Il mistero di Donald C., la recensione

Nel 1968 il popolo inglese (e non solo) rimase colpito dalle gesta di Francis Chichester, un navigatore che all’età di 65 anni riuscì in solitaria, per la prima volta nella Storia, a circumnavigare il mondo in soli nove mesi e un giorno senza mai sostare sulla terra ferma. Donald Crowhurst, imprenditore e navigatore dilettante, mosso anche lui dallo stesso entusiasmo per Chichester, decise di iscriversi e partecipare alla prima edizione del Golden Race del Sunday Times con l’obiettivo di diventare il velista più veloce a fare il giro del mondo. Per rincorrere questo sogno, che gli avrebbe garantito anche la vincita di una ricompensa in denaro capace di risolvere molti problemi economici, Donald ha messo a punto il suo brevetto per costruire un trimarano, una particolare imbarcazione a vela che gli avrebbe dovuto garantire una notevole velocità. Dopo ritardi e difficoltà, il 31 ottobre 1968 Donald salutò la moglie Clare e i figli salpando verso questa incredibile avventura via mare. Un’avventura da cui non farà più ritorno.

Donald Crowhurst, scomparso nell’Oceano Atlantico il 1° luglio 1969 dopo aver ingannato tutto il mondo per sfuggire all’umiliazione di non essere riuscito a mantenere una promessa fatta, non è certo quel tipo di “eroe” che solitamente viene cantato in un’opera cinematografica. Eppure, prima di questo bel biopic firmato da James Marsh (l’acclamato regista de La teoria del tutto), le gesta avventate di Donald Crowhurt erano già state raccontate nell’interessante documentario Deep Water – La folle regata realizzato da Louise Osmond e Jerry Rothwell nel 2006.

Un uomo, Crowhurst, che tanto allora quanto oggi è stato capace di catturare l’attenzione pubblica e spaccarla in due. C’è chi lo ha deriso e chi lo ha sostenuto, tanti lo hanno “demolito” alla tragica notizia della scomparsa ma tanti altri invece lo hanno pianto. Tutto questo semplicemente perché non può esistere un punto di vista unitario sulla vita di un uomo. Una regola valida per chiunque e, in modo particolare, proprio per Donald Crowhurst.

Da molti, erroneamente, Crowhurst viene ricordato solo come un incauto che ha preso in giro tutto il mondo solamente per non ammettere un suo sbaglio, un fallimento che lo avrebbe danneggiato nei confronti dell’opinione pubblica ma che, in particolar modo, avrebbe messo in ginocchio la sua amata famiglia. Questa sarebbe una visione senz’altro esatta ma riduttiva perché dietro a questa grande menzogna messa in piedi da Donald si cela un uomo ambizioso e brillante, temerario oltre ogni limite, capace di mettere a punto importanti invenzioni che hanno contribuito in modo significativo alla crescita delle discipline legate alla navigazione. La stessa invenzione del trimarano, che non ha portato Donald alla vittoria come sperato, si è rivelata comunque una giusta intuizione che avrebbe senz’altro dato frutti migliori a seguito di un periodo più lungo di lavorazione. Tutto questo è stato Donald Crowhurst. Un bugiardo, sicuramente, ma anche inventore brillante dotato di un’enorme autostima che nel suo caso si è rivelata fatale.

Il mistero di Donald C. (anonimo titolo italiano dell’altrettanto anonimo The Mercy) è un bel film che non necessita troppi giri di parole. Servendosi delle impeccabili interpretazioni di Colin Firth, perfetto nei panni di Donald, e Rachel Weisz, il regista James Marsh realizza un biopic molto classico che non concede tempo e spazio ad alcun tipo di sperimentazione. Ed è esattamente in questo che prendono vita pregi e difetti del film. Da una parte, infatti, c’è un film che viaggia molto sul sicuro e che si fa forte di una narrazione collaudata, destinata ad abbracciare un pubblico molto ampio e piacere più o meno a tutti. Dall’altra parte, invece, è proprio questo “tenere al guinzaglio” la narrazione che impedisce a Il mistero di Donald C. di elevarsi da bel film ad ottimo film.

Trattandosi di una storia molto particolare, al cui centro sono poste le scelte difficili di un uomo “complesso”, si poteva e si doveva osare di più. Se coraggio, intraprendenza e menzogna sono tre parole chiave del film, la quarta è sicuramente follia, dal momento che siamo chiamati a prendere il punto di vista di un uomo che perde completamente la stabilità mentale a causa dell’isolamento nell’oceano. È risaputo, infatti, che la solitudine nell’oceano o (più in piccolo) in mare influisce molto sulla psiche umana, danneggiandola, ed è in questo che l’Essere Umano, anche il più misantropo, non può sottrarsi alla definizione di “animale sociale”. Sotto questo aspetto, Marsh, avrebbe potuto osare maggiormente così da confezionare un film capace di spingersi ben oltre il “semplice” biopic. Un’opera omnia sull’isolamento in mare e tutte le sue conseguenze sull’orma di quel piccolo capolavoro con Robert Redford diretto da J. C. Chandor, All Is Lost. Il regista de La teoria del tutto, invece, preferisce sacrificare l’aspetto minimal-psicologico per imboccare la strada del film corale in cui Donald è una delle pedine del gioco, non l’unica, e in cui molto spazio viene dato alla famiglia del velista dilettante, all’ufficio stampa che esalta i suoi traguardi e tutti coloro che attendono trepidanti il suo rientro. Quella del film corale non è certo una via sbagliata, forse non era la più entusiasmante ma comunque è una tra le vie che potevano essere percorse.

Obiettivamente, senza far ricorso troppo al mero gusto personale, poco e niente c’è da lamentare al lavoro di James Marsh che svolge un compito ordinato, privo di sbavature, donando al suo film molto senso ritmico. Il mistero di Donald C. coinvolge lo spettatore dall’inizio alla fine, non lascia spazio alla distrazione nemmeno per un secondo ed evita in modo maniacale qualunque rischio di andare incontro a tempi morti.

In definitiva Il mistero di Donald C. è un film poco interessato a stupire sotto il profilo artistico ma che preferisce rilasciare un ritratto genuino e completo di Donald e della sua famiglia, nel contesto storico dell’Inghilterra di fine anni ’60. Sicuramente bello ma – purtroppo – non eccezionale!

Giuliano Giacomelli

PRO CONTRO
  • Un biopic dedicato ad un “personaggio” anomalo che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo delle navigazioni.
  • Ritmo serrato che non concede cali di attenzione.
  • Colin Firth è perfetto per il ruolo.
  • Una narrazione classica e sicura.

 

  • Una narrazione classica e sicura.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Il mistero di Donald C., la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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