Il luogo delle ombre, la recensione

Odd Thomas ha vent’anni circa, vive a Pico Mundo in California, lavora come cuoco in un fast food e ha una bella ragazza, Stormy, con la quale è destinato a stare fin da bambino, come predetto dalla veggente di una fiera. Ah, Odd Thomas vede anche la gente morta e, quando è possibile, aiuta la polizia locale a risolvere casi di omicidio grazie al suo dono.

Questo è l’incipit di Il luogo delle ombre, sfortunato film di Stephen Sommers tratto dalla saga fanta-horror Odd Thomas del prolifico scrittore americano Dean R. Koontz. Sfortunato perché i problemi di distribuzione di Odd Thomas – Il luogo delle ombre non si augurerebbero neanche al peggior nemico!

Pronto nel 2013, il film è stato bloccato a causa dell’uscita di scena di alcuni finanziatori che dovevano ancora elargire 35 milioni di dollari per le spese pubblicitarie. Da qui un susseguirsi di beghe legali che hanno minato la possibilità di una distribuzione in ogni paese del mondo, Italia compresa, che aveva comprato il film per una relase immediata. Le cose si sono risolte, il film però è invecchiato, la critica ha stroncato e alla fine negli USA è uscito direttamente on line su Netflix.

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Ora che il film esce anche in Italia, distribuito da Eagle Pictures, ci rendiamo conto anche delle ragioni dell’insuccesso di pubblico e critica. Il luogo delle ombre non è un brutto film. Non è bello, ma neanche tale da giustificare le stroncature collezionate. Piuttosto è un oggetto strano, un mix obiettivamente mal gestito tra fantasy, horror, action, giallo e teen comedy. Il regista Stephen Sommers non è nuovo in questi miscugli – si veda La Mummia e relativo sequel e Van Helsing – ma in questo caso la cesura appare più netta, visto anche il materiale narrativo di un autore che ha tentato la strada della saga per ragazzi pur portando dentro il suo stile chiaramente per adulti. Il film ne rispecchia il caos stilistico mostrandosi un fantasy per ragazzi di base, ma con un ritmo serratissimo che ne esalta l’aspetto action. A tal proposito, tanto di cappello al regista e al suo montatore che escogitano delle gustose peripezie visive con montaggi sperimentali e fantasiosi ellissi visive che danno un look accattivante al film.

Poi c’è l’aspetto comedy, visto che Il luogo delle ombre porta in scena situazioni drammatiche ma con personaggi sopra le righe che riescono a far ironia su tutto, a cui dobbiamo aggiungere un accentuato gusto per il macabro che esalta la componente horror insita nel soggetto. Molte scene sono costruite marcandone la tensione, con effetti sonori da balzo sulla poltrona e creature mostruose raccapriccianti (i bodach, dal look poco fantasioso), a cui non mancano anche consistenti dosi di violenza e gore.

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La trama, che da clone più commerciale di Il sesto senso si trasforma in fanta-apocalittico con innesti gialli, si incentra su una serie di omicidi che sembra abbiano come punto centrale l’appena defunto appartenete a una setta che predica l’Apocalisse. La mancanza di originalità, sopperita da un’azione frenetica che attraversa il film dall’inizio alla fine, è però riabilitata da un epilogo che mette su schermo una serie di colpi di scena che hanno del divertente e un colpo di coda anche abbastanza inaspettato.

Felice scelta nel ruolo di protagonista di Anton Yelchin, bravo e simpatico attore che alterna blockbuster a film indie con estrema nonchalance. In un ruolo di contorno l’onnipresente Willem Dafoe, ormai alla mercé di chiunque gli getti soldi nel piattino.

Insomma, Il luogo delle ombre è un film quasi senza pubblico: troppo leggero che chi cerca un horror, troppo pulp per i ragazzi in crisi da astinenza da trasposizioni young adult, troppo sbagliato per tutti gli altri.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ottimo ritmo.
  • Buona regia.
  • Anton Yelchin è bravo e simpatico.
  • Mescola i generi in maniera sciagurata.
  • Sa di già visto.
  • Le creature mostruose sono poco fantasiose.
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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il luogo delle ombre, la recensione, 6.0 out of 10 based on 1 rating

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