riunione di famiglia immersa nel clima mite e ridente delle piantagioni della Puglia, però, si trasforma ben presto in un incubo. Superstizioni, riti stregoneschi, maledizioni e il morso di una tarantola inferto alla piccola Sofia, infatti, minacciano i protagonisti e li mettono in serio pericolo di vita.

Il legame

Con Il legame de Feudis riesce nell’impresa ormai insperata di trovare il giusto equilibrio tra l’influenza del cinema horror americano, la sua estetica, la sua impronta stilistica e narrativa, i gusti del grande pubblico contemporaneo e la tradizione del cinema horror italiano, i cui stilemi vengono ripresi a grandi linee e con maestria dal regista pugliese.

Tra i grandi meriti dell’autore, infatti, vi è quello di dar vita un prodotto molto accattivante e bello da vedere, lontano anni luce dalla sciatteria e il taglio televisivo – nel senso negativo del termine – che aveva caratterizzato molti titoli italiani degli ultimi anni. Ciò che maggiormente colpisce è l’accuratezza con cui viene gestita la tensione, la capacità di dar vita a sequenze di paura e ansia allo stato puro, sfruttando sia gli interni di una casa austera, soffocante e avvolta da una fotografia i cui colori caldi e accesi ben definiscono la maledizione che la assedia, sia le poche location esterne i cui grandi spazi trasmettono senso di smarrimento e impotenza.

Il legame

Non mancano, inoltre, effetti visivi di notevole livello che hanno loro massima espressione nel look del demone, le cui movenze si pongono a metà strada tra i fantasmi orientali e le donne possedute dei film americani. Insomma, un insieme di fattori che, uniti ad un accompagnamento musicale sempre in linea con i momenti del film, rendono Il legame un horror suggestivo e gradevole.

Il tutto incastonato all’interno di un contesto rurale desolante e ancorato al passato, che ricorda tanto film del passato come Il demonio di Brunello Rondi o Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci, del quale de Feudis si serve per cambiare completamente punto di vista per quanto riguarda la possessione demoniaca: il diavolo che tormenta i protagonisti, infatti, non deriva più dal ramo della religione classica, bensì affonda le sue radici in culti millenari, quasi di origine pagana, e per questo ancora più ignoto e pericoloso.

il legame

Al netto di qualche piccolo difetto, su tutti un finale in alcuni momenti troppo confusionario, Il legame si distingue come un ulteriore mattone posto per costruire la rinascita del nostro cinema di genere.

Potete trovare Il legame tra le novità Netflix.

Vincenzo de Divitiis

PRO CONTRO
  • Il giusto mix tra cinema horror moderno americano e la tradizione italiana.
  • Una regia ben curata, atmosfere inquietanti e ottima gestione della tensione.
  • Effetti visivi fatti con maestria e il demone incute davvero timore.
  • Il finale un po’ troppo confusionario in alcuni tratti.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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